SCENARI POST XYLELLA: ‘FAVOLOSA’ E ‘LECCINO’ SONO CONTROPRODUCENTI, ‘OGLIAROLA’ E ‘CELLINA’ SI RIPRENDONO

| 1 Settembre 2024 | 17 Comments

di Graziano De Tuglie ______

Prosegue il tentativo di alterare la tipologia di produzione olearia nel Salento prendendo origine dall’infestazione di Xylella che si è manifestata negli ultimi quindici anni nelle campagne del Tacco d’Italia. Periodicamente sorgono iniziative che puntano a sostituire le cultivar tradizionali come Cellina e Ogliarola con Favolosa e Leccino presentate come immuni alla Xylella fastidiosa; in campo ci sono enti pubblici che incentivano questo processo di sostituzione con diverse forme di sostegno ai proprietari terrieri che si adeguano a questo modo di combattere l’epidemia che ha colpito l’immenso patrimonio olivicolo del Salento.

Si sono levate, da molto tempo, voci autorevoli (sostenute anche da numerosi casi reali che si infittiscono col trascorrere del tempo) che ritengono queste procedure controproducenti e dannose come sostenevano, fin dall’inizio, coloro che definivano inutili, inefficaci e dannose le operazioni di abbattimento di piante sane per creare “cordoni sanitari” contro la diffusione dell’epidemia operazione rivelatasi totalmente inadatta all’arresto della infestazione. Ma il fenomeno della diffusione della Xylella ha segnato, nel tempo e quasi naturalmente, un consistente rallentamento dell’espansione fino ad un quasi sostanziale arresto del fenomeno.

Si sono,infatti, manifestati numerosi casi di resilienza di tanti alberi infettati e tantissime reazioni positive di interi oliveti alle cure naturali applicate con un significativo ritorno alla produzione olearia.

In un convegno tenutosi ad Ostuni il 10 settembre 2023 sono state portate un numero elevato di esperienze concrete di risposte positive delle cure che sono state apportate ad oliveti che hanno superato l’epidemia tornando a produrre senza la necessità di sostituire le cultivar e senza aver proceduto all’abbattimento indiscriminato di piante secolari, metodo privilegiato dalla politica regionale pugliese.

Effetti positivi e ritorno alla normalità si sono avuti negli agri di Andrano, Galatone (nella foto), Ostuni, Latiano, San Marzano, San Pietro Vernotico. I protocolli adottati sono diversi ma tutti hanno come comun denominatore le seguenti  aree d’intervento: 1. disinfezione e nutrimento fogliare 2. buone pratiche agricole (corretta potatura non drastica e rispettosa della pianta; aratura superficiale o trinciatura del manto erboso) 3. interventi di rigenerazione dei terreni e inerbimento soprattutto con leguminose che fissano l’azoto (concimazioni con sostanza organica e incremento della biodiversità). 

In generale si è asserito che, al pari della peronospera della vite, con gli ulivi si deve attuare un approccio di difesa e CONVIVENZA, che possa garantire la sopravvivenza della pianta e la sua produttività.

Ogni intervento è stato contestualizzato alle specificità dell’oliveto e, ad esempio, sono stati mostrati anche i risultati di interventi specifici sul batterio Xylella Fastidiosa, ad esempio con metodo Scortichini scientificamente pubblicato e riconosciuto.

Anche un documento di numerose associazioni salentine, inoltrato a tutti gli Enti pubblici con un ruolo nella specifica problematica, del gennaio 2024 sollecita ad attuare “Una strategia da attuare in Puglia, con incentivi generalizzati per accudire gli uliveti in rivegetazione, a partire da quelli secolari e in aree collinari o rocciose, e poi anche agli altri a rischio abbandono: con conseguente ricaduta sulla tutela dell’ambiente e del paesaggio, nonché degli aspetti tipici del territorio!  

