“Gli amministratori comunali non sono notai di decisioni prese altrove, ma sentinelle del loro territorio”. IN UN’INTERVISTA ESCLUSIVA A leccecronaca.it IL SINDACO DI SURBO RONNY TRIO SPIEGA LE RAGIONI DEL SUO NO ALLA CENTRALE A BIOGAS DI CAFORE
di Giovanni Gemma _______
Sul caso della centrale a biogas abbiamo intervistato il professor Oronzo “Ronny” Trio, 52 anni, sindaco di Surbo dal 2020 e tra i più attivi antagonisti del progetto. Docente UniSalento di Marketing turistico e Management del terzo settore, Ronny Trio – «ormai solo mia madre mi chiama Oronzo», dice scherzosamente – si è fatto portavoce di un’opposizione che ancora è in piena battaglia e non può cantar vittoria, ma neppure vuole alzare bandiera bianca.
LecceCronaca.it ha cercato di estrapolare il suo punto di vista, il rapporto con l’amministrazione del capoluogo e le tattiche sul campo.
Da diverse settimane tiene banco la questione della costruzione di una centrale a biogas in località Cafore. Di fatto, è territorio del Comune di Lecce, ma sul confine con Surbo. Eppure il progetto è già in fase molto avanzata: come mai la politica surbina se n’è accorta con ritardo?
Non direi che se n’è accorta con ritardo, anzi ce ne siamo accorti nei tempi giusti tenendo le antenne drizzate. Di questo progetto ne eravamo totalmente all’oscuro – se non ce ne siamo accorti è perché le informazioni sono state, non so quanto volontariamente, tenute riservate. Non appena il Comune di Lecce ce lo ha comunicato, ci siamo prontamente attivati per capire di cosa si trattasse e quali strumenti avessimo a disposizione per contrastarlo.
Surbo si presenta come un’enclave dell’agglomerato di Lecce. Qual è la percezione che si vive tra i palazzi surbini rispetto al trattamento offerto dall’amministrazione del capoluogo?
Non ne farei una questione di amministrazione del capoluogo, in questo caso quella di Poli Bortone. Credo che la città di Lecce, storicamente e in linea generale, ha guardato legittimamente agli interessi dei propri cittadini. Sulle questioni ambientali ha sempre cercato di preservare i propri cittadini, di fatto danneggiando quelli dei paesi limitrofi.
Non intendo dire che volutamente Lecce intenda o abbia inteso penalizzare le altre comunità, però è chiaro che se – malauguratamente – si realizzasse un progetto come questo, la comunità di Surbo subirebbe un impatto molto più impattante – scusi il giro di parole – rispetto a quello che percepirebbe la comunità di Lecce. L’estensione di Lecce fa sì che l’amministrazione comunale possa sfruttare questa estensione per non far risentire questo tipo di progetti la propria comunità, ma producendo effetti in quelle vicine.
Riguardo al progetto, avete avuto interlocuzioni con Palazzo Carafa e con la sindaca Poli Bortone?
Abbiamo avuto un primo incontro circa dieci giorni fa. Sono stato ricevuto e ho illustrato le mie riserve e le mie perplessità. A seguito di questo incontro, cosa che già avevo preannunciato alla sindaca e all’assessore Scorrano, ho prodotto formalmente una richiesta di ammissione alla conferenza dei servizi affinché il Comune di Surbo possa dire la propria nella discussione che si attiverà in quest’organo.
È andata a buon fine la richiesta?
Non ho avuto ancora alcun riscontro, mi auguro che arrivi una risposta nei prossimi giorni. È determinante ai fini dell’iter istruttorio del Comune di Lecce.
È sembrato molto attivo sulla questione l’assessore leccese Giampaolo Scorrano, di cui leggo le deleghe ufficiali: «Politiche urbanistiche, Programmi rigenerazione urbana, Parco naturale regionale “Bosco e Paludi di Rauccio”, Valorizzazione del Patrimonio pubblico». Ma «Ambiente, Politiche energetiche, Igiene, Verde pubblico» sono competenza dell’assessore Saverio Martini. Da esterno, come si spiega l’iperattivismo di Scorrano dinanzi al mutismo di Martini?
È una questione interna alla Giunta leccese su cui non dico nulla. Evidentemente, Scorrano ha una maggiore intraprendenza [sorride, ndr], non riuscirei a qualificarla diversamente. Andrebbe chiesto alla sindaca Poli Bortone e ai suoi assessori.
Quali saranno le vostre prossime mosse?
Qualora non fossimo ammessi alla conferenza dei servizi, certamente adiremo all’autorità giudiziaria avverso il diniego. Se invece – come ci auguriamo e riteniamo di avere diritto – saremo ammessi, evidenzieremo tutte le nostre perplessità tecnico-giuridiche che quel progetto attualmente presenta secondo il nostro punto di vista.
Ci spieghi un attimo il perché della vostra opposizione alla centrale. Agrienergia, l’azienda costruttrice, nel progetto scrive di introiti economici non indifferenti e posti di lavoro, nel cantiere e dopo: quali sono le controparti negative che vi spingono a rifiutare?
