POLVERE DI STELLE / VITTORIO GASSMAN, CHE TUTTO QUEL CHE DICEVA FACEVA DIVENTARE POESIA

| 1 Settembre 2024 | 1 Comment

di Elena Vada ______

Vi racconterò della favolosa Hollywood e le sue Star più famose. Racconterò scandali, pettegolezzi, amori, morti strane, perversità, trionfi, imbrogli e fatti sordidi,  di questi mondo sfavillante, scintillante, che c’era e non esiste più…

Racconterò quello che è rimasto nei miei ricordi di bambina, e mi ha indotto a coltivare la passione per quel cinema irripetibile, fatto da grandi attori, registi e non solo, per il ricordo dell’emozione che provavo nel sentire il ruggito del Leone della Metro-Goldwin-Mayer, e le sigle della Paramount con la Montagna, la Torre Radio della RKO, il 20 della Century Fox. 

Oggi, nell’ anniversario della sua nascita: Genova, 1 settembre 1922, mi sembra doveroso iniziare questa rassegna di artisti, da un divo di casa nostra: Vittorio Gassman. Approdato a Los Angeles, California, nel 1950.

Gassman era attore completo, a 360°, qualità che gli ha permise, di lavorare a Hollywood a partire dagli anni Cinquanta, quando recitò in alcune produzioni americane, tra cui il kolossal “Guerra e Pace” di King Vidor, al fianco di Audrey Hepburn, Henry Fonda e Mel Ferrer.

Nel film interpretava Anatole Kuragin, il principe seduttore senza scrupoli, dedito ad una vita svagata e dissoluta. Il nome di Gassman, sulla locandina del film, fu scritto a caratteri cubitali, come quello degli altri protagonisti.

Tra i suoi più grandi estimatori in America, ci fu Robert Altman, A Wedding (1958) , che lo volle, anche, al fianco di Paul Newman, in Quintet (1979). Seguirono il cult demenziale The Nude Bomb di Clive Donner (1980), Pelle di sbirro di e con Burt Reynolds (1981) e Tempest di Paul Mazursky (1982).

La carriera e la storia personale di Vittorio Gassman, si intrecciano e mescolano tra loro, creando un copione unico, che lui reciterà con maestria, tutta la vita.

Molto timido da giovane, di carattere chiuso e introverso, personalità contrastata, psiche probabilmente bipolare.

Il suo grande amore fu il teatro, di cui era interprete eccezionale.

Fu il cinema, però, che lo aiutò a sembrare, e poi a diventare, più simpatico. Lui stesso, all’ inizio, si definiva “un timido antipatico”.

Gassman è ritenuto uno dei più grandi interpreti della commedia all’italiana, con Sordi, Tognazzi e Manfredi.

Monicelli, Risi, Scola, gli hanno fatto interpretare, con successo, i più svariati personaggi e caratteri: brutti e belli, ricchi e straccioni, saggi e ignoranti, scaltri e imbranati.

Nel 1959 ottenne un successo inaspettato anche in televisione, conducendo il programma Il Mattatore, che divenne il soprannome, che lo accompagnerà per il resto della vita.

Vittorio Gassman, nella sua autobiografia, scrive : “L’attore ideale, per fortuna, non esiste” e aggiunge  “Questo lavoro è un misto tra una puttana e un sacerdote”. 

Cioè  bisogna saper attingere sia dalla materia grezza, sporca, dell’esistenza, che da quella spirituale, religiosa. Fango e acquasanta.

Del resto, di santi e figli di buona donna, Vittorio Gassman, ne ha interpretati molti.

Al giornalista Enzo Biagi, che lo intervistò nel 1996 (anno di pubblicazione della sua autobiografia, ma anche del Leone d’Oro alla carriera che Venezia gli consegnò), Gassman disse: “Ciò che manca alle nuove generazioni di attori è quel tanto di pazzia e di malattia che, secondo me, rappresentano gli ingredienti fondamentali del cocktail dell’attore”.

Figlio di un ingegnere edile tedesco, Heinrich, e di madre toscana appassionata di teatro, Luisa Ambron, cresce a Roma dove frequenta il Liceo “Tasso”. Da ragazzo praticò calcio, atletica, scherma ma fu, soprattutto, una promessa del basket (convocato in serie A e in nazionale). Sport che rimase una sua passione. 