Prioritario è anche il censimento di tutti gli areali olivetati delle cultivar tradizionali ancora vegeti, per tutelarli, studiarli, sostenerli con interventi pubblici; come pure delle aree incendiate (previsto dalle norme ma inattuato da quasi tutti i comuni); infine dei campi abbandonati da affidare in comodato d’uso a cooperative giovanili da incentivare anche questi con opportuni interventi pubblici.Primaria attenzione va riservata alla pianificazione pubblica di imboschimenti in biodiversità (da sostenere nel tempo per il mancato reddito conseguente)o, anche produttivi, nonché l’aridocoltura di specie arboree, soprattutto nelle aree marginali e in quelle demaniali, superando il gap che vede il Salento ultimo per la presenza di boschi”.

Alla luce di queste osservazioni di chi nei campi ci vive ed opera risultano inutili le incentivazioni ad introdurre cultivar non tradizionali che richiedono metodi di gestione non usuali e che hanno anche esigenze, territoriali, chimico-fisiche, idriche di non facile soddisfazione nel territorio salentino.

Ulteriori obiezioni vengono elevate nella tipologia del sesto d’impianto (cioè nella disposizione geometrica delle piante da inserire). Molti esperti  del settore hanno fatto notare che la Cellina di Nardò ha un sesto per impianti di metri 15×15 ”(vale a dire 44 piante per ettaro) mentre il Leccino può essere allevato a cespuglio, a spalliera o a distanza maggiore per la quale sembra prevalere il sesto 7×7 che dà 204 piante per ettaro. La coltivazione richiede l’irrigazione.

La Favolosa si alleva a spalliera, ordinamento che consente anche la raccolta meccanica con macchine tipo vendemmiatrice. La coltivazione richiede abbondante irrigazione. In questo caso il sesto è circa metri 2,5×4 che dà 1000 piante per ettaro.

 In questo modo i costi di gestione di un oliveto  crescono decisamente , anche in presenza di una maggior meccanizzazione.

Decisamente insostenibile l’abbondante irrigazione in questo Salento sempre più siccitoso ed arido per cui gli enti locali che si avventurano in queste incentivazioni dovrebbero avere uno sguardo molto più lungimirante rispetto ad un miope calcolo di acquisizione di facili consensi immediati che potrebbero trasformarsi in dure critiche nel lungo periodo. ______

LA RICERCA nel nostro articolo del 9 luglio scorso

L’APPROFONDIMENTO nel nostro articolo del 27 giugno 2023

Category: Costume e società, Cronaca, Politica

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Comments (17)

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  1. Antonio Zara ha detto:

    Se non c’e una politica ed una buona volontà per risolvere il problema della Xylella non ci sarà nessun rimedio anche perché il nostro olio è troppo caro

  2. Salvatore ha detto:

    È ovvio che l’ infezione si è fermata…… non c’è più neanche un albero…… ma di cosa parlate, dove vivete………..

  3. Cosimo De Vita ha detto:

    Questi signori che scrivono sicuramente non hanno mai fatto una passeggiata nelle stradine di campagna per rendersi conto che tutti gli alberi secolari non esistono più

  4. Antonia Urso ha detto:

    Nelle campagne di Andrano,ulivi secolari sono seccati e sono stati aggrovigliati dai rovi.Con quali soldi si finanzia la potatura e la ripulitura?

  5. Angelo Venerito ha detto:

    La verità è che del problema pugliese o meglio nel Salento della Xylella non importa a nessun politico Italiano finché importeranno olio dalla Tunisia i nostri oliveti possono seccare, forse qualcosa cambierà quando la malattia raggiunge (come il Salento,) le provincie di Bari e Foggia, allora vedrete che ci sarà la mobilitazione a chiedere aiuto.

  6. Filippo ha detto:

    Il ragionamento è credibile..lo dice uno che sta lottando con grandi sacrifici di tempo, lavoro ,soldi e rinunce per salvare i propri alberi. Però una cosa non sanno chi ha scritto l’articolo, è che uno non c’è la può fare da solo a continuare con questi ritmi. Gli alberi infetti hanno bisogno di pulizia quotidiana e a dire il vero io sono arrivato al punto di decidere di abbandonare l’impresa. Sono troppo stanco e sebbene i miei olivi danno segni di grande speranza , uno senza l’aiuto economico o qualsivoglia non me la sento di continuare. La xylella si può combattere ma non certamente lasciando soli i coltivatori come avete fatto fin ora. Vero è anche il fatto che le nuove coltivar presuppongono un costo per l’irrigazione che non so quanti possono sostenere.

