I LAVORI SENZA FINE IN VIA ALVINO. AH, SE CI FOSSE DON ERNESTO…

| 2 Settembre 2024 | 2 Comments

di Giuseppe Puppo ______ Per i nostri lettori non leccesi: via Ernesto Alvino è un piccolo, ma prestigioso tratto di strada, fra l’anfiteatro romano e il bar omonimo, allora di proprietà del fratello,, appena prima del Sedile e di piazza Sant’Oronzo. Dedicarlo a lui, fu un omaggio postumo di memoria pubblica.

Morì nel 1980, solo come era sempre stato, all’opposizione da giovane protagonista della Marcia su Roma, poi, emarginato dagli arrivisti andati al potere per tutto il regime fascista, da cui non ebbe mai niente, poi relegato in disparte per tutti gli anni della Prima Repubblica degli antifascisti. A dirla tutta, dimenticato pure da quelli dell’allora Movimento Sociale Italiano.

Solo, ma con tutto il Novecento che riversava cultura e bellezza dalla redazione di Voce del Sud, oltre tutto ottima palestra formativa per tanti piccoli giornalisti destinati ad affermarsi in futuro, grazie alla sua guida e ai suoi insegnamenti: da quel balcone che si affacciava sulla piazza, da quei quadri, documenti, attestati, collaborazioni, continuavano a parlare Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti, Ezra Pound e Luigi Pirandello, e potrei continuare a lungo, senza disdegnare di cimentarsi ogni settimana a ogni nuovo numero con l’attualità locale, nazionale e internazionale.

Chissà cosa direbbe oggi Ernesto Alvino, lui che fra le altre cose scrisse un libricino delizioso, “Un giorno a Lecce città inconsueta”, che cosa scriverebbe, adesso, dei lavori infiniti sulla ‘sua’ via, nel salotto buono di Lecce città, pessimo biglietto da visita per i tanti turisti, e pure per tutti i Leccesi fastidio infinito.

Ci vorrebbe la sua penna, la sua brillante ironia, il suo sarcasmo mai volgare, la sua leggerezza naif nel porgere le idee, per non trascendere.

Recita un comunicato arrivato questa sera nella nostra redazione:

Il vicesindaco Roberto Giordano Anguila, assessore ai Lavori pubblici, ha incontrato questa mattina i commercianti e gli esercenti di via Alvino, in vista della ripresa del cantiere per gli interventi di mitigazione del rischio idrogeologico, con riqualificazione del basolato.

<Ho convocato gli operatori alla vigilia della ripresa dei lavori – fa sapere il vicesindaco – nella consapevolezza che la riapertura del cantiere, prevista nella prima metà di settembre, avrebbe inciso sensibilmente sulle attività e, in generale, sulla vivibilità di un tratto di strada importante. L’Amministrazione ha accolto le richieste degli operatori, riconoscendo l’opportunità di rinviare ad ottobre l’avvio degli interventi. Questo non comporterà ritardi nella consegna dei lavori, che resta fissata a fine ottobre 2025, grazie all’impegno della ditta esecutrice. Peraltro, libereremo dalla recinzione i tratti di strada man mano che si concluderanno i lavori dei diversi lotti>. L’opera, infatti, è articolata in sei lotti, dei quali i primi due saranno completati per la fine dell’anno. Non solo. <Ridurremo l’impatto visivo del cantiere – aggiunge il vicesindaco Giordano Anguilla – abbassando di mezzo metro i pannelli della perimetrazione, attualmente alti due metri. Inoltre, abbiamo previsto di effettuare dei saggi preventivi del sottosuolo, per verificare la presenza di impedimenti di qualsivoglia natura. Questo per evitare che ritrovamenti, magari anche preziosi, possano intervenire per compromettere lavori in pieno svolgimento>.

Detto così, ci può pure stare. Ma il problema è, come il comunicato non dice, è che la stessa precisa zona era stata oggetto di interventi di ‘mitigazione del rischio idrogeologico’ (…) appena di recente, con un cantiere che peraltro durò bel più di quanto fosse stato previsto, riducendo a lungo la piazza ad un desolato percorso di bombardamento bellico.

Risultato?

Niente, tutto sbagliato, tutto da rifare.

Da un’amministrazione all’altra, il risultato non cambia.

Un altro anno di lavori, che poi dureranno di più, come è facile prevedere, comunque almeno fino all’ottobre 2025 il casino permanente effettivo nel cuore di Lecce.

Come mai bisogna rifare i lavori finiti da neppure un anno?

Perché questi tempi biblici per la loro realizzazione?

Il Prefetto Luca Rotondi non ha niente da dire?

Non ha niente da dire il soprintendete all’Archeologia, Belle Arti e Paesaggio Francesca Riccio?

Chi paga, o non paga?

E per questo casino permanente, questo sfregio insistito alla Città, chi dobbiamo ringraziare?

______

LA RICERCA nei nostri articoli del 28 febbraio e del 11 luglio 2023

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo

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Comments (2)

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  1. Raffaele polo ha detto:

    Uno sferzante articolo per Voce del Sud, come sarebbe piaciuto a Lui… Bravo Giuseppe!

  2. Graziano De Tuglie - tramite Facebook ha detto:

    L’indimenticabile Don Ernesto avrebbe fulminato tutto e tutti con poche frasi penetranti e sagaci come solo lui sapeva fare.

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