POLVERE DI STELLE / JOHN WAYNE, L’EROE AMERICANO

| 30 Marzo 2025 | 7 Comments

di Elena Vada _________

È considerato l’attore di Hollywood con il maggior numero di ruoli da protagonista in carriera: 142 su 180 film in cui ha lavorato. 

Soprannominato The Duke (il Duca), è considerato una delle Star più famose, nella storia del cinema Hollywoodiano.

Lo ricordiamo, soprattutto, per i ruoli nei film. western. Durante la sua carriera ha ottenuto numerosi riconoscimenti, tra i quali un Premio Oscar e tre Golden Globe.Era un omaccione alto 1,93cm. e diventò un’icona dell’ autentico maschio americano, duro e coraggioso.

Sin da piccolo andava a scuola a cavallo e preferiva farsi chiamare “Big Duke”, perché girava sempre con un cane di nome “Little Duke”.

John Wayne nacque a Winterset – IOWA (USA), con il nome di Marion Robert Morrison, in una famiglia molto religiosa (presbiteriana) figlio di un farmacista e di una donna d’origine irlandese

Nonostante ciò, condusse una vita disordinata, lontana dagli insegnamenti cristiani, fra divorzi, alcool e tabacco, che gli rovinarono la salute.

Fu individualista per vizio e necessità. A volte cialtronesco e presuntuoso, ma anche generoso e sprezzante del pericolo, proprio come i suoi personaggi.

Stranamente, il suo mondo e la sua vita, furono sempre circondati dal cattolicesimo. Cattoliche erano le mogli, i figli e i nipoti. Anche l’amico John Ford era profondamente devoto. 

È difficile, oggi, in epoca Trumpiana, raccontare la storia del contestatissimo John Wayne, perché  significa comprendere lo strano e contraddittorio periodo del Novecento Statunitense (… e forse, dell’ attuale): una generazione soffocata dalla Grande Depressione, che dovette imparare a reinventarsi, sospesa tra il successo e il tracollo, ma con la grintosa volontà di riuscire. 

Alcuni degli ideali di Wayne oggi non sembrano più, assurdi. Wayne ed altri, avevano “l’ottimistica presunzione” di poter dominare, in qualche modo, il destino.

Ciascuno con le proprie forze e l’ America unita contro tutti.

Come pretenderebbe anche Trump, per gli Stati Uniti di oggi.

La fortuna di John Wayne fu quella di essere già povero prima della crisi. Il 1929 per lui contò poco. Il futuro divo imparò a cavarsela. Comprese una lezione semplice, ma fondamentale: contare sempre e solo su se stesso e non essere troppo schizzinoso.

Eccolo quindi a lavorare nella farmacia del padre prima che fallisca, poi lavapiatti, cameriere, infine con la sua bicicletta di seconda mano a consegnare giornali e biglietti del cinema. 

La ricompensa? Assistere gratis alle proiezioni, per vedere i suoi eroi western  preferiti: William Surrey Hart e Tom Mix. 

I primi, piccoli, successi personali non arrivano però dal West, ma dal football universitario (foto), mentre John porta avanti gli studi in legge, pagati a loro volta con lavori saltuari per la Fox: stuntman, attrezzista, tuttofare.

 

Ed è proprio spazzando foglie dal set ‘L’ultima gioia’ (1928) che si fa notare da un uomo che sarebbe diventato fondamentale nella sua vita: John Ford. 

Durante le riprese di una delle scene più drammatiche del film (quella in cui la madre, disperata, viene a scoprire della morte del figlio), il giovane Wayne, armato di scopa, sbuca goffamente nell’inquadratura. Tutti risero. Ford no. Ford prese appunti. 

Ma non ci furono scorciatoie, nella storia Wayne, come per altre/i divi di Hollywood.  No. 

La vita di Wayne, per lo meno fino al 1936, non è una favola, ma la faticosa gavetta di un ragazzo self-made, con una recitazione istintiva, imparata per osmosi dai suoi idoli, priva di qualsiasi studio. 

John Ford, dopo il rifiuto di Gary Cooper, volle proprio Wayne, come protagonista di ‘Ombre Rosse’. Un azzardo.

L’inizio di tutto: il Ringo di Ombre rosse. Da qui, la vita di John Wayne inizia a svilupparsi in maniera inseparabile rispetto a quella dei suoi personaggi.

  

Con “Ombre Rosse” (1939 – nella foto) cominciò un fruttuoso sodalizio artistico, con Ford.

Tra i film che girarono insieme:  “Il massacro di Fort Apache” (1948), “I cavalieri del Nord Ovest” (1949), “Rio Bravo” (1950) e “Sentieri Selvaggi” (1956). 

Con Barbra Streisand fu il suo primo e unico Oscar per “Il Grinta” (foto).

Con il Grinta finisce però un’epoca, quella dell’ Eroe spiccio e concreto.

John Wayne era un fumatore incallito (arrivò a quattro pacchetti di sigarette senza filtro, al giorno e nel 1964 fu operato di cancro ad un polmone). Da ‘bevitore’ è stato lui a dire per primo “Mai fidarsi di un astemio!”

John Wayne ha avuto tre mogli: Josephine Alicia Saenz, Esperanza Baur e Pilar Palette, fino alla morte e sette figli: Michael, Patrick, Toni, Melinda, Aissa, Ethan e Marisa. 

Politicamente si schierò con quei conservatori americani che all’epoca combattevano fermamente i comunisti e coloro che si identificavano con gli ideali della sinistra, non solo nel mondo dello spettacolo. 