  7. Francesco ha detto:

    Mai visto un articolo così pieno di grossolane inesattezze tecniche e scientifiche.

  8. Facecchia ha detto:

    Questi poltronari interessa solo il potere e lo stipendio d’oro che ha noi cittadini ci rubano,dell’xilella se ne fottono un ca**o altrimenti dopo 13 anni e distrutti milioni di alberi di 3 province metà Puglia milioni di alberi si potevano salvare anche dall’inizio,io piccolo produttore ho salvato 800 alberi tutto ha mie spese senza incentivi in più ci fanno pagare la tangente tra ARNEO, I.M.U.e aumento del reddito che non abbiamo,e questi parassiti senza fare niente si fottono milioni di Euro euro per zone cuscinetto ed altro,se quei soldi li davano agli agricoltori sicuro si sarebbero salvati milioni di alberi,questi ancora ci prendono per culo sti poltronari senza esperienza

  9. Giuseppe ha detto:

    Il diserbo quarantennale ha seccato gli alberi ,mai arati ,ma diserbati con glifosate acido, nome roundup che per via radicale assorbito dalle piante ha avuto effetti debilitanti sulla clorofilla,portando il disseccamento lentamente

  10. Giuseppe ha detto:

    Diceva mio padre il seccato si mangia il verde sull olivo,mondiamo,il seccato altro non era che la xilella,non conosciuta,ancora,quindi dopo Raimonda l’albero si riprendeva regolarmente,arava la terra ,pioveva regolarmente,quindi altro dire che la chimica ha inquinato il terreno,rendemdolo acido,terreno roccioso superficiale.

  11. Giuseppe ha detto:

    Il diserbo quarantennale ha seccato gli alberi ,mai arati ,ma diserbati con glifosate acido, nome roundup che per via radicale assorbito dalle piante ha avuto effetti debilitanti sulla clorofilla,portando il disseccamento lentamente

  12. Giuseppe ha detto:

    Sono d’accordo con Giuseppe il terreno va arato in primavera e poi preparato per la raccolta delle olive.il cosiddetto randup va abolito.serve solo afar fare soldi alle farmacie agricole e a distruggere il pH e i minerali del terreno

  13. Roberto ha detto:

    Questo è un articolo che fa poca informazione scientifica.
    Ritorniamo all’anno zero della Xylella

  14. Adamo Lapenna ha detto:

    Il glifosatto non c’entra niente sicuramente è negativo , c’è gente che non l’ho ha usato mai e pure e seccato tutto! Secondo me forse sono le potature moderne che hanno influito moltissimo sulla rapidità del dissecamento! Fatto sta che noi agricoltori e appassionati abbiamo perso un patrimonio del valore inestimabile! Anziché di aiutare gli agricoltori hanno tagliato pure il premio INTEGRATIVO!!!!

  15. Antonio Gallo ha detto:

    Finché il mercato viene fatto da speculatori che nn conoscono né l’agricoltura, né
    Il sacrificio dei contadini,
    tutto peggiorerà come già avvenuto.
    Questa è gente malvagia,
    L’ unico loro scopo è fare soldi.TUTTO IL RESTO SONO C…I LORO.

  16. Sal nor ha detto:

    Troppi vagabondi ciarlatani hanno girato intorno all’olio del salento. I risultati si vedono da iniziative private non pubbliche, anzi hanno tolto l’integrazione x i piccoli coltivatori lasciandola solo x i grandi(?) PERCHÉ. Il dalento è fatto di piccoli appezzamenti, oramai abbandonati da tutti

  17. Francesco ha detto:

    Per gli olivi secolari ci vogliono in particolare le buone pratiche cioè arature e non diserbanti, potature durante l’inverno e non dopo la primavera ( la potatura per questi alberi costa troppo e si deve fare ogni anno). Oggi giorno manca la manodopera e costa troppo e la produzione è pochissima , non si coprono le spese, la maggior parte preferisce con dolore abbandonare, la mancanza d’acqua fa il resto

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