SI TORNA A SPARARE A LECCE / RIUNITO D’URGENZA IN PREFETTURA IL COMITATO PROVINCIALE PER L’ORDINE E LA SICUREZZA. ECCO COME E’ ANDATA
di Giovanni Gemma ________
La notte tra il 18 e il 19 dicembre ha visto la pubblica sicurezza di Lecce agitarsi. E un episodio come quello del calciatore Andy Pelmard è passato praticamente in ultimo piano. L’omicidio di Giuseppe De Giosa (qui l’articolo di LecceCronaca sul caso) alla periferia del quartiere Santa Rosa è stata un’amara sorpresa per le forze dell’ordine e l’amministrazione cittadina. Era dal 2020 – con la duplice uccisione dell’arbitro De Santis e della moglie – che a Lecce non si sentiva un episodio del genere, anche se l’omicidio di ieri sembra di tutt’altra natura.
È stato così convocato dal prefetto, anche su pressione del sindacO Poli Bortone, il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica alle 10 di stamane 19 dicembre a Palazzo dei Celestini. Il prefetto Natalino Manno, il sindaco, i comandanti provinciali dell’Arma e delle Fiamme gialle e altri funzionari sono rimasti a discutere nell’ufficio di Manno a porte chiuse per mezz’ora circa.
Alla fine, vista la rilevanza pubblica dell’accaduto, hanno rilasciato dichiarazioni e interviste alla stampa.
Uscita per prima, la Poli Bortone, con tono severo e volto mogio, ha voluto lanciare un messaggio di tranquillità alla cittadinanza, invitando alla collaborazione con le autorità.
Come leccecronaca.it le abbiamo chiesto, per l’occasione, se ha novità sull’Operazione strade sicure. Infatti, a maggio Carlo Salvemini – dopo un incontro critico con i residenti del quartiere Stazione – aveva scritto una lettera all’allora prefetto Luca Rotondi per richiedere di cominciare le pratiche per aderire a questa operazione dell’Esercito per la pubblica sicurezza in luoghi civili – in quel caso, era per le sentite lamentele dei residenti del quartiere, attualmente pattugliato dalle forze dell’ordine.
Poli Bortone si è detta fiduciosa sull’adesione, promettendo il massimo impegno dopo aver spiegato che verranno coinvolte le scuole, in campagne di sensibilizzazione per la prevenzione del crimine organizzato. Poi si è tolta un sassolino dalla scarpa sottolineando che il suo predecessore non aveva fatto passi avanti su Strade sicure.
Peraltro, proprio stamattina – ben prima delle parole del sindaco – Salvemini con un post sui social aveva preso parola sul caso e sul comportamento dell’attuale prima cittadina, concludendo con un auspicio all’unità civile: «Puntare il dito contro il sindaco in carica quando si è all’opposizione. Indicare l’intervento del Ministero e delle istituzioni territoriali quando si è maggioranza. La sicurezza e l’ordine pubblico utilizzati cinicamente come mezzo di lotta politica. A seconda delle convenienze e delle contingenze. Sicurezza in città? Ieri: tutta colpa del sindaco. Oggi: contr’ordine, tocca al Governo nazionale e alle forze di polizia. Il senso dello Stato non deve dipendere dal ruolo istituzionale occupato, ma dall’essere espressione di una comune cultura di cittadinanza. Non puntare il dito, ma fare gioco di squadra. Ciascuno nel proprio ruolo. Ecco perché dopo questo impressionante omicidio in città, oggi come sempre, non può che esserci un’unica presa di posizione: uniti, tutti, contro il crimine organizzato.»
Il prefetto Manno ha parlato più come politico che come dirigente pubblico, insistendo sulla fiducia alla magistratura che sta proseguendo le indagini – ovviamente non rivelabili, ad ora – e cercando come il sindaco di rasserenare gli animi dei cittadini. Ha spinto molto sulle capacità delle forze dell’ordine che in sinergia stanno riuscendo a contrastare il crimine organizzato – confermando implicitamente che è stato un omicidio preparato e non casuale – e ha voluto dichiarare che si esclude una nuova fase di incidenza mafiosa sul territorio.
Tenta di celare la pressione, il prefetto. Gli ricordiamo che qualche mese fa Francesco Mandoi, sostituto procuratore a Lecce al tempo del maxiprocesso contro la Sacra corona unita che decapitò i grandi capi di questa mafia e inaugurò una relativa tranquillità, aveva dichiarato di non sottovalutare i segnali del ritorno della criminalità organizzata nel Salento. In particolare, episodi efferati (come questo) dimostrerebbero un certo controllo sulla zona già posseduto dai criminali.
Manno invece nega, soffermandosi sull’operatività delle autorità previste. Anche se per adesso non si hanno novità sull’assassino (né sull’eventuale mandante), il messaggio che lo Stato vuole mostrare è chiaro: la città non è in pericolo e la situazione non sta sfuggendo di mano.
Articolo molto significativo e sincero.