IL PRANZO DELLA DOMENICA / A CASA DI MARIA ELISABETTA DE GIORGI: ARTE SACRA E… LA RICETTA DELLA TORTA SALATA
di Raffaele Polo ______
A Galatina, siamo a casa di Maria Elisabetta De Giorgi, artista poliedrica che focalizza tutto il suo repertorio su argomento religioso.
Ci accoglie sorridente ci spiega subito questa sua scelta culturale: «Tutto è cominciato quando sono stata incaricata di illustrare Bona Nova secondu Marcu – Vangelo secondo Marco, di Antonio e Donato Benegiamo, due studiosi salentini che, da pochi anni, sono venuti a mancare.
Si tratta di una semplice e lineare trasposizione iconografica dei principali passi del Vangelo in una sorta di percorso conoscitivo di Gesù, con l’obiettivo fondamentale di trasmettere i messaggi cristiani attraverso un linguaggio immediato e universale.
Successivamente ho sentito una particolare propensione per gli studi tardoantichi per cui sono stata distaccata per due anni presso la Facoltà di Beni Culturali per svolgere un progetto di ricerca che prevedeva anche seminari e giornate di studio.
Pertanto nell’ambito della I Giornata di Studi Tardoantichi ho curato una serie di saggi di Storia dell’Arte relativi alle immagini di Sant’Ambrogio e al complesso ambrosiano in Milano. Questi lavori sono stati poi pubblicati negli Atti della I Giornata di Studio, Società Diritto Letteratura nel Tardoantico, editore Congedo, Galatina 2011.
Nel campo di queste ricerche ho approfondito lo studio sui Martiri nei primi secoli del Cristianesimo, di coloro che sacrificarono la propria vita in nome del proprio credo religioso. Queste ricerche storico-artistiche mi hanno ispirato la creazione di alcune opere come: Interpretazione artistica del Martirio di Sant’Agata, a cui sono seguiti il Martirio di San Sebastiano e Il Martirio di San Lorenzo.
Dallo studio di quest’ultimo, in particolare, è nata una monografia dal titolo: Iconografia sul Martirio di San Lorenzo, Centro Studi Sant’Agostino, Editrice Salentina, Galatina 2015. Poi ho scritto insieme a Loredana Longo un opuscoletto sulla Basilica di Santa Caterina di Alessandria per celebrare la grandezza di questa Santa e le bellezze architettoniche di questa Chiesa.
Poi, in occasione della consacrazione della statua del Sacro Cuore di Gesù, sono stata chiamata dal parroco della chiesa matrice di Sogliano Cavour, Don Salvatore Gemma, a relazionare sull’iconografia del Sacro Cuore di Gesù. Questo tema mi è parso subito molto interessante perché rientrava nell’ambito degli studi da me affrontati sull’iconografia cristiana. Questa ricerca, inoltre, mi ha ispirato un’opera a colori sul Sacro Cuore di Gesù, donata alla chiesa matrice di Sogliano. Lo studio storico-artistico è stato pubblicato nel 2022 con il patrocino del Centro Studi Sant’Agostino, con il titolo: L’iconografia del Sacro Cuore di Gesù dalle origini ai nostri giorni».
Elisabetta è precisa, puntuale, non si perde in chiacchiere. E anche la sua cucina rispecchia questo carattere. «Ti ho preparato questo piatto, di mia invenzione. Vedi se ti piace…»
Buonissimo il suo manicaretto, ne approfittiamo per conoscerla meglio, mentre ci dice:
:«Penso che l’arte sacra ha una lunga e profonda tradizione che risale a secoli fa e non è di immediata percezione come le moderne arti visuali, come ad esempio l’arte digitale che sfrutta ampiamente le potenzialità delle tecniche virtuali e interattive.
Le opere d’arte digitale possono includere una vasta gamma di forme, come video arte, installazioni interattive, graffiti digitali, ecc., che piacciono tanto alle nuove generazioni. Il linguaggio visivo e simbolico dell’arte sacra è spesso in contrasto, quindi, con le tendenze dell’arte contemporanea.
Tuttavia, ci sono alcuni aspetti da considerare come l’apertura al dialogo tra tradizione e contemporaneità che ha come fine quello di reinventare e interpretare i temi tradizionali, portando l’arte sacra in contesti nuovi.
