VADA A SANREMO / “Non c’è paura! Ma che politica, che cultura? Sono solo canzonette!”
di Elena Vada _________
È ufficialmente iniziata la terza serata del Festival di Sanremo. Il conduttore Carlo Conti, fa il suo ingresso tra il pubblico, seduto in platea.
Gli artisti saranno votati attraverso la giuria delle radio ed il televoto da casa.
Oggi ci sarà una co-conduzione tutta al femminile: saliranno sul palco Miriam Leone, Elettra Lamborghini e Katia Follesa. Tre artiste fantastiche e divertentissime.
Lo spettacolo inizia:
Giacca color argento/alluminio, la chitarra tracolla e “Sono solo canzonette”. Partenza rock del Festival, con il fantastico ‘Edoardo Bennato’.
E in platea si balla. Il rock, cattura l’ Ariston.
“Che inizio con il grande Edoardo Bennato!” esclama Conti. E Bennato ricorda: “Coi miei amici del cortile, dieci ragazzi di Bagnoli, nell’Ottanta feci quindici stadi di seguito e non solo San Siro.
Nella terza serata del Festival di Sanremo 2025, ritroveremo lo stesso meccanismo di ieri: si esibiranno metà degli artisti in gara, precisamente quattordici.
A fine serata si conosceranno i cinque più votati, in ordine casuale.
Prima però, ci sarà la finale della categoria Giovani, dove a giocarsi la vittoria ci saranno Alex Wyse e Settembre. Il risultato sarà deciso dal Televoto, Giuria delle Radio e Giuria della Sala Stampa.
Chi canta stasera:
Clara, Brunori Sas, Massimo Ranieri, Joan Thiele, Shablo, Noemi, Olly, Coma_Cose, Modà, Tony Effe, Irama, Gabbani, Gaia.
Arriva un ospite piuttosto particolare, si chiama Samuele Parodi, ed è un bambino di soli 11 anni appassionato di Sanremo, che aveva chiesto al Tg1 di poter partecipare al Festival, di cui sa tutto, ogni dettaglio, ogni particolare possibile.
Il conduttore lo presenta come un grande esperto. Risponde a tutte le domande che gli pongono in merito al Festival. Conti gli chiede come sia nata questa passione: “È nata così all’improvviso” dice Samuele che, poi, presenta il successivo cantante in gara, con uno stile impeccabile.
“Una cosa è certa, abbiamo trovato il possibile nuovo conduttore del Festival”.
Carlo Conti presenta i ragazzi del Teatro Patologico. Chi sono?
L’ ideatore, Dario D’ Ambrosi, spiega: “È un luogo definito magico, aiutiamo e salviamo tantissimi ragazzi, diamo speranza a milioni di famiglie, dico sempre che quando sta bene un ragazzo disabile, stanno bene migliaia di persone, la mamma, il papà, il condomino, il quartiere. Per me sono il sale della vita, senza di loro la vita sarebbe una noia mortale”.
Quest’anno il Teatro Patologico, è stato sostenuto dal Teatro d’Opera di Roma, dove hanno aperto la stagione teatrale con uno spettacolo. La teatro terapia è molto importante per questi ragazzi, saremo all’ Onu per far conoscere il teatro come cura”.
Protagonista del Suzuki Stage in piazza Colombo è stato Ermal Meta, che ha cantato ‘Vietato Morire’.
Katia Follesa ironizza sull’esperienza sanremese di Chiara Ferragni, in una gag sul NO ai monologhi, del direttore artistico di Sanremo 2025. “Ma daiii, almeno una bella lettera alla me bambina, alla me nonna, alla me chihuahua, fidati! Funziona!”, dice l’attrice. “No”, replica irremovibile Conti, portando via il leggio.
Nel 1985, esattamente 40 anni fa, furono responsabili di una vera e propria ‘invasione’ di fan a Sanremo, in occasione della loro esibizione, sono i “Duran Duran”. C’ero (non come fan). Un caos incredibile per tutta la città.
Siamo nei gloriosi anni Ottanta in tutta la loro genuinità. Katia Follesa si presenta sul palco a salutare i Duran Duran, con abito da sposa e bouquet, lanciato in platea. Il cartello che porta, dice: “Sposerò Simon Le Bon” e Simon la bacia.
Quando c’è l’ esibizione di queste vecchie glorie, mi sento, improvvisamente ‘boomer’, ed è s… piacevole constatare l’inevitabile, inesorabile passare degli anni…
È il momento di Iva Zanicchi, la donna che ha vinto più edizioni di Sanremo. Stasera riceve il premio alla Carriera e canta un medley dei tre brani, con cui fu premiata al festival.