Dopo la scuola, insieme ai compagni di classe Luigi Squarzina (regista e drammaturgo) e Carlo Mazzarella (attore e giornalista), si iscrisse all’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica.

Non poteva che fare l’ attore.

Portamento elegante e austero, fascino magnetico, voce altisonante con un’impostazione magniloquente e una dizione chiara.

Fisico atletico, viso da dio greco, ma pure  da spavaldo mascalzone e sciupafemmine

Campione di talento artistico, perfezionismo, versatilità e carisma. 

Esibizionista ed egocentrico.

Maniacalmente preciso. Per fare l’ amore con la prima moglie Nora, metteva la sveglia che lei, gli scassò in testa.

Fumava quaranta sigarette al giorno, nonostante gli dicessero che si sarebbe rovinata la voce, oltre la salute.

Tifava Roma

Votava P.S.I. (pare, iscritto al partito)

Di origine ebraica, si dichiarava ateo (pare si sia convertito negli ultimi anni di vita, dopo la malattia).

Sull’argomento religioso, Sordi, con romanesca concretezza, gli replicò: «A Vitto’, io ce credo. Hai visto mai?». 

Gli piaceva parlare in greco antico (una delle sue tante passioni) e lo fece con i pescatori locali di Paxos (in Grecia, dove si era recato col figlio Alessandro) e quelli, ovviamente, non lo capivano. Dopo averle tentate tutte, alla fine se ne andò urlando e insultandoli.

In greco antico, ovviamente!

Gli avevano detto: “lei potrebbe leggere di tutto e farlo sembrare poesia” e lui lo fece.

Nel programma ‘Tunnel’ (RAI3, 1994) lesse veramente, ma veramente di tutto: Pagine Gialle, referti sulle analisi del sangue, etichette di maglioni. Il risultato fu esilarante. Si riconfermò interprete altisonante, enfatico, istrionico, ma anche beffardo e sottile.

Tanto bravo da mettere in soggezione attori e registi, con cui lavorava. Strinse una cordiale amicizia con Ugo Tognazzi, grazie al film La marcia su Roma (1962), di Dino Risi, che disse: “Per Tognazzi, Gassman rappresentava quello che lui non era, un intellettuale, uno del grande teatro, stimato dalla critica”. Tognazzi lo pativa.

Tutti e due nati nel ’22. Tutti e due depressi. Un Natale, a casa di Maria Sole, figlia di Tognazzi, si chiusero in camera da letto. Un’ora, due… Non uscivano più. 

 ‘Allora, che vi siete detti in tutto questo tempo?’ chiesero i parenti, vedendoli, finalmente, ricomparire. E loro: “Niente, abbiamo pianto” risposero. 

Si sentivano sul viale del tramonto.

Erano amici pure di Paolo Villaggio, che invidiava loro il successo con le donne. 

Un giorno, tutti e tre insieme, Tognazzi, Villaggio  e Gassman, fecero un viaggio in Provenza (Francia). Si fermarono in un elegante ristorante. Quando fu l’ora di scegliere il vino, Gassman puntò il dito su 

uno Chàteau Lafitte Rothschild. Il Bordeaux più caro del mondo. Quattro milioni delle vecchie lire. Un’autentica fortuna, negli anni settanta. 

La bottiglia di vino venne presa in cantina e trattata con tutti i riguardi e riti del caso.

Al momento dell’assaggio, dopo aver mimato i gesti del sommelier (da attore consumato qual’era) e dopo aver a lungo fatto fluttuare il vino tra le guance, Gassman esclamò: “Sa di tappo”. 

Gelo in sala. I clienti in silenzio. Tutti col fiato sospeso. Tognazzi e Villaggio agitati. Ma che fai?”, sussurra Ugo, in preda al panico. “Questi ci denunciano, ci arrestano!”. Gassman impassibile. Arriva il direttore. Porge le sue scuse, poi chiede di assaggiare. Vittorio lo pungola: “Sa di tappo, no?”. 

L’attore deve saper tenere il palco in qualsiasi occasione e a qualunque costo. 

Quello lo scruta con l’acredine di chi non accetta di farsi prendere in giro, e risponde:”NO” e se ne va. 

Imbarazzo dei presenti. Suspense nel locale, quasi si stesse per assistere ad una scena di Hitchcock. 

Vittorio, allora, scoppia in una sonora risata,  versando il vino nei calici. La beffa è finita. Si era divertito, perché aveva recitato, in modo convincente, difronte ad un insolito pubblico.