Wayne divenne presidente della ‘Motion Picture Alliance for the Preservation of American Ideals’, associazione che s’ impegnava a difendere gli ideali americani.

Venne accusato di essere un simpatizzante del nazi-fascismo in seguito ad alcune dichiarazioni controverse, sulla ‘supremazia bianca’. 

Rifiutò un ruolo in ‘Tutti gli uomini del re’ perché, secondo lui, il film era intriso di anti-americanismo e venne pesantemente criticato per la sua propaganda pro-guerra con il film Berretti verdi. 

L’attore, gravemente malato dal 1963, caratterizzò infine con tutta la forza del suo corpo segnato dalla malattia il personaggio del suo ultimo film, The shootist (1976; Il pistolero) di Don Siegel, un pistolero condannato da un male incurabile che riesce ad affrontare e vincere i suoi nemici poco prima di morire.

Nel 1964 girò ‘Il circo e la sua grande avventura’ (Circus World) film diretto diretto da H. Hathaway e interpretato dalla nostra Claudia Cardinale (foto) e Rita Hayworth.

Il duro John Wayne, dalla voce profonda ed il fisico imponente, si sentì fragile verso la fine degli anni ’70, dopo un intervento al cuore e un cancro allo stomaco. 

Dodici mesi prima di morire John si convertì al cattolicesimo e fu battezzato dall’arcivescovo di Panama.

L’ultimo saluto dell’eroe senza macchia, fu lunedì 11 giugno 1979,  poi cadde in coma.  Morì alle 17:23  allo UCLA Medical Center di Westwood, Los Angeles (USA).

Il film che amo di più, di questo meraviglioso attore è “Un uomo tranquillo” (The quiet man – 1952) film-commedia di John Ford, con la fantastica Maureen O’ Hara (la ‘rossa’). Lo consiglio a chi non ama il genere western. Amabilissima pellicola, con un ottimo Wayne, davvero.

… Che sia un modello dannoso… davvero NO. Il focus dei relatori dell'”Association” è solo sul Wayne dei western. Ma John, il “duca”, ha raccontato ben altro. (P. Farinotti)

A chiudere, una considerazione: il coraggio, l’energia, l’onestà, la sicurezza, è roba che può andar bene anche ai nostri tempi: aggiungo che ce ne vorrebbe di più. 

Un sospetto: che una critica al super-macho Wayne, certamente amato da Donald Trump, sia l’ennesimo regalo, della cultura americana, al Presidente.
Un assioma per sdrammatizzare: sempre (e solo) di cinema trattasi.

______

( 25 – continua )

Category: Cultura

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Comments (7)

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  1. Francesca Alemanno - tramite Facebook ha detto:

    Da bambina vedevo sempre i film sui cowboy….tutti i film di John Wayne non so quante volte li abbiamo visti… Ci facevano assistere a quello che era il genocidio degli indiani d’America e all’accaparramento delle loro terre come una “normalità”.
    Solo dopo ho capito.
    È da decenni che ci fanno il lavaggio del cervello mistificando la realtà…

  2. direttore ha detto:

    Gentile Francesca Alemanno, io la penso allo stesso modo. anzi, Le dirò di più, ritengo quello che fu un vero e proprio genocidio, come dice lei, uno sterminio totale di un intero territorio, compresi gli animali – vedi i bisonti ridotti alla fine da centinaia di migliaia a pochissimi sopravvissuti – e compresi usi e costumi – vedi la bellissima religione di quel popolo, che veniva poi dalla nostra Europa del Nord e che credeva nella Grande Madre Natura. Certo John Wayne e il sistema di Hollywood di tali nefandezze inenarrabili furono la icastica rappresentazione. Detto ciò, come avrà letto, Elena Vada, storica e preziosa collaboratrice di leccecronaca.it, non la pensa così, o almeno in questo caso non ha avuto tale nostra, mia e Sua sensibilità, specificando fra l’altro che lei voleva parlare di cinema e basta, e così sia… Io, per quanto possibile, non censuro nessuno e rispetto le diverse impostazioni ideologiche di chi, redattore, collaboratore, o anche semplice lettore, scrive su leccecronaca.it Grazie del commento, mi ha fatto piacere vederlo.

  3. Fracesca Alemanno - tramite Facebook ha detto:

    sì , ho letto l’articolo. La mia non era una critica al testo, solo una riflessione a quello che comunque abbiamo ammirato….non capendone la radice di influenza culturale… che ora per fortuna riconosciamo.

  4. Paolo ha detto:

    Tutti abbiamo giocato ai cowboy, dopo aver visto i suoi film né giusti né sbagliati. Solo film

  5. Luciano ha detto:

    Cavallo, pistola e wiskey. Questo era John Wayne…niente di più

  6. Giusy ha detto:

    Non mi piacevano i suoi film. Bella biografia

  7. Elena Vada ha detto:

    Gentile Francesca, ringrazio lei e tutti coloro che mi leggono. Sull’ argomento ‘genocidio dei pellerossa’ sono d’ accordo: è stata una vergogna documentata dai film. Ma, all’ epoca, poco si sapeva… o meglio, poco si capiva. John Wayne è stato l’ interprete cinematografico, più eclatante di quel ingiustificabile massacro, paragonabile a tutti quelli effettuati nel continente americano, Nord e Sud. Ma l’ attore Wayne che è stato messo alla gogna, per tanti e troppi anni, forse è da riconsiderare come interprete. L’ ho scritto: Fu individualista per vizio e necessità. A volte cialtronesco e presuntuoso, ma anche generoso e sprezzante del pericolo, proprio come i suoi personaggi…
    Se ci sono personaggi più graditi, segnalateli. Grazie ancora.Elena…

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