REPORTAGE / IERI SERA A LECCE LA PRESENTAZIONE DEL LIBRO “Glossario ecologista. Le parole giuste”. leccecronaca.it E’ ANDATA AD ASCOLTARLE PER VOI. QUELLE DEL DIBATTITO COMPRESO

| 5 Dicembre 2024 | 0 Comments

di Giovanni Gemma ________

Si è svolto nella fredda serata del 4 dicembre l’evento di presentazione di Le parole giuste. Glossario ecologista, un libro (prodotto rigorosamente con carta riciclata) curato dall’associazione ambientalista A Sud, figlio collettivo, nato dal contributo di oltre cinquanta autori – tra cui alcuni presenti, Laura Greco e Michele Carducci.

L’occasione è in una sala interna dell’ex Convitto Palmieri, dove il segnale Internet arriva molto scarso e le sedie sono tutte vicine: un modo molto fisico seppur inconsapevole per incentivare l’ascolto.

La discussione è molto libera, quasi familiare.

Maria Cucurachi, del Coordinamento per gli alberi e il verde urbano di Lecce, apre e modera la discussione, spiegando le modalità dell’evento. Quest’ultimo è stato organizzato dal Coordinamento e da Rosantina, che potremmo definire come un’associazione di lettori impegnati. Conoscendosi tra di loro già quasi tutti gli spettatori, alla fine sono diventati loro i protagonisti e gli ospiti si sono trovati a fare gli spettatori che intervengono.

Cucurachi specifica che verrà fatto fare un intervento a ciascun ospite, poi tra un ospite e l’altro verranno letti da alcuni membri di Rosantina brevi passi selezionati da questi lettori dal Glossario ecologista.

Cucurachi sottolinea: «Intendo la giustizia come una necessità ora». E intende giustizia non (solo) in senso formale, ma anche “sostanziale”: giustizia climatica, giustizia ambientale, giustizia sociale – datele l’attributo che preferite.

Cita un termine che non si sente così spesso eppure è pregnante: «Noi siamo suolovori», divoratori di suolo, «tanto più in Puglia, tanto più a Lecce, anche a causa del disseccamento degli ulivi,  un guadagno per chi vuole costruire qualcosa di meno organico.»

La prima a ricevere il la per intervenire è Laura Greco, presidente di A Sud. Come racconta, questa associazione nasce nel 2003 con i movimenti indigeni del Sud America, visti come avanguardia dell’attivismo ecologico. Da allora si sono dedicati alle questioni italiane, rivedendo in alcune comunità colpite da iniziative estrattive la stessa lotta e gli stessi bisogni delle comunità indigene. Scopo di A Sud è diffondere il verbo ecologista e collaborare con quanti vogliano promuovere il messaggio nella società – scuole e società civile comprese. Da qui nasce la collaborazione con la casa editrice Fandango, che ha prodotto Le parole giuste con un intento «non meramente nozionistico, bensì con l’idea di stimolare l’azione.»

A proposito di azione, Greco sottolinea che quello che stiamo vivendo ora è il periodo più tosto per l’ecologismo da quando ha iniziato a fare attivismo ventun anni fa: allora era il tempo  delle grandi mobilitazioni trasversali, che oggi si sono inaridite o sono state inaridite.

Un altro obiettivo di A Sud è fare consulenza sul tema della sostenibilità degli eventi e delle produzioni culturali. Infatti, «il mondo della cultura è un’industria e come tale ha un impatto; i circuiti culturali soprattutto mainstream hanno un grandissimo impatto sull’ambiente.»

La parola passa così a Vins Gallico, responsabile della sezione podcast di Fandango, quindi interno dell’industria culturale. La casa per cui lavora è stata nelle produzioni di Gomorra, L’amica geniale e dei film di Sorrentino, e risulta «un unicum nel panorama italiano» perché:

1) non prendono soldi da finanziatori che lavorano con i produttori di fossile e 2) portano avanti progetti che prendono vita dai temi trattati nelle opere pubblicate. Finita la parte spot, gli preme dire che su alcune questioni di sostenibilità erano come «ciechi» e in un campo del genere non bastano buone volontà ed intenzioni: perciò, Fandango ha sottoscritto un protocollo con A Sud.

