POLVERE DI STELLE / ROCK HUDSON, TROPPO BELLO PER ESSERE VERO

| 15 Settembre 2024 | 5 Comments

di Elena Vada ______

Bello, imponente, forte. È il Bick Benedict de Il Gigante (1956)  film tra i più famosi di questo brillante attore di Hollywood. 

Oggi parliamo di Rock Hudson, una delle star del periodo d’oro del cinema americano. Uno dei maggiori sex symbol nella storia del cinema, tanto da essere ancora oggi un modello di bellezza virile.

Era bello, affascinante, simpatico e per niente vanitoso. L’archetipo del bravo ragazzo americano. Troppo perfetto!

Famoso anche per essere stato la prima grande star ad ammettere di aver contratto l’HIV.

La sua è una vita difficile, complicata, amara, vissuta in modo ambiguo e nascosto.

Rock Hudson, per Hollywood  deve interpretare il ruolo di ammaliante maschio conquistatore, con migliaia di avventure femminili. 

È costretto  a corteggiare le attrici con cui lavora: Elisabeth Taylor, Lauren Bacall, Gina Lollobrigida e Doris Day, delle quali non gli importa nulla.

Con quel 1,96 m di prestanza fisica e fascino, è il sogno, il principe azzurro delle americane e non solo.

Ma, nella vita privata, è il gay che deve nascondersi.

L’ omosessuale che ha una vita da tenere segreta, costretto a ripiegare su squallidi amori mercenari. 

L’omosessualità di Hudson venne tenuta nascosta fino alla sua morte, tanto che la Universal Pictures, nel 1955, arrivò a sborsare 10.000 dollari per impedire la pubblicazione di notizie a riguardo.

Come moltissimi altri colleghi, Hudson ha dovuto pagare un prezzo altissimo, per continuare ad essere famoso a Hollywood ed amato come il ‘Good Boy’, in tutta l’America.

Certo, una volta affermato, ebbe (in segreto) flirt con attori come Marlon Brando, James Dean, Anthony Perkins, Tyron Power ed Errol Flynn, e col musicista Liberace.

Rock Hudson, all’anagrafe Roy Harold Scherer Jr. nacque a Winnetka, Illinois, il 17 novembre 1925, da padre statunitense di origini tedesche e svizzere, Roy Harold Scherer Sr. meccanico, e da madre statunitense Katherine Wood, casalinga, operatrice telefonica e dipendente di un negozio di alimentari. Crebbe in una fattoria, cocco di nonna, era il preferito dei nipotini.

I suoi genitori divorziarono quando lui aveva solo otto anni. Roy ne soffrì e cominciò ad andare male a scuola, anche per una lieve dislessia.

Nel Midwest, da bambino, era destinato a diventare meccanico, poliziotto, pompiere… insomma, lavori decisamente “maschi”. 

A quel ragazzo, era stato detto, dal patrigno Wallace Fitzgerald, che lo adottò, che recitare era “roba da femminucce”.

Durante la seconda guerra mondiale, prestò servizio in Marina, come manutentore di velivoli, nelle Filippine.

Dopo fece molti lavori, tra i quali: venditore di aspirapolveri porta-a-porta, portalettere e camionista.

Intanto studiava recitazione all’University of Southern California, inviava fotografie e si candidava per le audizioni, volendo diventare attore. Sono gli anni in cui tutti vogliono far parte del dorato mondo del cinema.

Il talent scout Henry Willson, (si dice, anch’egli omosessuale) quando lo vide pensò: “Questo qui deve fare cinema!” intuì che sarebbe potuto diventare una grande star e, Roy Harold, di punto in bianco, si ritrovò fra gli ingranaggi della Fabbrica dei Sogni.

Così cominciò la creazione del personaggio: gli fecero fare un intervento correttivo ai denti, corsi di dizione, palestra, portamento, recitazione, canto, ballo, equitazione e scherma. Con un’ operazione alle corde vocali, gli abbassarono il tono di voce, rendendola più profonda, baritonale.

Un nome, ora ci voleva un nome maschio,  per quel bel ragazzone, dal volto onesto, buono e gentile. Ne scelsero uno combinando il promontorio britannico della Rocca di Gibilterra, in inglese Rock of Gibraltar, e il fiume Hudson.

(duro come una roccia ed impetuoso come uno dei fiumi più noti degli States). 

Secondo altre versioni il nome fu scelto a caso, consultando l’ elenco telefonico, durante una festa gay. 

Lui odierà sempre il nome Rock (roccia).

E, finalmente, nel 1949, arrivarono gli auspicati risultati.  

Rock Hudson firmò un accordo con la Universal Pictures e cominciò a lavorare con il regista Douglas Sirk, che trovò in lui una serie di caratteristiche espressive: impaccio, tenerezza, fragilità, unite all’immagine rassicurante del suo volto e fisico.

