IL PRANZO DELLA DOMENICA / CON PAOLO DIMITRI “Cialatèddha” IN SALSA DI GRIKO

| 1 Settembre 2024 | 1 Comment

di Raffaele Polo ______ L’invito di Paolo Dimitri ci riempie di piacere: anzitutto perché parleremo di arte e di ‘griko’: e poi perché, dalla cucina di Emilia, verranno fuori squisitezze incredibili.

Infatti, Paolo ci accoglie nella sua casa interamente tappezzata dei suoi quadri, e nel primo piatto, gli immancabili funghi di Calimera.

«Non ci sono funghi più gustosi di questi perché raccolti, lavati e cotti immediatamente. Sono una varietà di russule che io chiamo ‘verdini’ perché virano leggermente verso il verde, grigio verde chiarissimo».

Paolo, però, ci mostra subito i suoi ultimi lavori: sono grandi quadri che mostrano, tutti, l’amore per la Natura e per il territorio.

«Come mai questa tua scelta essenzialmente verso la campagna e il paesaggio salentino?»

«Mi sento creativo ma in sintonia con la campagna spontanea e dimenticata dall’uomo. Insomma, vago, ma non mi sento attratto dagli abissi (ne ho paura)…»

Poi, il nostro ospite si siede a tavola:

«Per te, Emilia ha preparato una sorpresa: vediamo se indovini cosa è questo piatto?» mi propone Paolo e, dopo alcune forchettate, mi arrendo, è buonissimo, ma cos’era?

«Un antico piatto di queste terre; pasta con i fichi e pancetta. Si è persa la tradizione di questa cucina povera, ma io, per me, mi gusto un’altra delizia, un cibo tradizionale che a Calimera chiamiamo “Cialatèddha” : un misto di pane, rucola, minuncèddha a pezzetti, acqua, sale, capperi, cipolla cruda, origano, inflorescenza del finocchio, olio, pomodoro, formaggio, peperoni, un’ acciuga. Buon appetito».

Paolo è così: senza parere, ci ha già messi a parte del suo mondo, con la pittura, con i sapori… Manca solo la sua passione più sentita: il griko.

«Paolo, ma il griko è un dialetto che sta scomparendo?» gli chiediamo in maniera provocatoria.

Paolo sorride, ha capito che lo stiamo pungolando. E taglia corto: «Il Griko è una lingua. E rischia veramente di scomparire completamente, se non ci renderemo conto che bisogna farlo conoscere, divulgarlo, sennò è veramente finita… Io penso sempre al teatro come metodo imbattibile per far innamorare la gente di questo idioma e di tutta l’antichissima cultura ‘grika’. Con un pizzico di buona volontà, credo che si potrebbe rilanciare l’idea di un teatro particolare,che diverta e rispolveri il ‘linguaggio degli dei’…»

Poi, torna triste, e quasi sussurra:«Anche io, del resto, ho difficoltà di comunicazione con il griko…E mi rifugio allora nei testi tradizionali, dove si respira tutta l’aria della poesia grika. Proprio oggi stavo rileggendo un componimento di Vito Domenico Palumbo, quello che dice:  “Tze roda ce garófeddhu ce fiùru miristù Ena grattàci n’ ìsela na ploso evó ce ‘su..”»

Paolo non ci ascolta più, con gli occhi chiusi, perso dietro ai ricordi, compita i versi con accorata partecipazione.

E, ringraziando Emilia per le ottime cose che ci ha preparato, in silenzio lasciamo la casa piena di quadri, Paolo non vuole fare una mostra, chissà se riusciremo mai a convincerlo…

______

( 15 ‐ continua )

Category: Costume e società, Cultura

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Comments (1)

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  1. Raffaele Polo ha detto:

    E dai, Paolo, falla la mostra dei tuoi quadri!

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