RIPENSANDO AL FESTIVAL A LUME SPENTO
di Elena Vada _________
Rispondo agli amici che ci hanno seguito e mi hanno fermato e chiesto.
Anche l’ultima serata del Festival, come le precedenti, ha fatto segnare ottimi risultati.
Ascolti: 13,4 milioni spettatori e 73,1% di share in total audience.
Ma tu l’ hai visto?
– Gli intellettuali: “Assolutamente no!”
– Le amiche del mercato: “Con un occhio aperto ed uno chiuso. Mi è venuto sonno.
– La gente del bar: “Ma chi guarda quella roba?”
Tutti, signori. Quasi tutti gli italiani. Perché?
Perché il Festival di Sanremo è come una parente, quella vecchia zia che, volente o nolente, ti viene a trovare, una volta all’ anno.
Porta i cioccolatini ‘offerta speciale’ e racconta le antiche storie di famiglia. Fa imbarazzanti domande personali, ma poi ti mette in tasca qualche euro… e si finisce per avere piacere di ascoltarla… Lei è la memoria, è la storia… siamo noi.
Il festival di Sanremo è cosi: un’ antica, cara parente, che ci viene a trovare una volta all’ anno. Tra polemiche, scandali, storie vecchie e nuove, social e follower. Tutto fa parte della famiglia tricolore, dello spettacolo nazionale, della tradizione.
Le canzoni festivaliere, anni fa, (prima dell’ avvento dei grandi cantautori e poi dei rapper) facevano parte della vita quotidiana italiana…
Si canticchiavano, fischiettavano, intonavano ovunque: stendendo il bucato, girando il sugo, guidando (non c’erano le autoradio), martellando, scavando, eccetera…
Come non ripetere:
“Cuore matto (Little Tony) – Montagne verdi (Marcella) – Zingara (Iva Zanicchi) – Una lacrima sul viso (Bobby Solo) – L’ arca di Noè (Sergio Endrigo) – Quando, quando (Tony Renis).
Potrei andare avanti ore… ma mi fermo qui.
Il festival di quest’ anno, guidato da Carlo Conti, ha avuto il merito di essere meno cabaret, show, più incentrato sulla musica.
È mancata un po’ di effervescenza, soprattutto nelle canzoni, che sarebbe bello poter ricordare e cantare per un po’, dopo il festival.
Ringraziamo per averci risparmiato i monologhi infarciti di moralismi e prediche, degli anni passati… ma un po’ di brio in più, non sarebbe guastato.
La politica è rimasta fuori, da questo festival? Nooo. Ma siamo noi che scegliamo di non commentare le dichiarazioni o le illazioni udite. Non credo al patriarcato.
Evviva la musica e basta!
All’ anno prossimo. Noi ci saremo.
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