Primo ruolo da protagonista, nel 1952 in L’angelo Scarlatto, al fianco di Yvonne De Carlo.

Un successo strepitoso e inaspettato, lo ottenne con il film  La dove scende il fiume (1952), dove rubò, letteralmente la scena al protagonista, James Stuart.

Con Douglas Sirk, interpreta  film (otto, in tutto) melodrammatici come Il Capitalista (1952); Magnifica Ossessione (1954).

Conquista l’unica candidatura all’Oscar della sua carriera, in Giant Il Gigante (1956), del pluripremiato regista George Stevens, dove si contrappone alla spettacolare furia teatrale di James Dean, con una recitazione decisa ma, quieta e calibrata.

Accanto ha, la bellissima e giovane (24 anni) Liz Taylor, partner perfetta, che sul set, s’innamorò di lui. Appresa la sua omosessualità, divenne una delle sue migliori amiche, mantenendo il segreto e, dopo la morte della star, fu attiva promotrice di una campagna di sensibilizzazione verso l’AIDS.

La rivista ‘Look’ lo nomina “Star cinematografica dell’anno”.

Insieme a Cary Grant, è definito il divo  più elegante del mondo.

S’impegna nel kolossal Addio alle Armi dal romanzo di Hemingway, atteso come film dell’anno, che invece si rivela un flop.

Ma quanto è divertente e amabile, Rock Hudson quando interpreta commedie rosa, allegre e romantiche!

In queste, rivela un’incredibile e inaspettata, verve brillante ed una garbata spigliatezza.

Certo, sono film leggeri, frivoli e di facile successo, nei quali, lui è lo scapolo bello e aitante, ma cialtrone, che,  con quella naturale impacciata spavalderia, si rende adorabile e desiderabile.

Lavora spesso in coppia con Doris Day (amica anche fuori dal set) o Gina Lollobrigida: Il letto racconta… (1956) di Michael Gordon;  Torna a settembre (1961) di Robert Mulligan;  Amore ritorna (1961) di Delbert Mann; Strani compagni di letto (1965) di Melvin Frank. 

Ricordiamo la deliziosa e ironica, interpretazione di ‘Lo sport preferito dell’uomo’ (1965) diretto da Howard Hawks, dove lui è un commesso di articoli sportivi, che scrive un libro sulla pesca, ma non ha mai pescato in vita sua. 

Oppure ‘Non mandarmi fiori’ di Norman Jewinson (1964) dove interpreta un ipocondriaco che crede di dover morire a breve e cerca un compagno per sua moglie. 

Uno vero spasso! (Li rivedo sempre volentieri, guardateli!).

Il primo ed unico, grande amore di Rock Hudson, sbocciò in modo simpatico e romantico, sul set di un film.

Stavano lavorando entrambi, per la Universal.

Lui è Lee Garlington  un bellissimo ragazzo di 26 anni, dagli occhi azzurri ed il corpo statuario, figlio di una famiglia ricca e all’antica, molto educato, con modi da signore dell’ alta società. Gay.

Pensa, ingenuamente, che basti essere bello per essere notato e diventare un divo del cinema e, inizialmente, vuole avvicinare Roch per una raccomandazione.

Garlington, molti anni dopo in un’intervista concessa a People racconterà: “Rock era la più grande star del cinema al mondo e si diceva fosse gay, così ho pensato: ‘Fammi dare un’occhiata’. Rimasi fuori dalla sua roulotte nel parcheggio della Universal, fingendo di leggere Variety. Ma la rivista era sottosopra. Rock, sorridendo, mi guardò appena, di sfuggita e passò oltre senza fermarsi”.

Qualche giorno dopo, fece in modo di farsi presentare, da un amico comune, a quel ragazzo così carino. Ci fu il primo appuntamento a casa dell’attore. Lui gli offrì una birra e lo mise a suo agio. Fu da subito grande amore e passione. Della raccomandazione, non si parlò più.

La relazione tra i due era, necessariamente, vissuta tra sotterfugi e appuntamenti segreti.

Fughe alle sei di mattina, dopo una notte d’amore. Incontri casuali a party ed eventi importanti. Erano sempre insieme e molti loro colleghi capivano o già sapevano, ma preferivano glissare per riservatezza o amicizia. 

Troppo, davvero troppo difficile, da vivere  e sopportare, la situazione. Nascono molti problemi e discussioni.

La loro relazione, soffocata dalla paura di essere scoperti, durò appena tre anni.

La rivista Confidential, nel 1955, pubblicò un articolo in cui si supponeva, si ipotizzava, che Rock Hudson fosse omosessuale. 

