“La transizione non dev’essere solo energetica, ma ecologica, non possiamo permettere che venga deturpato l’ambiente”. MATTEO TOMMASI A leccecronaca.it PARLA DEL SUO IMPEGNO A CINQUE STELLE PER IL NOSTRO SALENTO

| 16 Settembre 2024 | 2 Comments

di Giovanni Gemma ______

«La transizione ecologica è un treno composto da più carrozze, che in Italia sembrano assurdamente camminare su binari diversi».

Si interroga su quale salire pure Matteo Tommasi, 28 anni, di Calimera, consulente energetico,, maestro di pianoforte, che a lavoro e passione ha sempre abbinato l’impegno politico: fino a quest’estate ha ricoperto il ruolo di rappresentante del Gruppo del MoVimento 5 stelle di Lecce nel suo primo anno di vita, dopo essere stato rappresentante degli studenti in UniSalento.

Lo abbiamo sentito su questioni di transizione ecologica e sviluppo sostenibile – laddove spesso la prima parola sopravanza la seconda – e lo ringraziamo per averci concesso questa intervista.

PNRR, Superbonus, Reddito energetico, Green New Deal, Transizione 4.0 – tanti grandi progetti e tante belle idee, ma la transizione ecologica è un treno che stiamo perdendo o invece siamo già in carrozza?

Direi che la transizione ecologica è un treno composto da più carrozze, che in Italia sembrano assurdamente camminare su binari diversi! Mi spiego meglio con alcuni esempi: se dal punto di vista del riciclo dei rifiuti rispettiamo ampiamente la tabella di marcia, siamo invece in netto ritardo sul passaggio alla mobilità sostenibile, mentre dimostriamo scarsa attenzione rispetto al patrimonio naturale e alla biodiversità. È ben comprensibile che per attuare una vera transizione ecologica, non ci si può focalizzare sui singoli aspetti ma sarebbe necessario agire sistematicamente.

L’Unione Europea, spesso più dei governi nazionali, richiede parametri ecologici stringenti. L’Italia quanto è riuscita ad uniformarsi a tali parametri?

Siamo ancora lontani dai parametri individuati dall’UE. Per quanto riguarda le energie rinnovabili, dovremmo raggiungere un contributo del 40% sul totale dei consumi finali entro il 2030, ma ad oggi l’Italia è a quota 20%; tuttavia, c’è da notare che siamo lievemente al di sotto della media UE, pari al 25%.

Per quanto concerne i trasporti, invece, l’obiettivo da raggiungere entro il 2030 è di dimezzare le emissioni rispetto ai livelli del 2021, per poi azzerarle del tutto entro il 2035, però nel nostro Paese l’80% dei veicoli circolanti è a benzina o diesel e, contemporaneamente, l’utilizzo di auto a emissioni zero risulta di gran lunga inferiore rispetto agli altri Paesi europei: anche se le auto 100% elettriche sono in leggero aumento, si tratta di un valore molto basso se confrontato ad altre realtà (66.300 in Italia e 389.000 in Germania nel 2023).

Dalla Sua esperienza sul campo, concentrandoci sul PNRR, pensiAche il Salento abbia colto l’opportunità dell’intervento straordinario?

Personalmente, ritengo che al riguardo non sia possibile esprimere un giudizio sul Salento nel suo complesso. Credo, piuttosto, che ci siano alcune amministrazioni comunali molto attente nel cogliere l’occasione di rinnovamento offerta dal PNRR e altre che, per diverse motivazioni, non stanno rispondendo adeguatamente per offrire alle proprie comunità il meglio delle risorse disponibili.

Superbonus: quanto ha aiutato nell’ottimizzazione energetica del nostro territorio? Può essere riproposto?

Chi ha usufruito del Superbonus ha sicuramente ottenuto il beneficio di risparmiare in termini di manutenzione della propria casa e di costi delle bollette energetiche, e gli edifici che hanno beneficiato di questa riqualificazione a tutto tondo presentano oggi consumi irrisori. Sicuramente dal punto di vista tecnico è dunque una misura da riproporre, prevedendo aliquote di detrazione più ragionevoli e rivolgendola alle famiglie che vivono in una condizione di povertà energetica.

Dobbiamo ricordare che il 110% è stata una misura straordinaria per permettere all’economia italiana di ripartire dopo la pandemia, sfruttando il motore del settore edile ed energetico.

Le comunità energetiche possono essere un utile mezzo per contrastare gli oligopoli dell’energia e produrre energia verde. Qual è attualmente lo stato dell’arte in Salento?

Nel Salento, come nel resto d’Italia, l’esperimento delle comunità energetiche rinnovabili è in fase di avvio con alcuni rallentamenti dovuti a svariate incertezze normative al riguardo, sia dal punto di vista della fiscalità degli incentivi, sia dal punto di vista giuridico rispetto alla forma associativa/societaria che assumono le configurazioni di condivisione dell’energia. Sono fiducioso del fatto che presto avranno più ampia diffusione, anche se ritengo indispensabili alcune correzioni normative.