Un altro aspetto da considerare è il valore del messaggio: nell’arte sacra ogni segno, ogni contorno e ogni pennellata è una manifestazione di ispirazione divina che guida l’artista nel suo processo creativo, trasmettendo un senso di sacralità che va al di là della comprensione umana. In questo senso, il mio messaggio aspira a mettere in luce l’importanza dell’arte sacra nel contesto contemporaneo, evidenziando come questa possa rispondere a bisogni e aspirazioni universali. La spiritualità, la bellezza e la moralità sono valori che trascendono le epoche e le culture, offrendo conforto e riflessione in un mondo spesso dominato dal consumismo. Concentrarsi su temi che riguardano la ricerca di significato permette di creare opere che non solo abbelliscono gli spazi, ma stimolano anche un dialogo interiore e collettivo. L’arte, in questa visione, diventa un mezzo di espressione profonda, capace di ispirare e guidare le persone verso una comprensione più autentica di se stesse e del mondo che le circonda. In effetti, in un’epoca in cui i valori materiali sembrano prevalere, l’arte sacra può rappresentare un rifugio, un richiamo alla bellezza e alla contemplazione. Comunicare il valore del proprio lavoro artistico in questo contesto non solo è fondamentale, ma può anche contribuire a un risveglio collettivo, invitando le persone a ricercare ciò che è veramente significativo e a riconnettersi con la loro dimensione spirituale».
«E come pensi di poter dare un contributo al nostro Sud?»
«Io credo molto nella universalità del linguaggio dell’arte che può aiutare le persone a cercare nuove connessioni, creando un ponte fra antico e moderno, senza contrapposizioni o antagonismi. Per facilitare questo, si può cominciare a valorizzare i nostri tesori del Salento, custoditi nelle chiese, nei musei, nelle piazze di tante città e paesi. Sono tantissimi e spesso poco conosciuti.
Ad esempio, a Galatina abbiamo realizzato, con l’Amministrazione comunale e l’Istituto comprensivo Polo Uno, un bellissimo progetto volto a rendere fruibile il patrimonio artistico anche agli ipovedenti realizzando pannelli tattili nella Chiesa Matrice e nella Basilica di S. Caterina d’Alessandria (dichiarata Basilica Minore Pontificia nel 1992), che sono due gioielli del Salento di cui andare fieri. Continuerò a lavorare per eliminare qualsiasi barriera alla fruizione universale dell’Arte. Ecco il mio impegno per il Sud».
Ringraziamo Maria Elisabetta che, con compostezza e sorridendo lievemente, provvede a sparecchiare. E ci consegna, come un trofeo, la sua ricetta:
RICETTA CREATIVA: TORTA SALATA DI VERDURE E FETA
Per la base:
- 250g di farina
- 125g di burro freddo
- 1 pizzico di sale
- 1 uovo
- Acqua fredda
Per il ripieno:
- 200g di spinaci freschi
- 150g di feta sbriciolata
- 3 uova
- 200ml di panna fresca
- Sale e pepe
- Un pizzico di noce moscata
- Olio d’oliva
- Erbe aromatiche a piacere (timo, origano, prezzemolo)
Procedimento
Preparare la base mescolando in una ciotola la farina e il sale. Aggiungere il burro e lavorare con le dita fino ad ottenere un composto sabbioso. Aggiungere l’uovo e un po’ di acqua fredda, un cucchiaio alla volta, fino a formare un impasto omogeneo. Formare una palla, avvolgerla nella pellicola trasparente e lasciarla riposare in frigorifero per 30 minuti. Preparare il ripieno: lavare e asciugare gli spinaci. In una padella, scaldare un filo d’olio e fare saltare gli spinaci per qualche minuto, finchè non si appassiscono. In una ciotola, sbattere le uova con panna, sale, pepe e noce moscata. Aggiungere gli spinaci e la feta sbriciolata, mescolando bene. Infine assemblare la torta: stendere la pasta frolla su una superficie infarinata e trasferirla in una teglia da forno precedentemente imburrata. Versare il ripieno sulla base di pasta e livellare con una spatola. Infine cuocere in forno per circa 30-35 minuti, lasciare raffreddare e servire.
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( 17 ‐ continua )
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