“Questa amministrazione non fa spot ma interventi”. L’INTERVENTO SPOT DI FINE ANNO DI ADRIANA POLI BORTONE
di Giovanni Gemma ________
«Questa amministrazione non fa spot ma interventi» è il leitmotiv della giornata di Adriana Poli Bortone, che questa mattina ha convocato la stampa a Palazzo Carafa per la conferenza di fine anno.
Il sindaco di Lecce si presenta per fare una sorta di strano comizio istituzionale. L’assessore al Welfare Andrea Guido, le sta più vicino persino del capo di gabinetto di Palazzo Carafa, Angelo Tondo. È a Guido – il più votato nella coalizione di destra a giugno – che lei si rivolge, anche con lo sguardo, ogni volta che necessita d’una conferma. Gli altri assessori arrivano man mano; ma parla solo lei.
Assente, invece, il vicesindaco vero, Roberto Giordano Anguilla, pezzo importante di Meloni a Lecce. Poli Bortone spiega che il giovane numero 2, delegato ai Lavori pubblici, «è in ricognizione sui cantieri per capire perché sono fermi – non per le festività, ma da qualche tempo.» (Non si dica che l’assessore pensi alla città all’ultimo: come visto, lo sta facendo al penultimo. Stakanovista, si perde anche gli onori delle telecamere).
Adriana Poli Bortone si dilunga dunque in un discorso che, come detto, non è stato né un discorso da fine anno – troppe le frecciatine esplicite alla giunta Salvemini, usate anche come intercalare per passare da un argomento a un altro – né propriamente un comizio, essendo ormai al capo della città e dovendo quindi descrivere i risultati raggiunti e quelli programmati – pur appunto sempre declinati in un continuo, sistematico parallelo con Salvemini (mai pronunciato di persona, innominabile, ma aleggiante nella sala) e persino con quello che aveva lasciato ella stessa dopo essere uscita dal municipio la prima volta nel 2007.
Insomma, una riproposizione del paradigma storico utilizzato già in campagna elettorale: quando c’era lei, Lecce andava bene; quando c’era lui, Lecce è stata una città grigia, quasi sovietica, spenta e abbandonata. Gli anni tra il 2007 e il 2017 non sembra esistano. (Eppure dovrà essere successo qualcosa.)
Eccovi dunque spezzoni di quello che Poli Bortone ha detto stamattina.
Regolamento delle consulte comunali e dei consigli di quartieri: in via di approvazione. «Erano stati immaginati nel 2017», ma non attivati.
Capitolo sicurezza: «Stanno accadendo alcuni episodi in strade particolari che si stanno connotando per insicurezza.» Per ulteriori dettagli rivolgersi alla Prefettura, perbacco!
Le piste ciclabili già realizzate saranno rimodulate e quelle da realizzare saranno soggette ad un piano di revisione. Poli Bortone ci tiene a specificare che non si sono dimenticati dell’impegno elettorale. Sarebbe stato carino sentire però il parere preciso dell’assessore ai Lavori pubblici.
È in corso di apertura il dormitorio per senzatetto in via Bernardino Realino, anch’esso programmato dalle giunte precedenti – anche durante gli anni vuoti prima del 2017. Teoricamente va fatto in collaborazione con la Croce Rossa, ma il sindaco non gradisce l’allungamento dei tempi ed apre anche alla sostituzione della Croce Rossa con altre associazioni. (Ha a cura le persone che vivono per strada in questa parte della conferenza. Più avanti sarà meno inclusiva: parlando delle panchine dinanzi la Stazione, sottolinea che andranno cambiate per evitare situazioni spiacevoli. Tipo che un senzatetto dorma a cinquanta centimetri da terra invece che sull’asfalto.)
Contenzioso con la LIDL: le trattative sono in corso. «Abbiamo speranza» è lo stato corrente, dice.
A proposito di PNRR: verranno finanziati con esso due nuove mense scolastiche, un centro di raccolta a Belloluogo e delle isole ecologiche.
Su San Cataldo: «Con voluta polemica, questa volta, la Bandiera Blu deve rispondere a situazioni vere, l’assessore Guido sa a cosa mi rivolgo. E parlo delle infrastrutture per disabili». (Per la cronaca, Guido annuisce.)
Lavori pubblici (sempre senza il titolare): «Li vedete tutti quanti», bisognerà bloccarne alcuni e osservare gli appalti di altri perché – accusa Poli Bortone – sono stati fatti come spot elettorali all’ultimo e tutti assieme dalla scorsa giunta. (Non spiega perché li abbiano comunque permessi finora.) Vanno portati a termine i lavori per eliminare le barriere architettoniche.
