LA RETICENZA IN MAGLIA ROSA. SUL PASSAGGIO A LECCE DEL GIRO D’ITALIA MANCA LA CHIAREZZA DEGLI ORGANIZZATORI. ECCO TUTTO QUELLO CHE FINO AD ADESSO (NON) SAPPIAMO

| 20 Marzo 2025 | 0 Comments

di Giuseppe Puppo ____________

“Ben venga il giro d’Italia almeno ogni dieci anni perchè ci dà la possibilità di ringentilire la città, aggiornarla un pochettino a quelle che sono le norme tecniche anche di previsione per un giro d’Italia”. ‘Ringentilire’ è un, diciamo così, neologismo che starebbe per ingentilire di nuovo, e ingentilire significa ‘rendere più gentile, affinare, incivilire’.

Incalzato – inseguito, per restare nel gergo ciclistico – da ‘Fregadolce’, come lei stessa si definisce, Erica Fiore nel programma di Telerama “Pomeriggio in famiglia” lo scorso 4 marzo, Salvatore detto Totò Bianco (a sinistra nella foto di copertina), considerato deus ex machina della tappa leccese

(“la abbiamo avuta finalmente anche grazie ad un mio intervento sull’organizzatore Mauro Vegni che è un carissimo amico con il quale da cinquant’anni dividiamo manifestazioni di un certo livello”)

a dare qualche anteprima e a dire “qualcosa che ancora non si sa”, non si è fatto fregare:

“…Vediamo cosa possiamo dire…”

“…Le cose che non si sanno è meglio che non si sappiano”

In concreto infatti non è andato oltre i mantra della “grossa occasione”, della “promozione del territorio”, del “richiamo turistico” e così via.

Rare, confuse e reticenti le sue parole su quelli che sono gli aspetti più interessanti della questione:

“ogni cosa che riguarda il Giro d’Italia ha dei costi altissimi con i quali ci dobbiamo confrontare”

“gli amministratori del Comune di Lecce ci stanno dando una mano per sistemare un pochettino le difficoltà che purtroppo stiamo incontrando, che stanno incontrando, incontrando giorno per giorno per quanto riguarda la sistemazione delle strade, le alberature perché …con …le riprese aeree si deve far vedere qualcosa e dobbiamo fare un pochettino di confronti a livello di difficoltoso”

“A livello di difficoltoso”, cosa sappiamo finora?

Quello che ha detto il sindaco Adriana Poli Bortone, nella conferenza stampa di presentazione il 15 gennaio scorso:

“È un impegno notevole da parte dell’amministrazione comunale, che ha previsto un investimento di duecentomila euro, risorse che saranno agevolmente ricompensate dagli effetti economici e turistici che produrrà l’evento, benefici che ricadranno non soltanto sulla città, ma sulla provincia e sull’intera regione”

e poi quello che ha detto sempre il sindaco in Consiglio Comunale lo scorso 13 marzo:

Non c’è nessuna invenzione sui numeri: le somme necessarie per l’adeguamento delle strade derivano da computi ufficiali redatti dagli uffici comunali. Inizialmente si parlava di 3,5 milioni di euro, poi una stima successiva ha ridotto la cifra a circa 2,6 milioni. Ma voglio essere chiara: l’unico intervento obbligatorio, previsto dalla convenzione con la Federazione Ciclistica, riguarda il rifacimento di un chilometro e mezzo di percorso — tra viale De Pietro, viale Calasso e via San Francesco d’Assisi — per un costo di 600mila euro. Viale De Pietro, inoltre, è già in rifacimento con fondi PNRR”.

Insomma, non è chiaro niente, le cifre ballano, non si sa quale sia l’esborso effettivo a carico dell’Amministrazione Comunale, cioè di tutti i cittadini leccesi per le opere richieste dagli organizzatori.

Non si conoscono nemmeno i costi di eradicazoni e potature – estreme, vere e proprie amputazioni – degli alberi cittadini tanto contestate negli ultimi mesi dalle associazioni ambientaliste (“Dobbiamo intervenire su 1800 alberi sul nostro territorio comunale in vista del Giro d’Italia. E non è per nulla semplice”, dichiarava lo scorso 23 febbraio l’assessore all’Ambiente Severo detto Rino Martini).

Non si conosce infine neppure il contributo della Città di Lecce agli organizzatori, quello che ogni sede di tappa deve versare al Giro d’Italia.

Secondo il quaotidiano Il Sole XXIV ore, articolo del 10 maggio 2019, Il giro d’affari del Giro d’Italia: costi e business della corsa più amata

“i costi che sostengono gli enti locali per ospitare una sede di tappa sono variabili: nel 2019 si aggiravano dai 70 000 ai 100 000 € per una partenza e fino a 200 000 € per un arrivo”

e questo dato è l’unico reperibile su internet in proposito.

Senza con ciò voler sminuire l’importanza, cioè il prestigio dell’evento sportivo e le indubbie ricadute socio-economiche che esso comporta, di cui comunque non ci sono dati certi, per quanto mi sembri un tantino esagerata l’enfasi con cui l’evento è stato presentato, come se Lecce dovesse essere “ringentilita”, cioè incivilita, come se fosse un oscuro e sperduto paesino di montagna, tutto ciò concesso, sarebbe doveroso avere un quadro chiaro dei costi a carico dei Leccesi per mezza giornata di soggiorno della carovana, soprattutto di tutto quello che ciò comporta in termini socio-economici.

Ma la chiarezza al momento è latitante.

In primis da parte degli organizzatori.

Il Giro d’Italia è organizzato da un apposito comitato che fa capo al quotidiano La Gazzetta dello Sport. A sua volta la Gazzetta dello Sport fa parte del gruppo editoriale Rizzoli-Corriere della Sera Media Group S.p.A., società privata quotata in Borsa, 57 milioni di euro di utile netto nel 2023, principale azionista e presidente l’imprenditore Urbano Cairo.

leccecronaca.it ha inoltrato ai responsabili le seguenti domande:

Vorrei che qualcuno di voi in qualità di responsabile del comitato organizzatore mi rispondesse alle seguenti domande:

1) siete al corrente di quanto sta avvenendo a Lecce, agli alberi di Lecce, con la motivazione, oppure il pretesto – questo non lo so, ve lo chiedo appunto – del passaggio del Giro d’Italia?

2) Avete dato voi disposizioni in tal senso?

3) Quali sono le condizioni che avete posto all’amministrazione comunale di Lecce, o gli accordi intercorsi in generale, per portare il Giro a Lecce?

Ho provato per dieci giorni tramite telefono e tramite mail, anche ad personam, ma nessuno ha risposto a queste domande per iscritto e tutti si sono negati alle telefonate, fermatesi regolarmente al centralino.

So per antica scuola che le interviste si chiedono gentilmente, come credo di aver fatto io, e pure che non bisogna importunare il destinatario: egli ha il diritto di non rispondere e di non essare sollecitato più d tanto.

Poi, è chiaro, chi tace non dice niente, non dice niente e basta.

Però pure il silenzio a volte, come in questo caso, parla in maniera significativa.

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Eventi, Politica, Sport

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