LA RIFLESSIONE / COSE PORSCHE
di Giuseppe Puppo ____________
Dopo che ieri pomeriggio abbiamo dato per primi la notizia, oggi, nel nostro articolo immediatamente precedente, Graziano De Tuglie, che da anni segue la vicenda per leccecronaca.it, l’ha già commentata da par suo.
Mi sia consentito sia pur in estrema sintesi aggiungere solo una breve riflessione al riguardo.
E’ una vittoria di tutti quelli che si spendono in difesa del nostro territorio, come è noto assediato dalla desertificazione, sia fisica, sia culturale e oltraggiato dalle speculazioni, quelle riuscite e quelle tentate ancora in atto.
Se non ci occupiamo – qui parlo per me, dal punto di vista giornalistico – di queste robe qua, di grazie, di che dovremmo occuparci?
Una vittoria di contenuti che non dovrebbero avere connotazioni di sorta.
Mi piace citare un passaggio del commento diffuso dall’associazione Custodi del Bosco d’Arneo:
“Abbiamo vinto una battaglia che in pochi credevano fosse possibile vincere.
Ci siamo mobilitati ogni giorno, abbiamo messo in gioco il nostro spirito, i nostri corpi, i nostri sonni, la nostra anima per una lotta ad armi impari, una di quelle che è facile credere siano perse in partenza.
Abbiamo scritto una pagina che resterà nella storia dell’attivismo salentino, una lotta in difesa di una terra, la nostra, che ha valicato i confini non solo della nostra regione, ma anche quelli internazionali.
Una storia che, un giorno, potremo raccontare ai nostri figli e alle nostre figlie, ai nostri e alle nostre nipoti per ricordare loro che unendosi, lottando assieme è ancora possibile proteggere questo nostro unico e meraviglioso pianeta.
Per raccontare loro che i popoli possono ancora sperare di determinare le loro sorti”.
Una battaglia, ecco, è il termine giusto.
Condotta però con il metodo della non violenza e in maniera coinvolgente.
Quando, l’11 maggio dello scorso anno, i Custodi sfilarono in corteo a Lecce città, ne fui entusiasta: non avevo mai visto un corteo così bello, e sì che sono cinquanta anni che seguo manifestazioni di piazza, prima da ragazzo nella mia educazione sentimentale, poi da giornalista per raccontarle.
Ancora, una vittoria resa possibile appunto dalla capacità di coinvolgere, anche a livello internazionale, senza pregiudizi ideologici, spiegando, documentando e chiamando a raccolta le varie sensibilità personali, dei singoli cittadini, con azioni dimostrative, accorate e partecipate.
Sono due insegnamenti su cui faremmo bene a meditare, per saperle adottare nel prossimo futuro, su tutti i fronti in cui vogliamo continuare a spendere un po’ del nostro tempo migliore. ___________
LA RICERCA nel nostro articolo immediatamente precedente
L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo dell’11 maggio scorso
Category: Costume e società, Cronaca, Politica
Nardò, 30 marzo 2025
Il bosco d’Arneo è salvo, ma non l’ha salvato la Regione Puglia
Il piano di sviluppo industriale del Nardò Technical Center non sarà portato avanti. Lo ha dichiarato Porsche nel pomeriggio di giovedì 27 marzo in una nota in cui motiva la rinuncia al progetto con le attuali “prospettive sociali, ambientali ed economiche” e “le circostanze dell’industria automotive mondiale”. Aspettiamo una comunicazione ufficiale da parte della Regione, ma nel frattempo esultiamo per questa vittoria. Abbiamo vinto una battaglia che sembrava impossibile.
La notizia arriva a un anno esatto dalla comunicazione della Regione Puglia riguardo la decisione del Presidente Emiliano indotta dalle obiezioni della Commissione Europea di sospendere l’accordo di programma su NTC. Eppure, oltre a tirare un sospiro di sollievo dopo quasi venti mesi di lotte e resistenza, è tempo di riavvolgere il nastro e smontare le narrazioni che accompagnano la decisione di Porsche e stanno monopolizzando gli spazi di quotidiani e pagine d’informazione.
