LE IDEE / I RAPINATORI DEL MONDO FANNO UN DESERTO E POI LO CHIAMANO PACE
(g.p.) ________
Secondo quanto riportano i più accreditati mass media internazionali (fonte: BBC, CNN, AL JAZEERA) nella tarda serata di oggi sarà annunciato un cessate il fuoco in Libano in vigore dall’alba di domani. Non si capisce ancora se avrà effetti anche sulla striscia di Gaza e in Siria.
A Beirut, nella striscia di Gaza e in Siria, intanto, dove è rimasto ancora qualcosa da distruggere e qualche civile ancora in vita, oggi ci sono stati nuovi attacchi israeliani, che hanno aggiunto altre distruzioni e altre vittime alle decine di migliaia finora provocate (nella foto il centro della capitale libanese).
Qui di seguito un passo – capitolo 30 – dal “De agricola” di Tacito (I secolo d.C) in cui il sommo storico romano fa parlare Calgaro, capo dei Caledoni, una tribù dei Britanni che aveva guidato la rivolta contro gli occupanti romani capeggiati da Agricola.
“Quotiens causas belli et necessitatem nostram intueor, magnus mihi animus est hodiernum diem consensumque vestrum initium libertatis toti Britanniae fore; nam et universi coistis et servitutis expertes et nullae ultra terrae ac ne mare quidem securum, imminente nobis classe Romanā. Ita proelium atque arma, quae fortibus honesta, eadem etiam ignavis tutissima sunt. Priores pugnae, quibus adversus Romanos variā fortunā certatum est, spem ac subsidium in nostris manibus habebant, quia nobilissimi totius Britanniae eoque in ipsis penetralibus siti nec ulla servientium litora adspicientes, oculos quoque a contactu dominationis inviolatos habebamus.
Nos terrarum ac libertatis extremos, recessus ipse ac sinus famae in hunc diem defendit; nunc terminus Britanniae patet, atque omne ignotum pro magnifico est: sed nulla iam ultra gens, nihil nisi fluctus et saxa, et infestiores Romani, quorum superbiam frustra per obsequium ac modestiam effugias. Raptores orbis, postquam cuncta vastantibus defuere terrae, et mare scrutantur: si locuples hostis est, avari, si pauper, ambitiosi, quos non Oriens, non Occidens satiaverit: soli omnium opes atque inopiam pari adfectu concupiscunt. Auferre, trucidare, rapere, falsis nominibus imperium, atque, ubi solitudinem faciunt, pacem appellant”.
“Tutte le volte che considero le cause della guerra e la nostra situazione difficile, io ho grande fiducia che la giornata di oggi e la vostra unità d’intenti costituirà l’inizio della libertà per tutta la Britannia; infatti sia vi siete riuniti tutti, sia immuni dalla schiavitù, sia nessuna terra c’è oltre, e neppure un mare sicuro, visto che ci sovrasta la flotta romana. Così il combattimento e le armi, che sono motivo d’onore per i coraggiosi, sono pur sempre le difese più sicure anche per i vili. Le precedenti battaglie, in cui si combattè con alterna fortuna contro i Romani, riponevano speranza e aiuto nelle nostre mani, perché noi, i più nobili di tutta la Britannia e perciò collocati proprio nelle zone più inaccessibili e non vedendo alcun litorale abitato da popoli schiavi, avevamo anche gli occhi inviolati dal contatto della dominazione.
Noi, ultimi del mondo e della libertà, fino a questo giorno ha difeso l’isolamento stesso e l’oscurità della fama; ora l’estremo confine della Britannia è accessibile, e tutto l’ignoto è come (se fosse) glorioso: ma ormai oltre non c’è nessuna popolazione, nulla se non flutti e scogli, e più ostili i Romani, la cui arroganza inutilmente cercheresti di evitare con la condiscendenza e la modestia.
Rapinatori del mondo, dopo che a loro che tutto devastano sono venute a mancare le terre, scrutano anche il mare: se il nemico è ricco, avidi, se povero, ambiziosi, loro che non l’Oriente, non l’Occidente ha saziato: loro soli bramano con pari passione le ricchezze e la povertà di tutti. Rubare, trucidare, rapire, con false parole lo chiamano impero, e dove fanno deserto, la chiamano pace”.