IL PRANZO DELLA DOMENICA / PASTA ALL’ALBERTONE A CASA DI GIUSEPPE PUPPO

| 6 Aprile 2025 | 0 Comments

di Raffaele Polo __________

Siamo a Lecce, a Santa Rosa e sembra ieri che questo quartiere fu realizzato e additato all’attenzione nazionale come modello di abitabilità e urbanistica… Adesso qualcosa è ancora rimasto, ce lo conferma Giuseppe Puppo che abita al secondo piano di una palazzina INA tipica del rione, in una casa piena di libri e di giochi di gatti.

“Sì, ma tanto è cambiato. A Santa Rosa, oggi, mancano tante cose, rispetto a quando io ero bambino… A me manca soprattutto, la domenica, quel diffuso odore di salsa e di carne che caratterizzava le tavole di tutti i leccesi, soprattutto in questo rione dove la carne si mangiava solo la domenica…”.

E, a proposito di cose da mangiare, eccoci qui, curiosi di conoscere i gusti alimentari del nostro ospite e scoprire cosa ci ha preparato…

“Raffaele, non c’è problema…La domenica, ogni domenica, io preparo sempre la pasta all’Albertone che ti spiego subito, è un piattone di pasta asciutta con spezzatino, polpette e tutto quello che ti viene in mente. Lo scoprii negli anni Ottanta, in una trasmissione di RAI 1, dove apparve Alberto Sordi che, visibilmente satollo, raccontò quale fosse stato il suo pasto…

Io ero già a Torino, quella domenica pomeriggio davanti alla tv e da allora è diventato il mio preferito, fisso di ogni santa domenica…Aggiungo solo due o tre pasticcini, destinati però ad essere consumati a tarda sera, con gli avanzi del pranzo. Quindi a tie nu te tocca lu dolce, neh?… Di pasta, quanta ne vuoi… Di solito, ne calo mezzo chilo, l’intera confezione…Ma oggi siamo in due, dici che basterà?”.

Giuseppe, giornalista e scrittore di spicco, parla a ruota libera, la sua ‘erre’ blesa si mescola al dialetto leccese e a qualche rimasuglio di intercalare torinese…

“Beh, quando ero a Torino usavo spesso le espressioni leccesi…Ho trascorso tanti anni a Torino, in Piemonte, sono stato anche addetto stampa alla Regione, poi sono tornato a Lecce e adesso vivo qui, con i miei gatti Benito e Valerio che hanno caratteri opposti: Benito è curioso, si deve interessare sempre di tutto quello che succede, Valerio invece è sornione, indifferente al giorno. Ma accomodati a tavola, tra poco è pronto…”.

«Da quanto tempo frequenti le pagine dei giornali?»

“Praticamente da sempre, da quando avevo 16 anni. Allora le pubblicazioni erano affidate alla carta, non esistevano i mezzi di comunicazione odierni. Che, detto fra noi, mi vanno benissimo, sono l’ideale per dare immediatezza alle notizie e diffondere foto e quant’altro. Ma c’è una grossa differenza…Ti faccio un esempio… Quando ero a TorinoCronaca le due pagine che curavo io alle 20 ‘chiudevano’ e amen, avevo finito, i lettori sarebbero passati dall’edicola il giorno dopo…Adesso col giornalismo on line praticamente non finisci mai, il giornale digitale è sempre in divenire, bisogna stare sempre sul pezzo, infine i lettori te li devi andare a conquistare uno per uno, con i gruppi social e le condivisioni multimediali varie ed eventuali… Però è giornalismo vero anche questo, anche se, negli ultimi anni, si è raggiunta l’esasperazione di essere controllati da un Grande Fratello in servizio permanente effettivo e di essere manipolati dall’Intelligenza Artificiale. Noi, poi, eravamo giovani pieni di ideali e speranze, non come oggi…”

«Sono tanto diversi i giovani d’oggi?»

“Come tutti i tempi, diofà, ci sono anche oggi i piccoli giornalisti che crescono e che diventeranno grandi…Nel mio caso, fra quelli che in questo periodo sono passati da leccecronaca.it per una esperienza durata due-tre anni, che mi hanno supportato e anzi per meglio dire sopportato, e che sono felice di aver tenuto a battesimo, ti faccio i nomi di Chiara Evangelista e di Annibale Gagliani, talenti purissimi, pure artisticamente versatili…Chiara adesso è approdata a Milano alla redazione centrale di cronaca del Corriere della sera. Annibale adesso scrive saggi per Treccani e si occupa di cultura per la redazione barese del Corriere della Sera.

Ecco, aggiungo però pure che sono tanti quelli che hanno abbandonato, incapaci di superare le prime difficoltà, quando hanno capito che fare il giornalista significa consumarsi le suole delle scarpe, scherzuma nen, starci con la testa senza soluzione di continuità, essere precisi e puntuali e non avere nè domenica, nè Natale, nè Pasqua, nè Ferragosto, insomma tutte queste robe qua che tu meglio di me conosci…”.

Abbiamo davanti un gigantesco piatto di pasta all’Albertone e, sorridendo, stuzzichiamo Giuseppe, Giuseppe Puppo, attuale direttore di leccecronaca.it, ovvero il nostro direttore, non sembra vero di essere qui, dopo tanto tempo, eravamo assieme nella ‘Voce del Sud’ di Ernesto Alvino, quanti ricordi:

«E adesso, hai deciso cosa farai da grande?»

Giuseppe non raccoglie e parte sparato: “Sicuramente scrivere ancora per il teatro, che per me è diventata una vera passione. Poi, ho due sogni professionali per il futuro, devo solo trovare chi da editore mi permetterà di realizzarli, mo te li dico, caso mai, caso mai sta dicu, lui trovi me…

Io da grande vorrei fare un giornale cartaceo, ovviamente da diffondere in maniera nuova, visto che le edicole sono in via di estinzione, ma proprio con le pagine di carta, un settimanale, ecco, ti ricorderai i formati da lenzuolo degli anni Settanta, ecco, tipo quelli, i contenuti ce li ho già in testa…

E poi, da grande, vorrei fare un programma radiofonico, fra tarda sera e notte, hai presente di quelli che ti portano a dormire, e ti cullano i sogni? Hai presente Wolfman Jack di ‘American graffiti’? Ecco, così, un antidoto alla solitudine, un punto di incontro di affinità elettive, musica e riflessioni in compagnia degli ascoltatori, i quali potranno interagire esclusivamente per iscritto, lettere e bigliettini spedite per posta normale, quella che portava il postino…”.

Tante altre cose ci rivela Giuseppe, ma siamo troppo intenti a ingozzarci di pasta e troviamo solo il tempo di chiedergli:

«Ma perchè indossi sempre giacca e la cravatta?»

“Retaggi e abitudini di quando ero addetto stampa della Regione Piemonte… Là non ti facevano entrare se non portavi giacca e cravatta e dovevi indossare il costume – divisa anche sabato e domenica, quando c’erano gli eventi da seguire… Così, da allora, era il 1995, la mattina mi vesto sempre allo stesso modo, da allora è diventata un’abitudine”.

Ringrazio il direttore per essersi concesso a questa rubrica: sono orgoglioso e felice di essere stato suo ospite, di aver conosciuto Benito e Valerio e, soprattutto, di aver degustato la pasta all’Albertone.

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( 46 ‐ continua )

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AGGIORNAMENTO nel video qui sotto

Category: Costume e società, Cultura

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