L’INCONTRO DEL COMITATO VERDE PUBBLICO DI LECCE SULLA SALUTE DEI CITTADINI. ECCO CHI C’ERA E COSA HANNO DETTO. ED ECCO PURE CHI NON C’ERA…
di Giuseppe Puppo _________
C’erano in tanti, sensibili alle foglie, nella sala – gremita – dell’ Open Space di Piazza Sant’Oronzo questa sera all’incontro pubblico voluto dal Coordinamento Verde Urbano di Lecce, dal titolo “La conoscenza e la tutela di alberi ed ecosistema urbano scelte prioritarie per la salute dei cittadini”.
Non mi ricordo più quale dei prestigiosi relatori che si sono susseguiti sul palco ha detto che questa partecipazione è una speranza per tutti: che quanto sta accadendo a Lecce non sia irreversibile, che possa prevalere se non altro il buon senso e che la battaglia dei cittadini per evitare che continui il massacro degli alberi con amputazioni e abbattimenti non sia persa.
A parte che le battaglie non si perdono, si vincono sempre.
C’erano in tanti. Ma non c’era il sindaco, il primo responsabile della salute dei propri cittadini, come recita la legge. Un’assenza significativa, pesante come un macigno, che si abbatte in un silenzio tombale, sull’intera vicenda in corso. Non c’era nemmeno uno in sua rappresentanza, che so, l’assessore all’ Ambiente “competente” in materia, un suo dirigente “competente”, uno qualunque che portasse almeno il saluto formale dell’amministrazione, l’auspicio di buon lavoro, una parola insomma: niente. Però hanno fatto pagare agli organizzatori l’affitto della sala…
Un’assenza vergognosa che vergognosamente sottolinea il distacco della politica dai problemi reali. Adriana Poli Bortone esperta dei rituali della politica sa del resto che codesta assenza significa la chiusura totale, il proprio caparbio convincimento ad andare avanti per la propria strada, piena di buche che diventeranno presto dirupi, incurante delle legittime richieste dei rappresentanti delle associazioni, del bene comune e del futuro dei giovani.
Peccato. Peccato per loro: avrebbero avuto tanto da imparare, se fossero stati presenti.
Tutte interessantissime le relazioni, piene di molteplici spunti di riflessione, dei relatori, responsabili di Ordini dei Medici, farmacisti, agronomi e associazioni: Bruno Vaglio, Giovanni De Filippis, Carmine Cerullo, Carlo De Michele, Antonio Marchetti, Gino Peccarisi.
Guidati in veste di pacato,a tratti sconsolato, moderatore da Giuseppe Calzolaro del Comitato Verde Pubblico.
Questi assenti eccellenti avrebbero avuto tanto su cui meditare per gli errori, pardon, volevo dire orrori, che stanno commettendo con i poveri alberi leccesi.
Per esempio, che le potature come le stanno facendo loro sono un reato, intendo dire un reato penale contra legem. E poi che invece di abbatterli, bisognerebbe “salvare tutti gli alberi possibili e immaginabili”. Inoltre, che i reimpianti così come sono fatti, quando pure sono fatti, sono per tante ragioni aleatori, inefficaci e discutibili assai.
Ma sono solo tre esempi, per quanto a mio modesto avviso i principali, delle tante indicazioni venute dall’incontro di questa sera.
Relazioni a tratti poetiche, come quando c’è stata l’esortazione ad abbracciare gli alberi e non solo – se ho capito bene – metaforicamente.
O come quando si è parlato delle foglie, della loro fondamentale funzione, o della vegetazione, della deforestazione in atto, su scala planetaria certo, ma pure nel nostro martoriato Salento. Insomma, delle “Foglie d’erba” di Walt Whitman:
“Canto me stesso, e celebro me stesso,
E ciò che assumo voi dovete assumere
Perché ogni atomo che mi appartiene appartiene anche a voi.
Io ozio, ed esorto la mia anima,
Mi chino e indugio ad osservare un filo d’erba estivo.
La mia lingua, ogni atomo di sangue, fatti da questo suolo, da quest’aria”.
Ma Adriana Poli Bortone, che pure è una donna di buone letture, evidentemente Whitman non l’ha mai letto.
__________
LA RICERCA nel nostro articolo del 4 marzo scorso
Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Eventi, Politica, reportage
In queste settimane si è discusso molto del verde urbano della città di Lecce compromesso sempre più da abbattimenti e potature, nel quadro politico di un’opposizione un po’ silente sul tema e un’amministrazione a difesa di progetti esistenti da rispettare fedelmente oltre che a difesa della sicurezza stradale delle sue concittadine/i. …
… Ma quando si parla di verde urbano compromesso si parla di diritti compromessi di tutte/i le cittadini/e non solo di una parte, né tantomeno non si parla di questioni “tecniche” o tecnologiche, perché quest’ultime, come ogni amministratore sa, possono e devono essere strumento di scelte politiche e non devono essere strumentalizzate quando e come la politica ne ha più bisogno.
Rispettare seriamente i CAM – criteri minimi ambientali – in cui si chiede alle Stazioni appaltanti sia per nuovi progetti che per la manutenzione di salvaguardare e integrare il verde esistente, a meno di problematiche fitosanitarie o vegetative delle specie arboree stesse o pericoli imminenti, è una questione tecnica sul come farlo, ma una scelta politica se farlo. Le questioni tecniche possono essere sempre risolte o quasi. Ed è in quel “quasi”, che qualsiasi tecnico ammetterebbe per chiarezza professionale, purtroppo c’è sempre lo spazio politico per abdicare alle scelte.
A partire dal verde pubblico, che si pensa ancora scioccamente, che sia un ornamento estetico quando è il principale aiuto tecnologico vivente alla nostra sopravvivenza.
Continuare a consumare suolo, tagliare o sfrondare esageratamente gli alberi, asfaltare, impermeabilizzare è la strada giusta per rendere le nostre città invivibili, in particolare per chi non può permettersi alternative.
Perché questo è ormai chiaro, la città, gli spazi pubblici, la mobilità, il verde per tutti/e è il nuovo e ulteriore terreno di conflitto di classe, di genere e di generazioni. Un conflitto tra chi può permettersi “isole di rifugio” private,… e chi invece dovrà conviverci,…Per non parlare della salute e dell’aria che respiriamo che non ricordiamo mai, noi inquiniamo e gli alberi gratuitamente ci ripuliscono.
Così il verde sembra diventare più un privilegio di pochi che un diritto all’abitare sano per tutte/i. Possiamo e dobbiamo invertire la rotta senza lo spauracchio né della tecnica né del consenso.
Sarebbe opportuno che le opposizioni dentro e fuori il Consiglio comunale di Lecce si incontrassero per dare risposte alle cittadine/i e alle associazioni attive sul campo, per confrontarsi sulle scelte, sulle possibili alternative e per discutere di azioni concrete da proporre all’Amministrazione, come la redazione del Piano del Verde,… urgente oltre che necessario.