“Lievi favole” PER GAVINUCCIO CANU. UN DOPPIO ALBUM PER RICORDARE IL MUSICISTA SARDO SCOMPARSO DUE ANNI FA IN CIRCOSTANZE MISTERIOSE
di Roberto Molle ______ Una delle immagini che non mi abbandoneranno mai è quella di Gavinuccio che a un incrocio di strade, quasi al tramonto, imbracciando la sua chitarra e incurante delle macchine che gli scivolano accanto, esegue un’intensa versione di “She’s lost control” dei Joy Division. La sua figura in controluce ha qualcosa di solenne; le stesse parole di Ian Curtis si avvolgono di una sacralità che nella versione originale della canzone non è percettibile.
Nella storia e nella musica di Gavinuccio Canu avevo messo in conto di dovermici immergere prima o poi, almeno da un paio di anni prima che lui decidesse di togliersi la vita.
Gavinuccio è stato il cantante degli Atro, gruppo post-punk di Sassari attivo dal 1989 al 2008. In un’epoca quasi carbonara rispetto alla tecnologia di cui i musicisti possono disporre oggi, la band ha pubblicato l’album “S.O.S.” e svariati demotape in cassetta. Quando gli Atro si sciolsero, Gavinuccio Canu proseguì come cantautore, scrivendo canzoni in italiano e in dialetto sassarese.
Nel 2019 ero alle prese con un progetto (libro e cd) dedicato a Ian Curtis e volevo coinvolgere artisti da più parti d’Italia, in particolare volevo che la Sardegna fosse rappresentata perché, all’origine della mia scoperta dei Joy Division in tempi lontanissimi, quella splendida terra ne è stata occasione.
Il mio gancio con l’isola era Giovanni Salis (instancabile operatore culturale e tanto altro), grazie a lui nel progetto entrarono la poetessa Daniela Rozzo e la band dark-post-punk degli Zoom (Gianfranco Mura, Sara Pirisino e Giovanni Borrielli).
Ci doveva essere anche Gavinuccio Canu che scoprivo essere un musicista molto interessante e sui generis (la sua foto con indosso la t-shirt di Unknown Pleasures, con barba, occhiali e cappellino mentre suona la chitarra credo sia ormai diventata iconica), ma qualcosa andò storto. Non ricordo se fu a causa di un limite di capienza di tracce audio nella playlist del cd o per una sua adesione arrivata in ritardo. Il fatto che lui come me, era un fan dei Joy Division mi faceva molto piacere e tramite Giovani Salis in qualche modo eravamo in contatto.
Poi un giorno di febbraio del 2022 apprendo che Gavinuccio è scomparso.
Familiari e amici sono preoccupati, se ne parla anche a “Chi l’ha visto?”. Qualche giorno dopo il suo corpo viene ritrovato senza vita in una località in periferia di Sassari. Tra le ipotesi poi confermate dalle indagini, unica causa della morte resta il suicidio.
Il vuoto lasciato da Gavinuccio Canu nella comunità sassarese è palpabile nelle mille testimonianze e attestazioni d’affetto giunte oltre che dai conterranei, dai tantissimi musicisti sparsi nel resto d’Italia che lo conoscevano e lo stimavano.
Nel marzo del 2022 è nata l’associazione “Gavinuccio Canu” con lo scopo di tenere viva la memoria del musicista. Nel corso degli ultimi due anni l’associazione ha organizzato concerti e manifestazioni intorno alla sua figura.
L’ultima iniziativa è di qualche mese fa e coincide con la pubblicazione di un doppio album in vinile intitolato “Lievi favole” (dal titolo di una canzone di Gavinuccio).
Il primo disco contiene una selezione di canzoni soliste di Gavinuccio recuperate da registrazioni originali fatte su un registratore portatile, in una versione rimasterizzata e ripulita; un vero e proprio recupero e archivio storico. Il secondo disco contiene le stesse canzoni reinterpretate da musicisti della scena alternativa italiana: Andrea Chimenti (Moda), Rita Lilith Oberti (Not Moving), Cesare Basile, Mauro Ermanno Giovanardi (La Crus), Lele Battista (La Sintesi), Paolo Messere (Blessed Chil Opera, Ostara’Bless, The Big Self), Stefano Giaccone e Lalli (Franti), Gianni Maroccolo (Litfiba, Consorzio Suonatori Indipendenti, Marlene Kuntz), Miro sassolini (Diaframma, (P)neumatica), oltre agli artisti sardi: Davide Catinari (Dorian Gray), Brigata Stirner, Arnaldo Pontis (TH26, Machina Amniotica), Marco Noce (Maniumane), Romina Palo (Pqzero, Sineddoche, A58), Domenico Canu (Anonimia, Zero sensibile, La Plonge), Magnificat (di Alessandro e Ludovico Sebastian Muroni).
Ho ascoltato le canzoni di “Lievi Favole” in modalità random, confrontando la raffinatezza, gli arrangiamenti, l’esperienza, il profondo rispetto e l’amore che ogni musicista ha profuso nella propria versione con quelle di Gavinuccio, e devo dire che ho trovato un’osmosi perfetta, un intreccio d’intenti e una bellezza convergente in ogni esecuzione.
Il lo-fi delle registrazioni di Gavinuccio mutua dentro una trasfigurazione, la sua voce si fonde di volta in volta in quelle dei musicisti che si sono prestati a farsi medium. È Gavinuccio che ci canta le canzoni attraverso loro, rafforzate di linee melodiche e di intensa poesia.
Da qualche parte in rete ho recuperato un bellissimo filmato dedicato agli Atro di Gavinuccio Canu, girato nel 1999, quando la band era ancora in attività. Risulta chiaro da subito che è lui il frontman. Parla a braccio di musica e socialità, è così giovane e fa quasi tenerezza. Nel filmato l’operatore cerca di raccontarli e alla domanda: “Qual è il messaggio che voi cercate di portare?”
Gavinuccio risponde: “Come musicisti è quello di fare la musica che ci piace, solo quella. Cercando di ascoltare tantissima musica, prescindendo dal genere, se una canzone ti piace… ti piace e basta.
Come persona il messaggio è… anche se i messaggi sono una cosa brutta, perché poi è la tua esperienza di vita il messaggio… e quindi dovresti fare un sondaggio alla fine, durante i tuoi ultimi giorni e dire questo è il messaggio che io ho dato. La nostra strada è questa, fare veramente le cose semplici e proseguire con queste… poi qualche risultato arriva”.
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