Il piano prevedeva l’ampliamento di NTC con nuove piste e impianti su 200 ettari guadagnati distruggendo l’ultimo lembo dell’antica foresta oritana e 351 ettari da terreni privati espropriati. Tutto con il consenso della Regione Puglia e dei comuni di Nardò e Porto Cesareo, che riconoscevano in questo progetto la ‘pubblica utilità’ connessa alla salute dell’uomo e alla sicurezza pubblica.
L’area rientra in un sito di interesse comunitario e in una riserva regionale, è tutelata dalla normativa comunitaria, la Direttiva Habitat e la rete Natura 2000 per la salvaguardia della biodiversità. Normative che sono state aggirate senza il parere della Commissione Europea né dibattito pubblico e, ancor peggio, ignorando i pareri negativi per l’impatto ambientale. Tutto grazie al presunto “rilevante interesse pubblico”, che sarebbe dovuto consistere nella realizzazione di un centro di elisoccorso attrezzato con eliporto e annesse strutture sanitarie, un centro visite polifunzionale e un centro di sicurezza antincendi. Molto è stato detto riguardo la reale utilità pubblica di queste opere, quando gli ospedali di Lecce e Brindisi sono sprovvisti di piste di atterraggio. Le misure compensative alla distruzione del bosco secolare sarebbero state la rinaturalizzazione e riforestazione delle aree intorno al perimetro del NTC, ma era impensabile rimpiazzare una comunità ecosistemica complessa, autonoma e autosufficiente, con filari di alberelli bisognosi di anni e acqua per crescere.
Per denunciare il massacro ambientale in un’area protetta e la perdita irreversibile di biodiversità, per resistere a questa truffa ai danni della natura e della comunità ci siamo costituiti in un Comitato, abbiamo promosso un ricorso al Tar insieme a Italia Nostra e Gruppo di Intervento Giuridico, fino ad ottenere dal Commissario Europeo per l’ambiente Sinkevičius, a nome della Commissione Europea, la richiesta di ulteriori chiarimenti riguardo il progetto, la solidarietà e mobilitazione dell’opinione pubblica tedesca, con il supporto delle maggiori associazioni per la tutela della natura NABU, BUND e LNV, di Robin Wood e Fern e la mobilitazione di artisti internazionali. Insomma, abbiamo fatto ciò che era doveroso fare: metterci insieme per proteggere l’ultimo lembo di un bosco secolare, dando voce alle specie viventi non umane che abitano quel luogo. Non è stato semplice, ha richiesto molto studio, energia, capacità di fare rete e di dialogare in un gruppo eterogeneo, ma è stata una bella sfida quella di restare unitə per conseguire un obiettivo comune.
A questo punto è necessario contrastare la stigmatizzazione delle esperienza di attivazione sul territorio e precisare che la generica categoria degli “ambientalisti” contro cui stanno puntando il dito la Regione e Confindustria sono solo cittadini liberi e attenti che chiedono di autodeterminarsi, che hanno utilizzato solo gli strumenti legislativi ordinari e sono arrivati incensurati fino a qui, senza generare problemi di ordine pubblico durante le manifestazioni, mentre chi cercava di aggirare i vincoli della giustizia era qualcun altro. Però al sud chi respinge modelli di sviluppo imposti dall’alto è sempre tacciato di arretratezza e inciviltà, come fossimo poveri selvaggi da educare.
Quelli che il Presidente di Confindustria, Valentino Nicolì, chiama “conflitti risolvibili” e “incertezze amministrative”, che avrebbero determinato la perdita degli investimenti di Porsche, sono invece un pericoloso precedente in cui stretti vincoli ambientali non bastano più a proteggere un’area, un caso in cui il potere economico privato cattura la scelta pubblica, celando gli interessi del singolo operatore di mercato con il velo della pubblica utilità, condizionando gli attori istituzionali a favore degli interessi economici delle multinazionali, a discapito degli interessi della collettività.
