LA RECENSIONE / L’EDITORE STEFANO DONNO HA SCOVATO UNA NUOVA AUTRICE INTERESSANTE: I FRAMMENTI DI UN DISCORSO AMOROSO IN VERSI DI SABATINA NAPOLITANO. leccecronaca.it HA LETTO IN ANTEPRIMA “Cantico degli amanti”
di Giuseppe Puppo ______
Il ‘Cantico dei cantici’ è uno dei libri della Bibbia, attribuito al re ebraico Salomone, famoso per la sua saggezza. In realtà si tratta di una raccolta di testi ancora più antichi della tradizione persiana, cui uno o più paia di mani, rimaste anonime, esattamente come quelle degli estensori originari, han dato successivamente una risistemazione organica.
Parlano dei sentimenti, in otto dialoghi intrecciati fra di loro, di un uomo, Salomone, appunto, e una donna, Sulammita, sua moglie, che ripercorrono, con suggestioni semplici, ma corpose, a tratti forse retoriche, ma mai banali, i momenti dell’amore.
Sabatina Napolitano, 35 anni, dell’isola della Maddalena in Sardegna, residente a Siena dove insegna in un liceo scientifico, è una intraprendente autrice di raccolte di poesie, un romanzo, e articoli letterari per blog e siti, molto attiva sui social.
Da ieri è diventata anche un po’ salentina d’adozione, da quando il sempre intraprendente Stefano Donno, editore leccese dal respiro internazionale, ha pubblicato “Cantico degli amanti – Dalla parte del marito” (I Quaderni del Bardo edizioni, 104 pagg. 10,40 euro), raccolta poetica che parla, anch’essa, d’amore e che proprio del ‘Cantico dei cantici’ vuol essere la riscrittura in chiave contemporanea.
Questa l’idea di partenza, che è una buona idea di partenza.
Il cammino però si è rivelato difficoltoso, per quanto alla fine l’approdo sia stato raggiunto, il traguardo tagliato con successo.
Da appassionato di poesia e in particolare da grande fan della poesia d’amore, abituato alle illuminazioni in materia trovate in Roberto Carifi, Giuseppe Yusuf Conte, ma anche in altri amici poeti, spesso editi anch’essi da I Quaderni del Bardo, come Nicola Vacca, Chiara Evangelista, Nicola Manicardi, Donato Di Poce, tanto per non fare nomi, da questo libro di Sabatina Napolitano mi aspettavo molto e forse proprio per questo, per la carità, colpa mia, non mi ha soddisfatto in pieno.
Non me ne vogliano l’autrice, l’editore, gli estensori della prefazione Pasquale Vitagliano e della postfazione Gianpaolo G. Mastropasqua, se non mi allineo incondizionatamente alle loro visioni.
Intendiamoci, ripeto e sottolineo: l’obiettivo è stato raggiunto. Infatti, se del ‘Cantico dei Cantici’ bisognava fare un aggiornamento, un rifacimento in toto in chiave contemporanea
“mandarti un messaggio su whatsapp”
questo alla fine è venuto, ed è venuto più o meno bene.
“Ho paura e scrivo poesie, se mi agito”.
Nelle poesie d’amore Sabatino Napolitano dà il meglio di sé quando esprime la propria sensibilità squisitamente femminile, anche quando esprime l’alter ego maschile, riversandola senza freni nel rapporto di coppia.
Piaceranno a lettrici sedute sul divano in fredde sere d’inverno, con la copertina addosso e un gatto indifferente al giorno sopra, una scatola di cioccolatini accanto da scartare, con versi nuovi da ruminare.
Piaceranno a lettori frementi di desiderio represso, materiali per masturbazioni intellettuali per gli accenni, alcuni dei quali espliciti, anche vagamente perversi, comunque espressi sempre in maniera dirompente, di momenti erotici
“In macchina guida lui,
mi sorride, mi tocca le gambe.
Capita che facciamo l’amore in macchina”.
- ed è questo il più pudico.
Bene anche lo sforzo riuscito di far diventare la quotidianità tanti frammenti di eternità.
A mio modo di intendere, però, ci sono alcune cose che non vanno bene, o che almeno non sono piaciute a me.
In primo luogo, le citazioni insistite di altri poeti, inframmezzate qua e là nel libro, insomma le poesie altrui riportate nel contesto: lo appesantiscono e basta, senza aggiungere o levare nulla.
Poi, la compiaciuta e a tratti ripetitiva insistenza sui motivi già delineati, i baci, le città, i biglietti e i bigliettini, e robe simili: cadute di tensione, scivoloni prosaici.
Scarsa anche, infine, o almeno dispiegata raramente, la capacità di folgorazione, di andare oltre le parole per esprimere quello che le semplici parole non riescono a dire.
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