Non pensare a me (’67 ) – Ciao cara come stai (’74) – Zingara (’69). Tre primi posti.
Dopo 60anni ha ancora la forza e la voce per cantarle. Strepitosa! Onore al merito. Ringraziando per il premio, commenta:
“Meglio da viva che da morta, ma è una serata che mi porterò nel cuore”.
Le tre co-conduttrici sono invitate a descrivere il proprio uomo ideale. “L’intelligenza artificiale”, dopo aver ascoltato le risposte di Elettra Lamborghini, Miriam Leone e Katia Follesa, ha mostrato sullo schermo il volto di ???!
Carlo Conti, ovvio! Il pubblico è divertito.
Sfida tra le Nuove Proposte. Si esibiscono Alex Wyse e Settembre.
Vince: Settembre
Premio Sala Stampa: Settembre
Ecco i cinque più votati della serata
Coma Cose
Brunori Sas
Olly
Irama
Gabbani
La quarta serata, venerdì 14 febbraio, sarà dedicata alle cover e ai duetti, quest’anno aperti anche agli incroci tra gli artisti in gara. Co-conduttori Cucciari e Mahmood.
Dopo le tre serate appena vissute con voi, (e anni di commenti ai festival) posso dire che è cambiato lo stile generale della manifestazione, sia per canzoni/cantanti, sia per lo spettacolo sul palco.
Le canzoni sono valide (leggendo i testi) e lo spettacolo è più veloce (troppo, lamentano alcuni), ma gradevole ed effervescente il “giusto”, senza sbrodolature, messaggi moralistici, lettere ai posteri, predicozzi vari, che nelle passate edizioni, riempivano vuoti di spettacolo. La mia impressione è positiva.
Category: Costume e società, Cronaca, Cultura
Certo, la musica non deve avere colori ideologici e certo le canzoni sono di tutti quanti. La realtà però è diversa e ha dato adito, da molti decenni, a discussioni infinite.
Certo, mercoledì 19 prossimo ci sarà sulla Rai un film dedicato ad Edoardo Bennato e ci sta, intanto, una promo lussuosa, come questa, nella logica aziendale.
Ma a mio modo di intendere, la partecipazione fuori concorso di Bennato a Sanremo è ben altro: è un omaggio alla destra di governo, voluto dagli organizzatori, pur in questa edizione ‘deideologgizzata’ e non è stato il solo, vedi Simone Cristicchi a lungo esiliato e ora sdoganato. Così quelli di destra la smetteranno di lamentarsi come hanno fatto per tutte le precedenti edizioni…
Questa canzone rimane in ogni caso un punto di svolta e un punto di non ritorno, se la inquadriamo nel contesto storico in cui apparve.
Una provocazione epocale, fu, inattesa quanto dirompente, contro l’egemonia culturale e politica che la sinistra, in special modo il Pci, aveva esteso anche alla musica leggera.
Chiuse la stagione dell’impegno gramsciano anni Sessanta e Settanta, e aprì quella dei dorati anni Ottanta ‘da bere’…
Questa canzone costò al Pci più di una elezione perduta. Riesumarla adesso, quarantacinque anni dopo, da parte degli organizzatori del festival, è stato un atto di deferenza politica a Giorgia Meloni.
