POLVERE DI STELLE / HOLLYWOOD: dopotutto… E’ VIVIEN LEIGHT
di Elena Vada _______
“… dopotutto domani è un altro giorno!”
Questa è l’ ultima frase pronunciata da Scarlett O’ Hara, nel famoso film ‘Via col vento’, (1939), dove vince il Premio Oscar come miglior Attrice Protagonista, lei è: VIVIEN LEIGHT.
Vivian Mary Hartley, attrice cinematografica e teatrale inglese, è nata a Darjeeling (India) il 5 novembre 1913, da Ernest Hartley, ufficiale della cavalleria britannica (o ricco agente di borsa) e Gertrude Robinson Jackie.
Quando Vivian aveva quattro anni, il padre fu trasferito a Bangalore, mentre la bambina rimase con la madre a Ootacamund in una villa meravigliosa, servita, riverita e viziata, in un habitat naturale, da favola.
A sei anni tornò in Inghilterra dove frequentò prestigiose scuole inglesi, come il convento del Sacro Cuore di Roehampton.
Successivamente fu mandata in altri paesi europei, come Francia, Italia (trascorse un periodo nel collegio Sacro Cuore di Sanremo) e Germania. Parlava perfettamente sia francese, che italiano.
La madre portava spesso Vivian a teatro, facendo nascere in lei un interesse, che crescerà negli anni.
Brava, anzi bravissima attrice: disciplinata professionista, sempre puntuale alle prove, limpida nella dizione, gestualità perfetta. Aveva studiato alla Royal Academy of Dramatic Art, di Londra.
Bella, anzi bellissima donna: aveva una pelle di porcellana e due splendidi occhi color pervinca. Minuta e non molto alta, con un incredibile fascino, capriccioso.
Le buone maniere di una educazione da lady, non compromisero la sua determinazione ferrea e anche una vitalità non comune.
Lord Laurence Olivier (il più grande attore teatrale, inglese) disse : “Era seducente nel modo più perturbante, che avessi mai incontrato!”.
Leggendo e rileggendo le biografie di questa attrice, mi accorgo che tutto, nella sua vita, fu un ostinato capriccio. In fondo, è sempre stata la caparbia, superba, vanitosa, egocentrica e viziata Rossella, che avrebbe poi interpretato… da OSCAR, in ‘Via col vento’.
‘Dico ciò che penso e non fingo di essere ciò che non sono, e sono pronta ad accettare le conseguenze delle mie azioni…”
A diciannove anni si sposò con un noto avvocato londinese: Hebert Leigh Holman, 14 anni più vecchio di lei (di cui si era invaghita, per caso e scommessa) dal quale, l’anno successivo, ebbe una bambina di nome Suzanne, mai tenuta in considerazione.
Si dedica con passione al teatro e fin da principio, anche, al cinema. Affronta le due carriere con uguale successo.
Famosi i film, come
Lady Hamilton, (1941), Cesare e Cleopatra, (1945) e
Anna Karenina, (1948).
In seguito, viene scelta personalmente da Tennessee Williams, per la parte di Blanche DuBois nella sua commedia: ‘Un tram che si chiama desiderio’, dalla quale viene tratto un film nel 1951, con lei protagonista, che vince il secondo Premio Oscar.
La sua interpretazione risulta così convincente da farle ottenere, a Venezia, la Coppa Volpi, come migliore attrice.
In questo film c’è la battuta finale di Blanche DuBois:
“Dopotutto, io ho sempre dipeso dalla gentilezza degli sconosciuti”
Un altro “Dopotutto…
triste eco di quell’altro famoso, che riassume il carattere della testarda, orgogliosa, combattiva, egoista… ma fragile… Rossella- VIVIEN.
Purtroppo Vivien Leigh è spesso soggetta ad attacchi di isteria e depressione.
Era bipolare.
Quando i medici cominciarono ad ammettere che c’era qualcosa che non funzionava nella sua testa, la sottoposero ad elettroshock.
Il problema è che quando Laurence (il marito) la portava dallo psichiatra, lei recitava così bene la parte della sana di mente, che le credevano anche i terapisti.
Mentre Laurence Olivier recitava l’Amleto nel 1937, Vivien Leigh andava a vederlo quasi ogni sera, a teatro.
Lo fece innamorare.
Nello stesso anno, il regista Korda scritturò entrambi per il film Elisabetta d’Inghilterra e poi trovarono un’altra occasione di stare insieme in Danimarca, dove portarono in scena l’Amleto, stavolta con lei come ‘Ofelia’.
Mentre sono lontani sui rispettivi set, Vivien e Laurence si scambiano lettere d’amore appassionate, bollenti come telefonate da hot line, o romantiche come la sceneggiatura di un film.
Nel 1940, ottenuto il divorzio dai rispettivi coniugi, si sposarono.
Nel 1953, Vivien perde un bambino, con un aborto spontaneo e si ritira dalle scene.
Entra nel tunnel dell’ alcol.
Nel 1959, Laurence non ce la fa più. Le chiede il divorzio, che viene finalizzato nel 1960.
La mia personale Vivien Leight, quella che mi è cara, è la protagonista del film ‘Il Ponte di Waterloo’ regia di Mervyn LeRoy. Coprotagonista maschile Robert Taylor.
Triste melodramma, famoso in Italia per il motivo il ‘Valzer delle candele’, usato tradizionalmente, per dare un addio. Vivien è bravissima. Ne consiglio la visione con un fazzoletto accanto.
Il film, all’ epoca, fu un trionfo al botteghino.
Malgrado fosse periodicamente colpita da episodi depressivi, riuscì a continuare a lavorare, e nel 1963 vinse anche un Tony Award, come miglior attrice per la sua interpretazione nel musical ‘Tovarich’.
Nel maggio del 1967, Leigh venne colpita da un ennesimo grave attacco di tubercolosi, malattia di cui ormai soffriva, da oltre vent’anni.
Rifiutò il ricovero.
Morì presso la sua residenza londinese di Eaton Square, la notte del 7 luglio, per un collasso in seguito all’entrata di liquido nei polmoni, oltre a una forte emorragia interna.
Ammiratissima: il più bel riconoscimento le arrivò nel 2006, da un sondaggio inglese:
“La più bella britannica di tutti i tempi”.
Il grande regista Stanley Kramer disse: “È una donna a cui la felicità, è sempre sfuggita!”. _______
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( 11 – continua )
Category: Cultura
Affascinante e sfortunata. Bella biografia
Bella biografia di una attrice poco nota dopo via col vento
Mi è piaciuto il film… e pure la sia vita…