Ora che Porsche dichiara che “le attività di testing continueranno a essere svolte nel sito, contribuendo allo sviluppo di tecnologie innovative per la mobilità“ ci torna in mente la minaccia urlata da più parti per cui le opposizioni al piano di ampliamento di NTC avrebbero comportato il disinteresse di Porsche a investire e a rimanere sul territorio. La tanto temuta “alternativa zero” della dismissione dell’impianto di prova esistente, paventata come “non percorribile” durante la seduta a Bari della V Commissione alla Regione Puglia il 30/11/2023, ora sta perfettamente in piedi e lo dice Porsche stessa. Questo serve come monito che ciò che viene presentato come necessario e inevitabile non è che una contingenza, non dobbiamo introiettare gli imperativi del capitalismo a massimizzare i profitti fino a farne una tara cognitiva che fa arrendere la politica e la riduce a spartizione di fette di potere e privilegi. Il leccio che abbiamo piantato lo scorso 24 gennaio a Lecce in viale De Pietro nell’aiuola antistante gli uffici NTC sta a ricordarci che bisogna immaginare sempre altri scenari possibili oltre quello che ci viene imposto come inevitabile.
Ancora, a chi sottolinea la perdita di opportunità occupazionali, in questo perenne ricatto salute-lavoro che attanaglia il meridione, ricordiamo i fatti di cronaca recenti che hanno interessato lavoratori di NTC, oltre alle vicende sindacali dei pochi salentini che lavorano per Porsche, sottopagati e minacciati di licenziamento: collaudatori e operai in presidio permanente davanti ai cancelli dell’azienda e in sciopero della fame nel 2017, costretti per vent’anni a condizioni di lavoro pericolose e precarie. I politici non hanno scrupoli nell’alimentare il ricatto: la sindaca di Porto Cesareo accusava ogni tentativo di frenare il progetto di NTC come uno “schiaffo al territorio e alla comunità cesarina”, alle “tante attività che d’inverno farebbero la fame”, ma perché i posti di lavoro fanno scandalo mentre gli effetti disastrosi sull’ambiente e sulla salute dei cittadini no? E quando Emiliano dichiara che la rinuncia di Porsche “anche dal punto di vista ambientale è stato un danno, perché nel tempo avremmo quintuplicato l’area boschiva”, rispondiamo che se quello che i Comuni interessati e la Regione auspicano è un’opera di riforestazione, questa è perseguibile senza bisogno di sacrificare gli ettari di bosco e le specie animali che lo abitano.
La crisi del settore automobilistico ha giocato a nostro favore, ma se non avessimo lottato, oggi probabilmente 200 ettari di bosco non ci sarebbero più, e non ci sarebbero nemmeno i tanto sbandierati investimenti e posti di lavoro perché la crisi dell’automotive avrebbe comunque stoppato il business plan.
L’amaro in bocca dei politici locali e delle associazioni di categoria alimenta la logica coloniale ed estrattiva in un territorio di conquista già devastato dal disseccamento degli ulivi, incendi sistematici, consumo di suolo con conseguente impermeabilizzazione irreversibile e desertificazione, gestione scellerata delle discariche di rifiuti, crisi idrica e siccità galoppante, speculazione energetica con il land grabbing per impianti eolici e fotovoltaici.
Abbiamo scritto una pagina che resterà nella storia dell’attivismo salentino. Questa lotta in difesa della nostra terra ha valicato i confini internazionali, diventando emblema di un’altra idea di futuro, in cui altre forme di sviluppo che non compromettano la natura, la salute e la sicurezza delle persone che vivono i territori, sono possibili.
Il Bosco d’Arneo è salvo!
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