TERRAMARIQUE IL SALENTO E’ ASSEDIATO DALLE SPECULAZIONI: ORA DOBBIAMO DIFENDERE LA NOSTRA TERRA DALL’ASSALTO DELLE MULTINAZIONALI. SIAMO ALLE BARRICATE, COME DICE PAOLO PAGLIARO, INVITANDO ALLA LOTTA

| 29 Novembre 2024 | 1 Comment

(g.p.) ________ “Si fa sempre più vicina la minaccia del mostro eolico offshore di Odra Energia di fronte alle coste tra Otranto, Santa Cesarea Terme, Castro, Tricase e Leuca. Il piano pubblicato il 26 novembre dalla società proponente sul sito del Ministero dell’Ambiente – che doveva essere rivisto alla luce delle osservazioni giunte da Comuni, Enti e cittadini – di fatto conferma lo scenario progettuale. Solo fumo negli occhi la riduzione da 90 a 73 del numero di pale galleggianti, che restano alte quasi 300 metri, e l’allontanamento di appena 2 chilometri (da 14 a 12) dalla litoranea. Rimangono invariate anche tutte le opere di approdo, scavo e connessione previste in località la Fraula, a Santa Cesarea Terme”.

Comincia così, con questa brutta notizia, di una minaccia che si fa ancora più incombente, e con l’attestazione che la revisione del progetto si è manifestata con una sostanziale presa per il culo per i Salentini, il comunicato diffuso questo pomeriggio dal consigliere Paolo Pagliaro, che così continua:

Una farsa e un’offesa a tutte le amministrazioni comunali, alle associazioni e ai cittadini che si sono mobilitati con noi contro questo scempio fin da novembre 2021, aderendo alla grande manifestazione di protesta a Porto Miggiano che è stato il primo passo di una battaglia compatta, al di là di ogni steccato ideologico e senza colore politico, a difesa del nostro paesaggio. Ci sono state altri due sit-in a maggio 2022 e a marzo scorso, sempre per ribadire il nostro no categorico al progetto di Odra Energia che minaccia il mare e la costa. Hanno deliberato parere contrario il presidente e l’assemblea dei sindaci della Provincia di Lecce, 72 Consigli comunali e del territorio, la Pro Loco e il Parco regionale naturale Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase. No allo sfregio del paesaggio, no ai danni all’ecosistema marino, no all’impatto visivo e all’inquinamento acustico.

Più volte abbiamo sottolineato i danni collaterali provocati sia ai fondali marini che alle aree terrestri dalle infrastrutture necessarie per l’ancoraggio e il collegamento alla rete energetica. Danni che includono lo stress per la fauna marina, le interferenze con le attività di navigazione e di pesca, l’impatto acustico generato da numerose turbine marine e il deturpamento del paesaggio. Laddove oggi è possibile ammirare le montagne dell’Albania, ci si troverebbe invece di fronte a strutture invasive che alterano profondamente l’estetica del panorama.
Ma Odra ha tirato dritto, passando sulla testa del territorio e ignorando le sue legittime proteste.

Ora il Ministero ha concesso soltanto quindici giorni di tempo per presentare osservazioni al progetto. Quindi, entro l’11 dicembre dobbiamo fare fronte comune per contestare tutte le criticità di un piano scriteriato che – come un bulldozer – persegue il massimo profitto per l’azienda sacrificando il valore paesaggistico, storico e culturale di un’area che dev’essere preservata con ogni mezzo. È a rischio il nostro panorama costiero, uno dei più belli al mondo, patrimonio identitario del Salento e risorsa turistica imperdibile.

Mobilitiamoci tutti e alziamo le barricate contro questo scempio!”.

Fin qui Pagliaro.

Attendiamo la sua chiamata alla mobilitazione. Aspettiamo pure altre indicazioni operative di lotta e tutte le proposte possibili da concretizzare per impedire questo nuovo scempio ambientale.

Il Salento, che comincia con il mostriciattolo di Cerano e finisce con il mostro dell’ex Ilva, è sempre più sotto assedio in tanti modi – discariche, boschi bruciati o minacciati, centrali a biogas, fotovoltaico, impianti monstre di pale eoliche, tralicci e quant’altro di orrendo possa esistere terramarique – a opera di imprenditori senza scrupoli e multinazionali dell’occulta strategia del profitto senza confini.

Per esempio, nella fattispecie questo progetto Oddra è sostenuto da Renantis e da Blue Float Energy, azienda spagnola specializzata in impianti di tipo galleggiante.

In particolare Renantis è una società specializzata in energie rinnovabili con sede a Milano, guidata dall’amministratore delegato Toni Volpe. È nata nel 2002 con il nome di Actelios; nel 2004 diventa Falck Renewables (dal nome dell’azionista di maggioranza, la famiglia Falck) e poi, nel 2022, assume il nome di Renantis a seguito dell’acquisizione da parte di Infrastructure Investments di JPMorgan, il fondo di investimenti P Morgan Chase & Co. una multinazionale statunitense di servizi finanziari collegata all’omonima banca.