La nostra Provincia è costituita da una ‘grande’ città con tanti centri satelliti e poi un mosaico di paesi e paesini sparsi ovunque. Nella ricezione delle richieste della transizione ecologica, hiariscontrato differenze significative tra la zona urbanizzata di Lecce e i centri più piccoli e rurali?

Nella nostra Provincia la transizione ecologica non potrà ritenersi attuata senza risolvere un grande problema che la riguarda per intero: il settore dei trasporti.

L’inefficienza del trasporto pubblico locale obbliga tantissimi studenti e lavoratori a spostarsi ogni giorno verso il capoluogo con mezzi propri, causando quindi la principale fonte di inquinamento atmosferico.

Parallelamente, è necessario tutelare le aree verdi, tanto nel capoluogo quanto nelle altre città. Per quanto concerne la domanda energetica, auspico uno sviluppo delle comunità energetiche rinnovabili nei piccoli paesi e la nascita di numerosi gruppi di autoconsumo collettivo nei condomini dei centri più grandi.

Infine, credo che l’attivazione di esperienze in partenariato pubblico-privato nell’ambito di collaborazioni energetiche sia fondamentale per la crescita e la sostenibilità delle comunità energetiche rinnovabili, vedendo coinvolti gli enti pubblici insieme alle aree industriali del nostro territorio.

Il Mediterraneo – vedasi anche il caso Sardegna – diventa sempre più sede di enormi impianti offshore di rinnovabili. È davvero l’unica soluzione rimastaci?

La transizione energetica deve necessariamente fare i conti con la discontinuità di produzione che caratterizza le principali fonti rinnovabili del nostro territorio (eolico e fotovoltaico), in quanto sole e vento non sono certamente risorse disponibili 24 ore su 24, e fortunatamente la tecnologia sta facendo passi in avanti rispetto allo stoccaggio di energia.

Ritengo dunque che sia necessario impegnarsi affinché la generazione di energia sia il più possibile distribuita, partendo dalla solarizzazione delle superfici edificate, affinché l’approvvigionamento sia capillare.

Per quanto concerne i grandi impianti, bisogna tener presente che la transizione – come dicevo prima – non dev’essere solo energetica ma ecologica (lo sviluppo deve essere sostenibile), dunque non possiamo permettere che venga deturpato il l’ambiente.

Per quanto concerne i grandi impianti sui terreni, credo che l’occasione offerta dall’agrivoltaico sia da non perdere; mentre i progetti di parchi eolici offshore devono essere ben attenzionati affinché non ledano la biodiversità e il paesaggio, anch’esso un nostro inestimabile patrimonio.

La Sua esperienza di attivista dura ormai da un decennio, prima a Calimera e poi su Lecce. Qual è il rimpianto più grande e quale invece la parte più apprezzata della Sua militanza?

Se tornassi nel maggio 2015, momento in cui da appena 18enne ho aderito al M5S, ripercorrerei lo stesso percorso compiuto finora.

Mi rimprovero di essermi concentrato esclusivamente sulle tematiche riguardanti l’ambiente, gli animali e l’energia, trascurando l’istruzione, l’arte e la cultura, ambiti che fanno parte della mia vita e delle mie passioni; ma ciò non toglie che possa occuparmene in un prossimo futuro.

Della mia militanza politica apprezzo la voglia di migliorare la società in cui vivo, voglia che condivido con tanti attivisti.

Dare sfogo in maniera disinteressata a questo bisogno, insieme ad altre valide persone, la reputo l’espressione più genuina del fare politica.

Diamo un’occhiata al futuro: più ottimista, o pessimista?

La democrazia si nutre di partecipazione, e quando manca la partecipazione la democrazia è in pericolo: viviamo in un momento storico particolarmente difficile per chi crede nella sovranità popolare, in quanto l’astensionismo è sempre più forte. Mi hanno insegnato che per una giusta causa non ci si può mai arrendere, e ho imparato che per non arrendersi bisogna essere ottimisti

Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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Comments (2)

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  1. Benny ha detto:

    Chi ha utilizzato il Super bonus 110 oggi consuma molto meno. E grazie al cazzo. Peccato che a pagare, per i furbi, per i ricchi o per chi ha avuto la fortuna di affidarsi a faccendieri, saranno tutti gli altri compresi quelli che hanno case fatiscenti. Mentre i proprietari di palazzi, di ville con piscine, di proprietari di doppie case e persino di castelli si sono ristrutturato i loro beni aumentando di valore… E io pago.

  2. Anna Maria ha detto:

    I 5 Stelle sono degli scappati di casa, senza arte né parte, miracolati da due signori che si chiamano Casaleggio e Grillo. Il Primo è morto, il figlio che gli era succeduto, si è allontanato dal movimento e Grillo stanno per farlo fuori. Il M5S aveva aggregato personaggi come Di Battista, che sarebbe dovuto essere il naturale leader del Movimento e anche questo ha abbandonato un movimento che ha rinnegato tutti i suoi principi. Dobbiamo fare l’elenco…

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