IL CALEDARIO STORICO DEI CARABINIERI 2025. QUESTA MATTINA LA PRESENTAZIONE A LECCE. ‘GIOVANI E ISTUTUZIONI’ IL TEMA DELL’EDIZIONE DI QUEST’ANNO. IL COMANDANTE PROVINCIALE COLONNELLO DONATO D’AMATO: “I giovani vanno motivati”
di Giovanni Gemma ______
Giovani e istituzioni: questo è il tema del nuovo Calendario storico dell’Arma dei carabinieri. A Lecce, presso il Comando provinciale, lo ha presentato energico e premuroso nelle parole il colonnello Donato D’Amato (in basso a destra nella foto di copertina), 47enne, di Grottaglie, comandante provinciale nel Salento.
Il calendario, alla 92° edizione, è per il comandante ormai un pezzo di collezionismo per la storia d’Italia. Quest’anno è incentrato sul rapporto con le giovani generazioni attraverso brevi racconti scritti da Maurizio De Giovanni (l’autore dei Bastardi di Pizzofalcone e Mina Settembre) in cui un padre, maresciallo dell’Arma, si ritrova in un difficile rapporto di comunicazione col figlio sedicenne, ormai orfano della madre. Per recuperare il rapporto, il papà maresciallo – che ha tanta autorità fuori casa quanta poca ne ha dentro le mura – inserendo bigliettini tra le pagine degli album di foto di famiglia che il ragazzo sfoglia regolarmente.
Il comandante consiglia di leggerlo, anche perché la tiratura è ampia – 1,2 milioni di copie – e si ritrova facilmente. Essendo colonnello ma anche genitore, sembra che se lo senta personale. Ci tiene anche a sottolineare le illustrazioni di Marco Lodola, pop artist che ha ora in mostra i suoi quadri sui carabinieri a Roma (col titolo dell’evento Luci blu, che fa molto Queens e Bronx più che Nei Secoli Fedele).
Queste illustrazioni, armocromiche senza dubbio ed esteticamente accattivanti (anche se umanamente poco “calde”), sono piaciute anche al Comando provinciale, sicché ci si è ripromessi di abbellirvi la sala conferenze con le loro copie.
Inoltre, D’Amato annuncia che è in programma una collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale per parlare cogli studenti del generale Dalla Chiesa e Salvo D’Acquisto, in merito «al periodo del terrorismo e della Resistenza.»
Interessante il risvolto quasi sociologico che il comandante dà quando gli chiediamo come si aspetta che si evolverà l’Arma da qui a vent’anni. Va bene parlare di giovani, ma come ci si aspetta che sarà il proprio posto di lavoro quando questi attuali giovani saranno gli adulti del futuro? D’Amato argomenta che «ogni istituzione riflette la società che la circonda» (nei secoli contestualizzata: qualsiasi dipartimento universitario gli darebbe ragione) ma non fa profezie.
Anche se non sembra gli piacciano le futurologie, la sua carriera a Lecce scadrà fra un anno, completando i consueti tre anni di comando dell’ufficiale. Una differenza invece l’ha notata con il passato – in ogni posto di lavoro, specifica, non solo nell’Arma. Oggi, i giovani «vanno motivati, si pensano come uomini a 360 gradi e non solo lavoratori». Il compito delle istituzioni non finisce con il dar loro una divisa, quindi.
«Comandare oggi è profondamente diverso dal comandare quarant’anni fa, perché il semplice ordine non basta a motivare.» (Dal gergo militare il quello civile: le richieste, in qualsiasi mestiere, sono di poter avere una vita che non sia solo casa e chiesa/ufficio).
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