È il momento di Cristina Mangia, ricercatrice del CNR di Lecce. Non fa un intervento da scienziata-scientista: sulle questioni ambientali la scienza arriva fino ad un certo punto, nel senso che poi ci si deve aprire e confrontare coi bisogni del territorio e degli abitanti, coinvolgendo associazioni e amministrazioni, accettando che il proprio punto di vista abbia dei naturali limiti che si possono risolvere col dialogo. Serve fiducia tra le parti – ovviamente mantenendo i ruoli!

Questo metodo funziona concretamente: un comune della Provincia di Brindisi ha chiesto l’aiuto dell’Istituto per il clima di Lecce (in cui Mangia lavora) per capire meglio alcune questioni d’impatto e, nonostante ci fosse uno stato di conflitto tra giunta e popolazione, si è potuto risolvere tutto con ordine, rispetto e ascolto delle istanze.

Ultimo ma non per importanza è l’intervento di Michele Carducci, che senza vanagloria dice di essere stato «il primo in Italia ad occuparsi di diritti della natura, a partire dalla Costituzione dell’Ecuador del 2008».

Ad oggi, quella ecuadoregna è ancora l’unica carta costituzionale che dà la possibilità ai cittadini di costituirsi come sostituti processuali (ossia un umano che chiede giustizia in tribunale in nome di un “oggetto” ambientale) per un soggetto (con validità giuridica) naturale. In Bolivia si era pensato di creare un’autorità pubblica indipendente per la protezione della natura, stile Antitrust – progetto tentato ma che per vicissitudini politiche interne non si riuscì a concretizzare.

Comunque, preme specificare a Carducci, non basta il riconoscimento della soggettività giuridica, dato che questa soggettività va rivendicata nelle sedi necessarie – e la giustizia, particolarmente in Italia, costa – e deve fare i conti poi con le rappresentanze e le amministrazioni pubbliche.

Seguendo il lascito di Michel Foucault, con la democrazia rappresentativa si è aperta faglia tra noi umani in quanto specie e noi umani in quanto opinione. Inoltre, per Carducci, non è tanto il capitalismo in sé il problema dell’impronta umana sul clima, ma bisogna risalire alla modernità stessa – di cui il capitalismo è solo una branca. (Problema: il capitalismo può avere un anticapitalismo come soluzione, ma la soluzione alla modernità in quanto problema qual è? La premodernità? O una post-modernità che è però iper-moderna?).

Chiusa la lezione di Carducci, per chiudere anche l’articolo si segnalano alcuni interventi dal pubblico. Uno sottolineava come, di fronte a questioni così importante, la presenza nella sala a Lecce fosse “solo” d’un centinaio di persone. Gallico ha ribattuto invece contento, dato che anche una partecipazione in questi numeri è tutt’altro che scontata!

Prendendo spunto da un autore (tal Moore) citato durante una lettura di Rosantina, si deve parlare di «ecologia-mondo», pensando al capitalismo come ad un «regime ecologico» e il capitale una «forma di organizzazione della natura»; perciò sarebbe più opportuno parlare di capitalocene che di antropocene, essendo non l’attività umana in sé bensì le logiche capitaliste a mettere a repentaglio il pianeta. (Come visto prima, Carducci non era del tutto d’accordo).

Maria Cucurachi si sfoga sul rapporto che il suo Coordinamento ha provato a intessere con le varie giunte leccesi. È mancata e manca una politica adeguata sulla gestione comunale degli alberi, gli assessori e il dirigente del settore non avevano e non hanno le competenze strettamente necessarie anche se a livello nazionale esiste dal 2013 una legge che regolamenta quello che il comune può fare.

L’avvicendamento politico non ha mostrato miglioramenti sostanziali, dal caso del piazzale dello Stadio al prossimo taglio di altri alberi.

Chiudiamo con la “parola della serata”; con nonchalance, è quella pronunciata da un uomo dal pubblico, in riferimento alle grandi catene di centri commerciali: ribattezzati, appunto, gli «ipermerdai». Credo sia necessario il diritto d’autore qui.

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Eventi, Politica, reportage

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.