“Rosso di sera”, DOCUFILM DI EMANUELE MENGOTTI, RITRATTO DEGLI STATI UNITI D’AMERICA DISPERATI E DISPERANTI

| 2 Marzo 2025 | 1 Comment

di Giuseppe Puppo __________

L’America di quattro anni fa, all’inizio della pandemia e alla vigilia delle presidenziali che portarono alla vittoria di Joe Biden. Di grande attualità, perché spiega, spiega nel senso che fa vedere, che ce n’erano già allora tutti i presupposti, al di là del contestato esito elettorale, proprio adesso che Donald Trump è ritornato clamorosamente alla guida del grande Paese e quindi del mondo.

Un grande Paese di pazzi.

Lo si evince dal docu-film “Rosso di sera” di Emanuele Mengotti, andato in onda questa notte in prima tv su Rai Storia con dirompente bellezza artistica e straordinaria chiarezza ideologica.

Il titolo cita il proverbio “A red sky at night is a shepherd’s delight”, che è ancora più forte del nostro: ‘Rosso di sera bel tempo si spera”: significa alla lettera “Un cielo rosso di notte è la delizia di un pastore”, indica insomma la speranza di un domani migliore, la fiducia nel futuro.

Una speranza disperata quanto autodistruttiva. Una fiducia nell’american dream, nel famoso ‘sogno americano’ intanto però diventato un incubo.

Siamo nel Nevada, a Las Vegas, la patria del gioco d’azzardo e dei matrimoni finti.

Una metropoli terrificante, ridotta ad una distesa di templi del dio denaro da una parte, in cui quotidianamente si celebrano i riti del lusso e della ricchezza, e distese di capannoni dismessi, di costruzioni abbandonate e di canali di scolo delle fogne dall’altra, in cui allignano gli emarginati, gli esclusi, i violenti, i criminali.

Sullo sfondo, il dramma della tossicodipendenza, diventato nel frattempo devastante, vero e proprio drammatico flagello biblico.

   

A parte un uomo che si guadagna da vivere facendo per strada il sosia di Elvis Presley e che rimane senza lavoro causa appunto la segregazione imposta per il Covid 19, i protagonisti principali di “Rosso di sera” sono tre.

Certo, poi ci sono altri che compaiono, gli esaltati fanatici delle armi, o i furiosi delle sette religiose, ma le figure portanti sono tre.

C’è  Mike, un medico che dalla mattina alla sera fa tamponi sanitari e cerca di tranquillizzare quelli che risultato positivi al virus, questo fa, dalla mattina alla sera, senza riuscire a tranquillizzare nemmeno sé stesso, ostinato e allineato, come un automa che nemmeno sa quello che fa.

C’è Mindy, giovane candidata alle elezioni al Congresso per il partito repubblicano, che vive eternamente in campagna elettorale, per quanto di politica capisca ben poco, lo dico non nel senso che non capisce lei, lo dico nel senso che la politica americana è proprio incomprensibile, un miscuglio indistinto fra ‘democratici’ e ‘repubblicani’, in realtà due facce della stessa medaglia: il sistema del potere dell’economia, che ha ceduto al potere della finanza.

Una politica statunitense in cui non sei, se non appari in uno spot televisivo, o in un gigantesco cartellone pubblicitario, se non stai dietro una macchina da presa, o una macchina fotografica, insomma. La politica degli Usa, spacciata per Patria della democrazia, e in cui ancora non hanno un sistema efficiente per autenticare chi va a votare, quelli che ancora ci vanno, a immolarsi al sistema della finanza, delle industrie farmaceutiche, e dei produttori di armamenti bellici.

C’è Steve, un ‘senza fissa dimora’, che, insieme alla sua compagna vive in un canale delle fognature bianche di cemento armato e convive col terrore che all’improvviso un’ondata di scarico delle acque piovane, come è già successo più volte, gli porti via tutto, di quel poco che ha, la sua esistenza compresa, ogni giorno in bilico con la morte.

Questi sono i tre protagonisti, così apparentemente diversi tra loro, eppure al tempo stesso così uguali, accomunati dal sogno americano diventato un incubo per tutti.

Category: Costume e società, Cultura, Politica

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Comments (1)

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  1. Enrico Giuranno ha detto:

    L’ho incominciato a guardare ieri sera troppo tardi per resistere ai sottotitoli.
    L’ho finito oggi appena ho potuto.
    La tristezza che suscita si mischia alla rabbia se si pensa che quella società e quella democrazia sono diventate modello di riferimento per tutto il mondo.
    Una volta questo modello incontrava non poche resistenze nell’opinione critica di tanti dentro e fuori il parlamento, mentre oggi il modello, l’unico proponibile, l’unico proposto non è più messo in discussione da nessuno.
    Lavoro coi ragazzi, con il futuro, e ho come la sensazione di vivere già in Nevada!

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