A 50 ANNI DI DISTANZA UN RICORDO SU SERGIO RAMELLI IL DICIOTTENNE UCCISO DAL TERRORISMO E DALLE ISTITUZIONI

| 30 Aprile 2025 | 0 Comments

Melcore Valerio_______Sergio Ramelli morì il 29 aprile del 1975 a 18 anni, ucciso da militanti comunisti di Avanguardia Operaia.
Quale fu il motivo per cui 10 “bravi democratici” della borghesia milanese che giocavano a fare i rivoluzionari organizzarono una spedizione punitiva tendendo un agguato sotto casa a questo ragazzo è presto detto. Sergio si era permesso di scrivere a scuola un tema in cui condannava quello che fu il primo crimine commesso dalle Brigate Rosse, rimproverando il mondo politico per il mancato cordoglio istituzionale di fronte alla morte di due militanti del MSI, Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci. Il tema, dopo essere stato sottratto al professore, fu affisso in una bacheca scolastica, come prova da cui si evinceva che fosse un fascista. Ricordiamo che in quegli anni il potere all’interno delle scuole e delle università se lo contendevano movimenti di estrema sinistra come Lotta Continua, Movimento Studentesco, la già citata Avanguardia operaia e un’altra decine di sigle di organizzazioni extraparlamentari , oltre al Partito Comunista Italiano. Gli intellettuali di sinistra, i giornalisti alla moda e mamma Rai, si disinteressarono della morte di un pensionato e di un rappresentate di commercio, assassinati con un colpo di pistola alla nuca, due innocenti la cui unica colpa era di trovarsi all’interno della sede del MSI a Padova quando le Brigate Rosse penetrarono all’interno della sede.
Quel tema finì nella bacheca della scuola, Sergio fu umiliato in pubblico, diremmo oggi, bullizzato, con la complicità dei professori che, o per paura o per convinzione politica, si schierarono a fianco di coloro che da lì a qualche settimana gli sfondarono il cranio a colpi di chiavi inglesi del peso di 5 chili. Vi fu uno solo, un eroico professore che difese il ragazzo.
Sergio non aveva mai fatto male ad una mosca, come risulta dagli atti del processo, si era iscritto al Fronte della Gioventù dopo che le minacce nei suoi confronti si erano fatte più pressanti. Andarono in dieci ad aspettarlo e quando arrivò sotto casa dopo aver spento il motorino mentre stava piegato per mettere il lucchetto alla ruota, due di questi “eroi”, mentre era di spalle, lo colpirono più volte alla testa. Cadde per terra ma continuarono a colpire mentre gli altri otto stavano a guardare. Finì in ospedale e dopo due mesi di coma morì.
All’epoca io ero più piccolo di Sergio di un anno, anch’io nei mie temi a scuola esprimevo le mie idee, i miei sogni e le mie paure, ricordo con grande affetto la mia professoressa di liceo, Clara Spongano, che su uno di questi sotto al voto scrisse: ” Nel complesso sufficiente pecca di enfasi euforica”.
Io gli chiesi cosa volesse dire e lei mi guardo con uno sguardo di rimprovero poi rispose:” Sembra un comizio”, io pensai: “Poco male”. Per fortuna Lecce non era Milano, e per quanto anche a Lecce le scuole e le università fossero dominare dall’estrema sinistra e dal Partito Comunista, di altre forze non si aveva notizia. Ci inventammo un movimento per poter dire la nostra il FAS: Fronte Anticomunista Studentesco ma questa è un’altra storia. Quando seppi della morte di Sergio Ramelli, nonostante non lo conoscessi e vivessimo a oltre mille chilometri di distanza, sentii che la sua storia era un po’ la mia, e visto che il MSI a Lecce non aveva fatto affiggere neppure un manifesto, scrissi al settimanale “Il Candido” diretto da Giorgio Pisanò che aveva stampato dei manifesti per ricordare questo giovane martire. Pochi giorni dopo a casa mi arrivarono 200 manifesti 70×100, che con la mia vespa 50 armati di pennello e colla, insieme ad un mio amico, affiggemmo dentro Lecce.

Sono passati 50 anni dall’omicida di Sergio Ramelli ma ci sono ancora oggi i nostalgici degli anni ’70, degli “Anni di Piombo” con il loro carico di odio e di violenza. C’è ancora una minoranza nella sinistra che pensa che odio e sopraffazione siano legittimi.

La Presidente Meloni rivolgendosi direttamente ai giovani ha dichiarato: “Ancora oggi c’è una minoranza rumorosa che pensa che odio e sopraffazione siano strumenti legittimi per affermare le proprie idee. Ai ragazzi che hanno l’età di Sergio Ramelli voglio dire: non fatevi ingannare da falsi profeti e cattivi maestri, coltivate la libertà, inseguite la bellezza e difenderete le vostre idee con forza e amore come faceva Sergio”. La premier ha insistito sulla necessità di ricordare il passato per costruire un futuro migliore: “Ai nostri figli dobbiamo raccontare che c’è stato un tempo in cui per le proprie idee si poteva cambiare scuola e città e persino perdere la vita, uccisi da carnefici in una spirale di violenza trascinata per troppi anni. Dobbiamo ricordarlo anche per riconoscere subito i germi di quell’odio e di quella violenza affinché non accada mai più”.

Category: Costume e società, Politica

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