IL PRANZO DELLA DOMENICA / A RUFFANO A CASA DI ANTONIO MANZO, GUIDA TURISTICA IN UNA GEOGRAFIA DELL’ANIMA
di Raffaele Polo _________
E stavolta abbiamo un ospite d’eccezione, un affabulatore che ci attende sorridente sulla soglia della sua casa di Ruffano e ci racconta subito i tratti salienti della sua vita, delle sue esperienze, mentre ci precede nella sala da pranzo, dove i piatti sono già ricolmi e l’odore inconfondibile della pasta con le cozze ci raggiunge subito…
«Come vedi, attualmente risiedo a Ruffano ma sono, caratterialmente, uno “zingaro”…(come cantava Nicola Di Bari…). Con la mia “nobile” inseparabile gatta persiana, Lucrezia, mi divido tra il Salento e dove mi porta il cuore…
Come guida turistica ho girato e giro la Puglia in lungo e in largo, conducendo negli anni, tantissimi gruppi e persone in visita nell’estremo sud, in tragitti fuori dal classico giro salentino. Qualche volta, privilegio proprio Ruffano, un borgo bello e unico, assolutamente da visitare: un promontorio situato a quasi 200 m sul livello del mare (quindi inconsueto per il territorio) e che dà l’idea della forza austera e della sua storia feudataria. Si contraddistingue per la sua gente operosa, verace e acculturata. Quindi, per me, è stato amore a prima vista, anche se il paesaggio è stato “annientato”, brutalmente, dalla famigerata “xylella” e dalla velocità dei cambiamenti che il progresso, ahimè, spesso impone a danno dell’autenticità dei luoghi».
Ci accomodiamo e, senza ulteriori sollecitazioni, iniziamo ad assaporare le profumate vivande, mentre Antonio ci parla della sua famiglia:
«Mi sento e mi onoro di essere uomo del Sud e sostenitore dello stesso. La mia casa, come vedi, mi somiglia, è arredata “trasudando” arte quasi fosse un museo diffuso: con i bozzetti del bisnonno Giuseppe, insieme ai suoi prestigiosi diplomi conquistati in tutto il mondo e i manifesti cinematografici specialmente degli anni Sessanta e Settanta. Le note che risuonano sono le colonne sonore deigrandi film. I miei artisti di riferimento sono Alberto Sordi e Totò insieme a Vittorio De Sica…».
«In questa sorta di casa-museo, qual’è il tuo angolo preferito? », gli chiediamo.
«Sicuramente, “l’angolo” di casa che preferisco, è il mio adorabile terrazzo a strapiombo su Torrepaduli, coltivato e tenuto come una campagna, ricco di piante della macchia mediterranea, di erbe aromatiche, viburni, bussolotti e piante sempreverdi, una sorta di eterno giardino…
Sono orgoglioso di essere nato in una famiglia di artisti: il mio bisnonno paterno fu Giuseppe Manzo raffinato artista della cartapesta che sposò Giuseppina Manzo (l’omonimia fu un caso o forse era un segno del destino che fossero legati anche nel cognome), nobile di origini campane i cui avi erano signori di Napoli e Scala, nel salernitano.Il mio bisnonno materno Umberto Buttazzo fu l’iniziatore della ‘Tipografia del Commercio’, fulcro dell’arte tipografica a Lecce e che grazie al figlio Antonio, eclettico artista, firmò i più bei manifesti per teatri, cinema e comuni di tutto il Salento, inventando il carattere definito “Elefante” (per le grandi dimensioni).
Questa attività creativa è stata portata avanti fino a poco tempo fa da Alberto, ultimo e irripetibile artista, fratello di mia mamma e per me più di uno zio. A lui sono stato legato da profondo e sincero affetto (è venuto a mancare circa un anno fa)».
Una visibile commozione non ci impedisce di gustare i gamberoni e il pesce spada che sono in bella vista al centro della tavola. E Antonio ci racconta ancora:
«Se è vero che anche la predisposizione all’arte viene trasmessa in linea genetica, è anche vero che a mio padre Dino e a mio nonno Antonio devo la sensibilità e la cultura cinematografica. Mio padre mi ha “addentrato” portandomi al cinema e a teatro fin da piccolo e mi raccontava di come nonno Antonio, di cui porto il nome, si trovò a fare il commerciante, l’imprenditore, per aver ereditato l’attività dalla propria famiglia (ma in realtà era un originale artista, bozzettista, pittore ma anche un inventore. Riuscì a costruirsi, fra l’altro, un proiettore grazie al quale durante le sere d’estate, nella sua Casina in campagna, amava riunirsi con gli amici e proiettare film, degustando un buon bicchiere di vino. Inconsapevolmente, anni dopo, mi sono ritrovato a creare il format “Lù MIÈRE calicidicinema” che lega la cultura cinematografica al vino, valorizzando il territorio».
«Eccellente il pranzo di oggi. Ma hai preparato tutto tu?»
«Da salentino doc amo cucinare e soprattutto sono un amante del pesce. Il mio pranzo della domenica, quindi, non poteva che essere linguine con le cozze, in bianco, con una spolverata di prezzemolo crudo; pesce spada e gamberoni grigliati, il tutto annaffiato da un ottimo calice di rosato, il “Metiusco” di casa Palamà di Cutrofiano, miei grandi amici e tra i primi sostenitori di Lù Mière.
Ma non sarebbe un pranzo perfetto senza la musica. Non può mancare nelle mie giornate. lavorative e spensierate. Ho necessità di ispirarmi grazie a colonne sonore filmiche o ai grandi brani della musica italiana del passato, Lucio Battisti, su tutti. Insieme a auto e moto d’epoca, alle immancabili locandine, sono le mie passioni più sensazionali.
Del resto, sono una guida turistica e cerco sempre di valorizzare il territorio in tutte le attività culturali che organizzo: siano proiezioni cinematografiche, allestimenti, concerti o incontri culturali. Di recente ho realizzato, a Novoli, in occasione della festa di Sant’Antonio Abate (all’interno del programma organizzativo della Focara), nel Convento dei Padri Passionisti (che presenta al suo interno bassorilievi e gruppi scultorei del mio bisnonno), una “Conversazione” sull’arte della cartapesta tra tradizione e innovazione. È un ciclo di incontri sul territorio per parlare del futuro di un’arte di cui siamo depositari da tutelare e da non dimenticare.
Sarà solo uno dei tanti progetti a cui sto lavorando…»
Ci accomiatiamo cercando con lo sguardo Lucrezia…No, non si è fatta vedere…
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Category: Costume e società, Cultura