ECCO, COSI’ UN’AGGRESSIONE AL NOSTRO TERRITORIO E’ STATA SCONGIURATA! PORSCHE LASCIA: LASCIA LA PISTA COME E’ E NON RADDOPPIA

| 28 Marzo 2025 | 0 Comments

di Graziano De Tuglie __________

Tanto tuonò che piovve!

L’ampliamento della Pista sperimentale Porsche dell’Arneo è abortito, il progetto di aggredire il territorio fallisce nonostante i vari mezzucci che erano stati usati per aggirare il consenso delle popolazioni interessate.

Crolla miseramente il castello ordito a supporto degli interessi della multinazionale tedesca spacciando per interesse pubblico l’esclusivo vantaggio privato e privatistico; per una struttura che è già sufficientemente avanzata per attrarre l’attenzione e l’utilizzo di ogni forma di sperimentazione automobilistica (finiamola di usare questo termine di automotive che non ha cittadinanza nei vocabolari italiani).

La casa automobilistica proprietaria del circuito ha annunciato, ufficialmente, il recesso dal progetto presentato allo scopo di estendere su oltre ulteriori 450 ettari l’impianto risalente alla fine degli anni settanta dello scorso secolo; progetto presentato agli enti istituzionali (Regione Puglia e Comuni di Nardò e Porto Cesareo) con la massima riservatezza tale da sfiorare il segreto assoluto. Un accordo di programma sotto il crisma dell’interesse pubblico preparato e approvato senza la consultazione delle popolazioni come previsto da leggi e regolamenti con lo sguardo, degli enti pubblici citati, abbacinato dalla promessa di investimenti per 450 milioni di euro e dalla ventilata creazione di 500 posti di lavoro. Un’ottica da colonizzatori dell’America meridionale dove i conquistadores spagnoli regalavano perline di vetro agli indigeni in cambio di tonnellate di oro.

Il progetto presentato inizialmente era stato corredato, per una rapida e riservatissima approvazione, di elementi frutto di raffinate menti italiani che per carpire l’”interesse pubblico” lo avevano corredato di alcune perle attrattive come un una piazzola di elisoccorso (che la pianificazione sanitaria prevede da due decenni al DEA presso il Fazzi a Lecce) o un fantomatico “centro di coordinamento e prevenzione degli incendi” materia di competenza dello Stato tramite il Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco. Specchietti per le allodole buone a fornire un alibi ai politici locali pronti a svendere il territorio per il classico piatto di lenticchie.

E’ deprecabile, condannabile l’agire sconsiderato dei politici locali pronti ad approvare supinamente quanto veniva loro proposto senza alcuna forma di consultazione della cittadinanza e degli operatori agricoli espropriandi solo per la malcelata speranza di fornire ai loro clienti elettorali qualche posticino di lavoro e qualche utile partecipazione ad imprese interessate.

Le lamentazioni dell’assessore regionale Delli Noci alla notizia dell’abbandono del piano della Porsche denotano una distorta lettura del ruolo di amministratore locale; potrebbe lo stesso assessore mettere mano concretamente alla rete viaria che circonda il Nardò Tecnichal Center che ha, ancora, le caratteristiche degli anni Trenta dello scorso secolo ed è clamorosamente inadeguata al normale traffico automobilistico figurarsi ad un traffico commerciale ed imprenditoriale con perno la pista sperimentale.

Ora sorgeranno in mille ad arrogarsi il merito di questa soluzione dell’aggressione ambientale ma se non fosse stato per una sollevazione spontanea di quella parte della popolazione che ha cuore l’integrità territoriale non sarebbe andata così; anzi qualche grossa e nota associazione sedicente ambientale nazionale ha fiancheggiato le amministrazione comunali che si sono appiattite sull’ordito preparato da Emiliano in Regione.

E non hanno avuto neanche avuto il coraggio di sostenere pubblicamente le decisioni prese in modo semisegreto sulla testa dei cittadini e degli operatori e proprietari espropriandi. Tutta l’Italia televisiva ha assistito alla fuga del sindaco di Nardò Mellone davanti ai microfoni e alle telecamere della Rai che chiedevano delucidazioni, atteggiamento molto simile agli amministratori neritini che, a partire dal 1960, subirono supinamente il cancro dell’abusivismo edilizio che deturpò la costa neritina, compreso Porto Cesareo all’epoca frazione di Nardò, perchè dicevano “l’edilizia muove l’economia”. __________

LA RICERCA nel nostro articolo di ieri

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Category: Cronaca, Politica

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