CI RIUSCIRANNO I GIUDICI, A CHIUDERE L’ILVA, SENZA SE E SENZA MA?
(Rdl) ________ ll Tribunale di Milano (nella foto) ha rinviato al 22 maggio la decisione relativa all’azione inibitoria contro l’ex Ilva presentata da dieci aderenti all’associazione Genitori tarantini, i quali fra le altre cose hanno chiesto la “cessazione delle attività dell’area a caldo”, cioè in pratica la chiusura della fabbrica, in ossequio alle indicazioni impartite dalla Corte di Giustizia Europea il 25 giugno scorso.
La decisione odierna è stata motivata dai giudici con la nessità di acquisire dal Ministero la Valutazione di Impatto Ambientale aggiornata.
Contestualmente il Tribunale ha sancito l’improcedibilità dell’azione di classe proposta dai Ricorrenti.
Qui di seguito il comunicato stampa dell’associazione:
Questa decisione non stupisce affatto e ci era stata già anticipata come esito prevedibile da parte dei nostri avvocati Maurizio Rizzo Striano ed Ascanio Amenduni.
Al di là della teoria giuridica, è prevalso un ragionamento molto più liquido. Che senso ha imbastire un mega processo come la class action, molto dispendioso, se alla fine, in caso di esito vittorioso, non si cava un ragno dal buco?
La decisione di ricorrere, come deterrente, anche alla class action fu una scelta saggia e doverosa e non è detto che non sia stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso e cioè che abbia fatto decidere a Mittal di non sottoscrivere nessun aumento di capitale sapendo che questo sarebbe stato esposto alle conseguenze della class action.
In ogni caso è stato un lavoro che ci ritroveremo utile e pronto nel cassetto per riproporre la class action nei confronti del nuovo acquirente, ammesso che ci sia.
Questo è bene che lo sappiano sin d’ora.
Ringraziamo tutti coloro che hanno sottoscritto il ricorso e contiamo, se del caso, sulla loro futura disponibilità. Tuttavia non è detto che sia necessario.
Infatti ora siamo in attesa della decisione dell’azione inibitoria e siamo fiduciosi che il Tribunale ordinerà come minimo il fermo degli impianti.
La decisione è stata rinviata all’udienza del 22 maggio con un rigo di motivazione che richiama l’utilità di acquisire la nuova aia e la documentazione ad essa allegata.
Se per allora essa non ci sarà, la fiducia nell’esito vittorioso diventerà certezza.
Se ci sarà, potrebbe essere anche peggio se non avrà dato i nuovi limiti di emissione imposti dalla Corte di Giustizia Europea.
Tuttavia, dando i nuovi limiti non potrà continuare l’attività fino a quando non dimostri di poterli rispettare.
Insomma Urso e Meloni tappano un buco ma se ne aprono due. _________
L’APPROFONDIMENTO nei nostri articoli del 25 giugno e del 24 ottobre scorsi
LA RICERCA nel nostro articolo dell’ altro ieri
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