Bilancio (dell’anno e del comune): «Siamo abbastanza soddisfatti, non tanto quanto avrei voluto – ma d’altronde la situazione è completamente cambiata da quando ho lasciato io 17 anni fa. Abbiamo ripreso la regìa di una situazione che non ci soddisfa per niente.» (Parole molto simili nel tono a queste: «Quando mi fu offerta la candidatura a sindaco sapevo di dover recuperare una situazione economica disastrosa […] Quello che mi turbava era sapere di essere quello che avrebbe dovuto evitare che il comune finisse in dissesto.» Solo che queste le ha pronunciate Paolo Perrone, 12 maggio 2010, successore della stessa Poli Bortone nella medesima coalizione, prima di dover imporre l’austerity e la vendita di edifici pubblici a Lecce per i debiti pregressi. Quindi è successo davvero qualcosa in quei tempi oscurati.)
Sempre sul bilancio: «Tutto non si può fare, anzi con questo bilancio non si può fare quasi niente. La priorità per il 2025 sono le barriere architettoniche da eliminare.»
Sul turismo: «Lecce non solo barocca ma almeno anche romana. Va dato nuovo impulso al turismo culturale, va pianificato il fenomeno.» Il nuovo pezzo dell’Anfiteatro è entrato nelle grazie di Palazzo Carafa.
Continuando sul turismo: «Ogni mese sarà connotato da un evento particolare, a cui saranno legati eventi, diciamo così, minori – eventi che possono creare nuove professionalità.» (Intanto conferma che rimarrà la short list per incarichi gratuiti al comune. Le vecchie professionalità, probabilmente.) Il passaggio Giro d’Italia può fare bene alla città.
Annuncio di organizzazione eventi (ed economia): «Ho già due partner molto importanti con cui mi sono già incontrata.» La loro identità rimarrà gossip.
Arriva il momento cultura. Qui se la cava meglio dei ministri del governo Meloni, bisogna dire. «Dare vita a un pluralismo culturale che non ho assolutamente trovato. Non si può imporre una monocultura, non posso andare in una biblioteca comunale e trovare libri indirizzati solo in un senso.» Riferimento poco chiaro, così passa direttamente all’attacco cambiando un po’ tema. «Come non mi piace, ce l’ho sullo stomaco da un pezzo!, andare in una biblioteca e vedere che c’è l’abbonamento al Manifesto ma non al Giornale o a Libero.» (L’inviato del Manifesto in sala non gradisce molto. Tanto da preferire andar via alla fine senza porre domande.)
Ora, però, questa espressione sembra molto di parte. Questi significherebbe che – se il Manifesto è dichiaratamente comunista – il Giornale e Libero non sono stampa obiettiva, ma solo un controbilanciamento da destra. (E questo non dovrebbe far piacere neppure ai loro giornalisti.) Poli Bortone rimpasta perciò il discorso: «Voglio dire, non deve essere tutto quanto di destra, ci dev’essere un vero pluralismo, una democrazia culturale.»
Alla fine del discorso, a margine, leccecronaca.it ha fatto una domanda al sindaco sulla vicinanza a Flavio Briatore. Domanda che la prima cittadina di Lecce però non gradisce molto. Sarà lui il partner misterioso per Lecce? I curiosi possono ascoltare la risposta a questo link (è la pagina social personale dell’autore di questo articolo: il video dura quasi cinque minuti e per un giornale è giornalisticamente impubblicabile, ndd):
Infine, sui «5000 parcheggi» promessi last minute prima dell’apertura delle urne ancora non si sa nulla. Il capitolo parcheggi non è pervenuto proprio oggi.
Che il Manifesto sia nato come organo dell’estrema sinistra, quella per intenderci che negli anni 70 e 80 ammazzava le persone per strada non è un mistero. Ora non dico che nel frattempo il Manifesto non sia cambiato, ma azzardare paragoni con dei quotidiani come Libero o il Giornale, vuol dire non conoscere la storia degli ultimi decenni e avere anche poca dimestichezza con i quotidiani italiani. A meno che l’autore del pezzo non abbia particolari simpatie per giornali come il Manifesto.
Buongiorno Maria Chiara, il paragone non era volontà mia di autore dell’articolo. Infatti, scrivo che la sindaca ha voluto in tal modo creare un concetto di stampa schierata per forza, tentando poi di rimediare con il termine “democrazia culturale”, anche perché se fossi un cronista del Giornale o Libero essere bollato come canale di propaganda del governo non credo farebbe piacere a me come persona né alla mia professionalità.
Caro dottore, che il Manifesto sia un giornale comunista è un dato oggettivo. È lei ha ragione a dire che giornali come Libero o il Giornale non sono di destra, per cui il sindaco Poli avrebbe dovuto indicare giornali di destra come Il Secolo d’Italia, se voleva bilanciare la presenza di un giornale comunista. Evidentemente i politici di destra hanno un grosso limite, che è quello di non riuscire a emulare la faziosità degli amministratori di sinistra.