DIARIO DEL GIORNO / MARTEDI’ 27 AGOSTO 2024

| 27 Agosto 2024 | 0 Comments

Buongiorno!

Oggi è martedì 27 agosto 2024.

La Chiesa festeggia santa Monica.

Auguri a tutte le nostre amiche, conoscenti e lettrici che festeggiano oggi il loro onomastico.

A Casarano festeggia oggi il suo compleanno il nostro amico Stefano Pennetta: auguri!

E a Gallipoli compie 56 anni il nostro amico Fernando Aiello.

Nell’ antica Roma del paganesimo la data odierna era il giorno della feste dette “Volturnalia” in onore del dio Volturno, una divinità” “importata” al tempo delle lotte fra Romani ed Etruschi: dopo la conquista romana l’immagine del dio da loro venerato fu portata a Roma per evocare la sua protezione a favore dei vincitori e toglierla protezione agli sconfitti

Il nome deriva probabilmente dal mostro Volta, sorta di drago che nell’Historia Naturalis di Plinio, distruggeva con il fuoco le campagne vulsiniesi. L’autore latino scrive che “emerge dagli Annali del Pontefice Massimo che mediante riti e invocazioni si possono condizionare i fulmini, come fece Porsenna”, e cioè che il re etrusco, conoscendo l’Arte Fulgorale, invocati gli dei, li convinsea distruggere con un fulmine il drago Volta, mostro che infestava le campagne vulsiuniesi, distruggendo tutto con il suo fiato infuocato. Sempre Plinio, parlando dei fulmini ricorda che “una volta Volsinii città ricchissima degli etruschi, fu completamente distrutta da un fulmine”.

Secondo l’archeologo Francesco Nicosia, soprintendente per alcuni anni in Etruria Settendrionale, rileggendo i testi di Plinio e di Livio, si desume che “Volta era una creatura mostruosa, mezzo uomo e mezzo-bestia”, che nelle campagne vomitava valanghe di materiale incandescente seminando lo sterminio, ma “acquietatosi, diventò amico della razza umana, donò fertilità alla terra, creò il bacino lacustre, le forme delle cose viventi e di quelle inerti, lo stupendo paesaggio ricco di foreste, popolato di animali”, “era il Voltumna, o Vertunna, il mutevole, principe degli dei etruschi e dell’etrusca Velzu (nome originario di Volsinii) che aveva il suo tempio ove ogni anno si riunivano i dignitari della Confederazione, re sacerdoti detti lucumoni insieme a folle di pellegrini e si deliberavano interessi comuni di pace e di guerra, si tenevano i giochi gladiatori, sacri misteri e altre manifestazioni religiose”.

Volturno è indicato, anche da Varrone, come il principale dio degli etruschi e sia Properzio, sia Ovidio asseriscono che era il “dio confederale” dei dodici popoli etruschi e per questo motivo i romani avevano cercato di attirarne i favori, perché in origine sarebbe stata loro ostile ed essendo il patrono di tutta l’Etruria ed in particolar modo di Volsinii, l’avevano “indotto” con la evocatio a cambiare sede, trasportandone l’immagine a Roma ed edificandogli un tempio, appositamente per averlo favorevole che sorgeva verso il Tevere, tra Aventino e Palatino, fuori dal pomerio delle mura serviane, trattandosi di divinità straniera.

Varrone ricorda che già ai tempi di Romolo era venerato come divinità secondaria, introdotta ufficialmente a Roma da Tito Tazio col nome di Vertumnus o Volturnus ed aveva un sacerdote, il “flamine volturnale”, introdotto anch’esso, durante la dominazione etrusca; anche egli conferma l’esistenza di una statua del dio lungo il “Vicus Tuscus”, tra Palatino e Velabro che veniva addobbata dai commercianti etruschi coi fiori, frutta, con strumenti e vesti tipiche delle attività agresti.

Varrone conferma che gli antichi eruditi e i poeti latini, facevano derivare il suo nome da “vertere”, cambiare, pertanto era il dio dell’Annus Vertens, con la facoltà di cambiare le cose, come il suo stesso aspetto, o cambiare addirittura il corso del Tevere, evitando i danni delle inondazioni. Lo scrittore poneva Vertunno, con Quirino, Ops, Flora, introdotti a Roma da Tito Tazio, tra gli dei di “terza funzione”, protettori delle colture di stagione, sino a darsi il cambio con Autumnus che giungeva subito dopo “ai grappoli della prima uva”.

27 agosto 1950, a Torino muore suicida lo scrittore Cesare Pavese.

Proverbio salentino: Se mangiandu te sira te strafuechi, lu sennu te la notte te lu sciuechi

Se mangiando di sera ti strafochi, il sonno della notte te lo giochi. Una cena parca e leggera, per poter dormire bene, insomma.

Category: Costume e società

About the Author ()

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Connect with Facebook

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.