Intanto bisogna capire gli introiti economici per chi sono: se sono per l’azienda, non posso prendere posizione su un business legittimo – e la produzione di energia da fonti rinnovabili è auspicabile, non sono affatto contrario al progetto in quanto tale, al core business dell’azienda. Sulla formazione di posti di lavoro, è sicuramente un fatto positivo ma credo che gli stessi posti possano prodursi con una localizzazione alternativa.
Qui bisognerebbe, più che guardare a questi aspetti, considerare l’impatto odorigeno che sicuramente si produrrà, indipendentemente da quello che il progetto intende dimostrare, sulla comunità, sulle attività turistico-ricettive presenti nella zona, che già risentono di altri impianti similari e paventano la chiusura delle attività – e questo è un fatto a cui la politica non può restare insensibile, da ultimo, non bisogna dimenticare che l’area di Surbo è stata oltremodo stressata da decenni da scelte non propriamente corrette. Ancora, la vicinanza all’Abbazia di Cerrate: sono contento che il FAI abbia espresso il proprio parere contrario.
Dobbiamo guardare agli effetti e alle diseconomie esterne che questa centrale presenta. Non dimentichiamo che la grossa mole di materiale da usare genererà un traffico di mezzi pesanti nell’area, con la dispersione possibile di pergolato, è una conseguenza che non può essere sottaciuta e non può essere sottovalutata. La politica non se lo può permettere.
Il caso di Cafore non è isolato: la stessa azienda, la Agrienergia Circolare SRL 6, ha progettato simili impianti in altri comuni salentini – Galatina e Soleto, ad esempio. Crede che la volontà politica delle amministrazioni comunali abbia un qualche ruolo nella scelta delle località?
Le amministrazioni comunale e la politica in generale devono avere un ruolo. Non possiamo pensare che gli amministratori comunali siano dei notai che ratificano scelte e decisioni prese altrove. La politica è e deve essere sentinella del proprio territorio, e dev’esser anche compartecipe e attore dello sviluppo del proprio territorio. Naturalmente, questo implica che la politica stessa prenda posizione quando progetti presentati da privati siano confliggenti con le priorità del territorio.
Quindi, credo che la politica abbia e debba avere un ruolo – che non significa un ruolo ostativo, del «no assolutamente». Deve avere un ruolo di valutazione degli effetti di quanto sia proposto dagli investitori – che devono essere sempre ben accolti, il territorio dev’essere attraente per loro, guai a mandarli via. Ma questo non significa che tutto debba realizzarsi sulla testa dei cittadini e a loro danno.
Anche Trepuzzi e Squinzano sono vicini alla futura centrale, ma sembrano meno preoccupati. Com’è il posizionamento politico in questi paesi riguardo al progetto?
Trepuzzi è assolutamente compartecipe della nostra azione, che va a braccetto con quella del Comune di Trepuzzi. Col sindaco Taurino ci sono un’interlocuzione e un’intesa costanti, tant’è che stiamo valutando la possibilità di convocare un Consiglio comunale congiunto monotematico sull’argomento.
Con Squinzano non c’è una prossimità così forte, quindi magari c’è una sensibilità meno intensa – ma il collega Pede è una persona di dialogo che certamente non disdegnerà una possibilità di coinvolgimento anche da parte del suo Comune.
Il Movimento Regione Salento gioca a fare l’ambientalista in alcuni comuni opponendosi alla centrale, ma è nella maggioranza a Lecce – con Paolo Pagliaro in prima fila al trionfo di Poli Bortone, tanto da far beccare a Telerama un rimprovero da parte dell’AGCOM per aver violato la par condicio alle elezioni di giugno. Aprirete un dialogo per far fronte comune anche con loro?
Ho auspicato un supporto e una condivisione da parte del Movimento Regione Salento. C’è da dire che ha manifestato – coi circoli di Surbo e Trepuzzi – la propria contrarietà. Certo, questo palesa contraddittorietà: non riesco a spiegarmi come l’assessore Scorrano possa essere, non voglio dire sostenitore della causa, ma non contrario al progetto.
Non ho sentito, però, la voce degli assessori e dei consiglieri del MRS – e mi auguro che ci sia vista la contrarietà dei circoli di Surbo e Trepuzzi: auguro che sia coerente con quella dei circoli stessi.
Antonio Antonaci – consigliere di minoranza a Galatina – ha proposto, su Galatina24.it, un modello alternativo a quello di Agrienergia: piccoli impianti su base di consorzi intercomunali per il trattamento aerobico del compostaggio, senza la digestione anaerobica e soprattutto con un minor consumo di risorse e suolo. Avete provato già a proporre un modello simile?
Non ci siamo confrontati, però non mi sembra un’idea disdicevole. Credo che il consigliere abbia avuto un’idea che merita un approfondimento. _______
LA RICERCA nei nostri articoli del 29 ottobre e del 4 novembre scorsi
Category: Costume e società, Cronaca, Politica