LA CRISI UMANITARIA PIU’ GRAVE E’ IN SUDAN…E NOI NON NE SAPPIAMO NULLA!
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Da Milano l’organizzazione no profit Azione contro la fame ci manda il seguente comunicato ________
Dopo due anni di conflitto armato, il Sudan sta vivendo una delle peggiori crisi umanitarie al mondo. Nel 2024 è stato dichiarato lo stato di carestia per la prima volta in sette anni e 26 milioni di persone affrontano quotidianamente livelli acuti di insicurezza alimentare.
- Numerosi casi di stupro e violenze ai danni di donne e ragazze sono stati denunciati, mentre il conflitto ostacola l’accesso alle cure mediche e al supporto psicosociale necessario per assisterle. Circa 12 milioni di donne e ragazze restano a rischio di violenza.
- Azione Contro la Fame ha supportato circa 820.000 persone con forniture sanitarie e nutrizionali tra aprile 2023 e dicembre 2024.
Milano, 15 aprile 2025 – Dopo diversi sfollamenti forzati causati dalla guerra, Nahla (nome di finzione per proteggerne l’identità), madre di dieci figli, è stata costretta a fabbricare mattoni nel campo profughi di Eldaba, nel Darfur Centrale, per sostenere la propria famiglia. La sua giornata inizia alle 6:00 del mattino, quando esce per lavorare, e termina alle 22:00, al rientro dai suoi bambini. La famiglia affronta gravi carenze alimentari: dieci figli condividono un unico piatto, mancano vestiti e non esiste un luogo dove dormire con dignità. Eppure, ogni forma di precarietà appare preferibile ai pericoli che una donna deve affrontare in tempo di guerra.
Il conflitto ha aggravato anche le violenze di genere: si stima che 12 milioni di donne e ragazze in Sudan necessitino di supporto contro la violenza sessuale e di genere. Numerosi episodi di stupro sono stati denunciati pubblicamente, mentre la guerra continua a limitare drasticamente l’accesso ai servizi medici e psicosociali per le vittime. In questo clima di insicurezza, molte donne scelgono di abbandonare le proprie case nella speranza di un futuro più sicuro: solo nel 2024, hanno rappresentato oltre la metà dei rifugiati sudanesi.
A due anni dallo scoppio del conflitto, oltre 30 milioni di persone in Sudan necessitano di assistenza umanitaria e 26 milioni vivono in condizioni di grave insicurezza alimentare. Nell’agosto 2024, il Comitato di Revisione della Carestia (FRC) del sistema IPC [1] ha confermato che la situazione nel campo di Zamzam, nel Darfur Settentrionale, ha superato la soglia della carestia. La valutazione, convalidata dalle Nazioni Unite, rappresenta la prima dichiarazione formale di carestia in oltre sette anni.
Le organizzazioni umanitarie, come Azione Contro la Fame, incontrano crescenti difficoltà nell’accesso alle persone in stato di bisogno.
“È diventato per noi molto difficile operare in Sudan. Ogni giorno è sempre peggio, ma continueremo a lavorare per migliorare la situazione” afferma Paloma Martin de Miguel, Direttrice regionale di Azione contro la Fame per l’Africa. “Impedire che gli aiuti alimentari raggiungano la popolazione e attaccare infrastrutture e mezzi di produzione e distribuzione alimentare rappresentano una violazione diretta della Risoluzione 2417 [2] del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite”.
Il nostro lavoro
Azione Contro la Fame, presente in Sudan dal 2018, ha intensificato i propri sforzi sin dall’inizio del conflitto per rispondere a una crisi umanitaria senza precedenti. Tra aprile 2023 e dicembre 2024, il nostro team ha supportato circa 820.000 persone con forniture sanitarie e nutrizionali in 15 località, tra cui Nilo Blu, Darfur Centrale, Mar Rosso, Kordofan Meridionale e Nilo Bianco.
Le attività legate alla sicurezza e alla protezione hanno garantito assistenza a circa 12.000 persone colpite da violenza di genere, offrendo misure di protezione rafforzate e supporto diretto.
Azione Contro la Fame sollecita l’adozione immediata delle seguenti misure:
- L’adozione, da parte di tutte le parti in conflitto, di misure urgenti per fermare la crisi umanitaria in Sudan, astenendosi da attacchi, saccheggi e danni alle infrastrutture essenziali per la sicurezza delle comunità, come mercati, campi coltivati, pascoli e ospedali;
- L’attivazione di meccanismi efficaci per garantire responsabilità per le violazioni dei diritti umani, in particolare quelle commesse ai danni di donne e ragazze, e il rafforzamento delle misure di protezione per prevenire nuovi episodi di violenza;
- Mobilitazione urgente di aiuti da parte della comunità internazionale e degli attori umanitari, data la gravità della situazione che richiede una risposta immediata.
Il fumettista spagnolo DAUD e le illustrazioni “La donna che piange”
In occasione di questo tragico anniversario, Azione Contro la Fame, in collaborazione con DAUD, presenta un ciclo di illustrazioni dal titolo “La donna che piange”, una storia immaginaria di Samira, ispirata alle esperienze reali di milioni di sudanesi che affrontano quotidianamente, con resilienza e coraggio, gli orrori della guerra.
DAUD è un artista e illustratore spagnolo con sede a Dakar. Vede nell’illustrazione uno strumento di trasformazione sociale. Il suo lavoro nasce da una prospettiva umanistica, maturata nel rappresentare e dare voce ai contesti dimenticati del mondo. Le sue opere spaziano tra media, campagne di advocacy, comunicazione per ONG e CSR, manifesti urbani, murales, workshop, mostre e progetti che valorizzano la creatività e il talento di bambini e giovani.
Come contribuire
Bonifico bancario IBAN: IT98 W030 6909 6061 0000 0103 078 – CF: 97690300153
Conto corrente postale 1021764194 – Causale: Donazione spontanea
[1] IPC, acronimo di Classificazione Integrata delle Fasi dell’Insicurezza Alimentare, è uno strumento che classifica lo stato di sicurezza alimentare nel mondo. Attraverso l’utilizzo della sua classificazione, i governi, le ONG – tra cui noi di Azione Contro la Fame – e le agenzie dell’ONU, collaborano per valutare con precisione la gravità delle situazioni di insicurezza alimentare e di malnutrizione acuta, secondo precisi standard riconosciuti a livello internazionale.
[2] Con la Risoluzione 2417 del 2018, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha ribadito l’importante legame tra conflitti armati e insicurezza alimentare, condannando in modo inequivocabile l’uso della fame come arma di guerra. La violazione di tale divieto è punibile come crimine di guerra davanti alla Corte Penale Internazionale.
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