Semiassopito davanti al televisore che, in continuazione per cinque giorni, propina un programma a senso unico, ovvero tutto il Festival di Sanremo, ho lasciato correre il pensiero e, come capita spesso nei dormiveglia, ho cercato le risposte alle mie domande. Perché, se è vero, come ci insegnano gli antichi saggi, che le risposte ai nostri quesiti le abbiamo dentro di noi, basta solo cercarle, allora mi sono chiesto, senza fronzoli e senza giri di parole (che, anche nei pensieri, ci soffermiamo con esitazioni, circonlocuzioni e manfrine varie, come se stessimo di fronte ad un interlocutore vero e non a noi stessi ), mi sono chiesto perchè stavo lì, annoiato, a sorbirmi un programma televisivo che non mi piaceva affatto e mi incuriosiva moderatamente solo per gli abbigliamenti dei protagonisti e per gli strafalcioni dei ‘sottotitoli’ che sono la mia croce e delizia da un po’ di tempo, non riesco a liberarmene e spesso si sovrappongono, non seguono il filo del discorso visivo e, insomma, ti creano confusione anziché aiutare la comprensione…
E io stavo lì, avrei potuto cambiare canale, oppure spegnere il televisore e fare qualcos’altro. No, un motivo ci doveva essere, se rimanevo lì, imbambolato, la ragione dovevo cercarla dentro di me…
e allora, astraendomi e fingendo di essere un alieno capitato per caso davanti a questo spettacolo che si chiama Festival di Sanremo, ho guardato le immagini, ho sentito i suoni e le voci con altro umore. E ho capito, in un attimo, che quello che stavo vedendo era semplicemente lo specchio, il riassunto, la summa del mondo contemporaneo, di quella realtà che circonda noi italiani del 21° secolo, la nostra vita di tutti i giorni è sintetizzata e riassunta mirabilmente in quei lustrini, in quegli abiti, in quei testi sgangherati, in quella scala che bisogna scendere rischiando di cadere, in quei fiori dispensati con sufficienza a uomini e donne, chissà poi dove vanno a finire… E lo spettacolo, con i suoi messaggi, con le sue luci e ombre, è un’antologia di ‘come siamo’, pure noi che, magari, diciamo di odiare il Festival, ma ne siamo parte senza accorgercene, i nostri sogni, le nostre speranze, le simpatie e le antipatie le troviamo in quei volti che cantano.
Cantano?
No, ci lanciano messaggi, come farebbero magari i poeti, ma i poeti di adesso, facciamo una prova, se io chiedo: ditemi il nome di tre poeti contemporanei, pochissimi sanno rispondere perchè oggi i poeti non sono come una volta, qualcuno dice che non ci sono più oppure che sono questi ragazzi tatuati che fanno ‘rap’, non discuto, la società contemporanea è questa, le sue aspirazioni, le cose che sono importanti per questo mondo sono tutte lì, nel Festival. E ci sono tutti, adesso anche i bambini, gli anziani, i disabili, i politici, gli sportivi. Noi siamo la maggioranza, la maggioranza silenziosa ma siamo quei ‘milioni in ascolto’ per i quali lo spettacolo è creato ed enfatizzato.
E se ricordiamo i Festival degli anni passati, siamo ormai vecchi e conservatori, pure un angolino per noi c’è anche adesso, che un Ranieri o un Al Bano non ce lo rifiuta nessuno… A proposito, visto che dobbiamo sopportare Malgioglio, perchè emarginare proprio Al Bano che, tra l’altro, è uno che sa cantare?
Ecco, ho trovato la risposta alla mia domanda: sto guardando il mondo attorno a me, tutto il ‘mio’ mondo. E, se non mi piace, la colpa non è del mondo, la colpa è mia, che non so capire, che sono fermo ai miei lontani Festival, vi ricordate quando Celentano fu eleminato con ‘Il ragazzo della via Gluck’? L’indomani andammo a scuola tristi, per la evidente ingiustizia commessa, magari avrebbe vinto Claudio Villa…
Non capivamo niente, allora. Come non capiamo nulla neppure adesso che diciamo con forza: No, no, il festival io non lo guardo. E, per cinque giorni, non si parla d’altro, ne parliamo e ne scriviamo anche noi, anche Feltri, personaggio che aborriamo ma che dice, a suo modo, molte scomode verità. Un male necessario. Come il Festival, come Putin, come Trump, ma per favore, siamo noi che non abbiamo capito nulla, ancora una volta.
NO! Sanremo non l’ho visto, ho preferito guardare altri programmi, poi quando arrivava la pubblicità con il telecomando cliccavo sul primo, ma non sono riuscito a guardarlo se non per pochi minuti. Ho visto la Elettra scendere dalle scale, con il suo balcone bene in vista, una cantante che non son riuscito a capire se cantava in barese mentre esibiva coscia e tatuaggio. Insomma come si era compreso il nulla cosmico, farcito di l’Antifascismo, rivisto e corretto dove il mio amico Giuseppe riesce a vedere l’omaggio alla Meloni perché tra i partecipanti è presente il socialista Cristicchi. Per quanto riguarda la presenza del comunista Bennato, bisogna riconoscere che è un personaggio che non si è piegato neppure alle imposizioni del partito che lo ha portato al successo. Non credo che la Meloni si accontenti di queste presenze, altrimenti dovremmo pensare che sta messa male. Io invece credo che la destra estromessa per 70 anni dalla Rai, non abbia grandi possibilità di intervenire sui programmi gestiti da gente che è in Rai grazie alla Tessera del Partito comunista, di quello socialista o democristiano.