Category: Cronaca

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  1. Paolo Pagliaro, La Puglia Domani - tramite mail ha detto:

    IMPIANTO EOLICO OFFSHORE OTRANTO-LEUCA, PAGLIARO: “REGIONE GETTA LA MASCHERA E SPIANA LA STRADA A ODRA. MA LA NOSTRA BATTAGLIA NON SI FERMA”

    Nota del consigliere regionale Paolo Pagliaro, capogruppo La Puglia Domani

    “La Regione Puglia getta la maschera: mentre si proclama contro le rinnovabili selvagge, di fatto spiana la strada a Odra Energia per impiantare 73 pale eoliche alte 315 metri a soli 14 chilometri dalla costa, nello specchio di mare di fronte ai comuni di Santa Cesarea, Otranto, Castro, Andrano, Tricase, Alessano, Castrignano del Capo, con tutte le opere di connessione alla rete elettrica nazionale. È un tradimento agli impegni presi a difesa del territorio, il parere endoprocedimentale propedeutico al rilascio della VIA, la Valutazione d’Impatto Ambientale, espresso il 6 dicembre scorso dall’Assessorato regionale allo sviluppo economico a guida Delli Noci. Siamo indignati ma non stupiti da questo inchinarsi alle multinazionali dell’energia, che trapelava già nel disegno di legge sulle aree idonee, non a caso bloccato nel suo iter nelle Commissioni referenti. Vorremmo sapere cosa ne pensa l’assessora all’ambiente Triggiani, di questo parere espresso sul progetto Odra. L’ex assessora Maraschio aveva avuto il coraggio di schiararsi al nostro fianco contro questo scempio, partecipando anche ad uno dei sit-in che abbiamo organizzato a Porto Miggiano e dichiarando senza mezzi termini che l’impianto Odra confligge con la pianificazione regionale. E allora perché la Regione Puglia ha cambiato idea, nonostante il nuovo piano presentato dalla società sia quasi identico al precedente? Sono state ridotte le pale, da 90 a 73, ma sono state alzate da 275 a 315 metri. È un piano che abbiamo combattuto con tutte le forze insieme a 72 Consigli comunali che hanno deliberato contro, all’assemblea dei sindaci della Provincia di Lecce, alle associazioni ambientaliste e alle Proloco, ai cittadini salentini mobilitati a difesa della loro terra.
    Perché la Regione Puglia contravviene alle sue stesse linee guida per la gestione dello spazio marittimo, tracciate nella delibera inviata al Ministero dell’Ambiente? Aveva detto sì agli impianti offshore, ma nelle aree portuali già utilizzate a fini industriali e in alto mare, senza alcun impatto visivo sulla litoranea. Invece il progetto Odra andrà ad invadere uno specchio di mare di altissimo pregio naturalistico e «uno dei punti più sensibili del Mediterraneo dal punto di vista storico, culturale e archeologico» secondo il professore emerito Francesco D’Andria – calpestando la volontà dei territori e il loro diritto ad auto determinare l’uso del proprio patrimonio paesaggistico. Questo va contro la sentenza della Corte Costituzionale del febbraio scorso, che ha stabilito la legittimità della nostra legge sul fermo pesca dei ricci di mare, stabilendo che gli spazi prospicienti la costa non sono di esclusiva competenza dello Stato.
    Ed è miope parlare di un progetto utile per il territorio facendo leva sui posti di lavoro in fase di costruzione ed esercizio, perché un mostro del genere a pochi chilometri dalla costa la sfregerà e ne ridurrà l’appeal turistico, causando la perdita di posti di lavoro nel settore trainante per l’economia salentina. Una cosa non esclude l’altra, se si programma con intelligenza e rispetto del territorio. Basterebbe spostare la localizzazione dell’impianto eolico e delle relative opere di connessione a terra in aree prive di vincoli e tutele, sia per l’ambiente offshore che onshore. Altrimenti si crea un grave precedente. Abbiamo tante aree in Puglia dove accogliere operatori commerciali che investono in energie rinnovabili, ed è folle consentire che si trivelli la costa per generare posti di lavoro distruggendo il nostro patrimonio di bellezza.
    La realizzazione di opere strategiche per il Paese non può comportare un sacrificio così grande per la nostra terra e il nostro mare. Non deve prescindere dall’armonia con il territorio e dal rispetto della salute pubblica. Permettere che l’interesse economico prevalga sulla salvaguardia di ecosistemi unici e della qualità di vita delle comunità locali sarebbe un grave errore, incompatibile con i principi di sostenibilità e giustizia sociale professati a parole ma smentiti dai fatti.
    Per questo la nostra battaglia contro il mostro di Odra di fronte alle nostre coste non si ferma, nonostante la Regione sia passata – anzi credo sia stata sempre – dalla parte dell’invasore”.

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