Quell’interpretazione magistrale, gli piacque più del Bordeaux che stava bevendo. 

Sul sesso Gassman disse: “Non ho pregiudizi in amore, rispetto a omosessuali e bisessuali, ma non mi piace quando l’amore, che deve essere un gioco, viene utilizzato e strumentalizzato da squadre che si alleano contro qualcosa. Non ho pregiudizi verso le corna, le trovo affettuose. Qualcuna l’ho messa, sicuramente ne ho avute di più, ma me le tengo, perché mi piacciono, mi fanno anche da adornamento”.

Vittorio Gassman ebbe tante relazioni amorose: tre matrimoni, e altrettante storie importanti, con donne che non sposò.

Nel 1944 Gassman si unì in matrimonio con l’attrice Nora Ricci, conosciuta all’Accademia nazionale di arte drammatica. Nel 1945, dalla loro unione, nacque Paola. Questo matrimonio, venne annullato dalla Sacra Rota nel 1952. 

Nello stesso anno sposò la sua seconda moglie, l’attrice americana Shelley Winters, conosciuta a Hollywood. L’anno successivo  nacque la figlia Vittoria, sempre vissuta negli Stati Uniti, alla quale scriveva lunghe lettere in italiano. 

Dopo il divorzio dalla Winters nel 1954, l’attore ebbe una relazione importante con l’attrice francese Juliette Mayniel. Dal loro rapporto nel 1965, nacque il figlio più noto al pubblico italiano dei giorni nostri, l’attore e regista Alessandro Gassman, nato, con grande scandalo all’epoca, fuori dal matrimonio. 

Tra il 1953 e il 1960 Vittorio Gassman fu impegnato in una lunga e tumultuosa relazione con la bellissima e brava attrice italiana, Anna Maria Ferrero, con la quale, nello stesso periodo, fece coppia anche sul lavoro. 

Dal 1961 al 1963, invece, fu legato all’attrice danese Annette Strøyberg. 

La terza e ultima moglie di Gassman fu l’ex attrice Diletta D’ Andrea, che sposò nel 1970 e con cui rimase fino alla fine dei suoi giorni. Nel 1980 nacque il figlio Jacopo, anche lui di professione regista. Diletta è morta di recente, il 18 agosto 2024.

La vecchiaia lo deprimeva. Avrebbe voluto rimanere giovane. 

Per due anni lottò contro il male oscuro (depressione) che l’opprimeva. In proposito confessò:

“La depressione è una brutta bestia. Quando tocca l’apice coincide con uno sgomento totale, con l’angoscia e dunque si vorrebbe ad un momento non esserci più. Io credo di non essere portato al suicidio, però molte mattine di quel periodo io mi svegliavo – e me ne sono accorto dopo un po’ – con i muscoli delle gambe e delle braccia che mi dolevano. Poi ho capito che il mio corpo, inconsciamente, faceva uno sforzo fisico anche per non risvegliarsi, che era un modo dolce, senza intervento cruento, di non esserci più, di cessare questo tipo di sofferenza.”

Gassman è morto nella sua abitazione a Roma il 29 giugno 2000, all’età di 77 anni, per un improvviso attacco cardiaco nel sonno.

Sulla morte disse: “L’idea della morte,  mi disturba, è vero. Credo che sia un errore del padreterno. Non mi ritengo per niente indispensabile, ma immaginare il mondo senza di me… 

Io ho avuto tutto dalla vita, fama, ricchezza, amori, figli, salute, e ho scoperto la grandezza di Dio solo ora. La cosa che chiedo a Dio è perché mi ha dato una vita soltanto… adesso che comincio a capire…”

Voleva essere imbalsamato. L’ ha fatto scrivere dal notaio nel testamento, con tutti i dettagli. Desiderava essere messo nel salotto di casa con un registratore vicino,  per dire a tutti: “Buonasera amici. Tornate a trovarci. A presto”.

Mi fermo qui, anche se potrei scrivere ancora tanto su questo impareggiabile attore. Se avete curiosità, rimango a disposizione.

Intanto, nel salutare, vi do appuntamento a domenica prossima, con un’altra star. CHI? Lo scoprirete leggendomi.

Vi aspetto qui, su leccecronaca.it ______

( 1 – continua )

Category: Cultura

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Comments (1)

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  1. Giusy ha detto:

    Magnifico

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