Il suo agente Willson, allora, pensò, come evitare lo scandalo che ne avrebbe distrutto la carriera, ma soprattutto la campagna di lancio del film Il Gigante. 

Poco dopo l’uscita dell’articolo, il 9 novembre del 1955, Rock Hudson sposò Phyllis Gates, la segretaria di Willson. 

La donna, fino alla sua scomparsa nel 2006, non ha mai ammesso che i tre anni di matrimonio con Rock Hudson fossero una finzione. 

Anzi parlava di un matrimonio d’amore, almeno da parte sua. Ma fu  lei stessa a chiedere il divorzio, nell’aprile 1958, per crudeltà mentale. 

Non crediamo affatto che lei non sapesse, tutti e due conducevano una vita a se stante e Hudson odiava l’ asfissiante presenza della donna in veste di “moglie”.

Hudson le corrispose 250 dollari a settimana di alimenti, per 10 anni. 

Rock Hudson confessò ad un giornalista di aver amato nella sua vita solo due persone: una di queste due è Phyllis. Strano.

Perché tante contraddizioni nella vita di questo divo? Molto semplice: uomo schivo, non parlò mai della propria vita privata in pubblico o in una intervista.

Odiava rilasciarle. Durante i colloqui, con i giornalisti, diventava nervosissimo, fino a scarnificarsi  le dita della mano, a forza di sfregarle.

Diceva: “Non sono capace a fare buone interviste, alla fine sono sempre brutte. Sono un attore e trovo noioso parlare di me stesso, senza recitare “.

La prima domanda che gli intervistatori gli ponevano, era sempre:”Signor Hudson, ma lei è gay?”

Lui rispondeva: “Prossima domanda…?!”

E siamo arrivati alla parte più brutta da raccontare. La malattia che lo porterà alla morte. 

Nel 1981 è operato al cuore con inserimento di 5 bypass, proprio mentre l’insorgere dell’AIDS debilita progressivamente il suo stato fisico.

Fino all’ultimo, tenta in ogni modo di nascondere il vero stato di salute, dichiarando di essere stato colpito da cancro al fegato. 

Dimagriva a vista d’occhio.

Fece di tutto pur di non rivelare la verità, come del resto aveva sempre fatto, per tutta la vita, purtroppo.

Rock Hudson deve fare i conti con la paura e  la disinformazione, di conseguenza con il vuoto, che si forma attorno a lui.

Viene emarginato. Sono pochi gli amici e colleghi che gli restano accanto.

All’ epoca, si sapeva poco sulla trasmissione del virus.

L’ipotesi più diffusa, in quegli anni, era che l’Aids colpisse soltanto gli omosessuali e i tossicodipendenti, una sorta di flagello, di castigo divino. 

Rock Hudson rivolge un disperato appello a Ronald Reagan, allora presidente degli Stati Uniti, suo vecchio amico, per aggirare alcuni ostacoli burocratici. Non ottiene il suo appoggio, causa i diniego della First Lady Nancy, che ritiene ‘non sia argomento di loro pertinenza’.

L’attore, sempre in gran segreto, si reca più volte a Parigi per sottoporsi alle cure, con gli ultimi ritrovati della medicina.

Il 25 luglio 1985, durante la sua ultima permanenza nella capitale francese, Hudson approvò un comunicato stampa con cui si dava, ufficialmente, la notizia della diagnosi.

Nel volo di ritorno per gli USA, dovette viaggiare in un aereo completamente vuoto.

Nessuna compagnia lo voleva a bordo di un proprio velivolo, per paura del contagio. 

Hudson è la prima celebrità ad aver rivelato al mondo di essere malato di AIDS.

Una star che ha rappresentato per tutta la vita l’immagine di qualcosa che non era, per poi diventare in punto di morte il testimone di una tragedia che solo allora, l’ America e il mondo, hanno cominciato ad affrontare.

Morì a Los Angeles (California) nella sua villa a Beverly Hills,  il 2 ottobre 1985,  di cancro (linfoma) all’ età di 59 anni.

La sua tragica fine, portò definitivamente l’AIDS all’attenzione dell’opinione pubblica.

La sua scomparsa fu un notevole trauma, non solo perché era stato un attore famosissimo, ma anche perché era molto amato dal suo pubblico e apprezzato dai colleghi attori.

Era simpatico, allegro, cordiale, amante degli scherzi, alla mano e molto modesto. Buono e generoso, senza vezzi divistici.

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( 3 – continua )

Category: Cultura

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Comments (5)

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  1. Giusy ha detto:

    Bello

  2. fabio ha detto:

    bravissima

  3. Michela ha detto:

    Brava, molto ben scritto!

  4. Ionel viorel Cazac ha detto:

    Interessantissimo!

  5. Marco ha detto:

    … aspetto gli altri

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