QUANDO SI AMA OGNI RACCHETTA: UNA PASSIONE CHIAMATA PING PONG
L’Italia è in primis un paese calciofilo, lo dicono sia i numeri che la storia. E questo è appurato. Ma per quanto riguarda gli sport con la racchetta? Oggi vanno forte il tennis – grazie alle gesta degli atleti azzurri – e il padel, letteralmente esploso in Europa negli ultimi anni. E il ping pong invece?
Spesso dimenticato e sottovalutato, molte persone non sanno che il ping pong è il 7^ sport più seguito al mondo. Considerando l’intero pianeta, il ping pong è seguito da oltre 900 milioni di appassionati, davanti addirittura a colossi come il baseball, il rugby e il football americano.
La crescita si è sentita anche in Italia, sia per quanto riguarda i nuovi tornei che nel settore delle scommesse sportive. Parallelamente alla possibilità di effettuare puntate infatti, negli ultimi tempi si è diffusa la pratica dell’affiliazione sulle scommesse di ping pong: il settore permette a chiunque di sponsorizzare direttamente le piattaforme online su cui fare le proprie scommesse ed ottenere una commissione per tutti i nuovi iscritti. Sono molteplici i siti legali che in Italia permettono di stringere questo tipo di collaborazione: su questi, scoprire l’affiliazione Ping Pong è davvero semplice.
Il ping pong nel mondo: una passione oltre ogni logica
Questo gioco nasce nella seconda metà dell’800’, ovviamente come derivazione dal tennis. All’epoca, soprattutto in Inghilterra, le difficoltà climatiche nelle stagioni più fredde e piovose rendevano quasi impossibile divertirsi all’aperto. Da qui si evolve dunque il ping pong, che comincia ad esser praticato regolarmente dopo cena all’interno famosi circoli dell’alta società londinese.
All’inizio era una solo una versione casalinga improvvisata con qualche strumento grezzo sul tavolo da pranzo. Poi però il gioco prende il via, tanto da brevettare ufficialmente lo sport “tennis tavolo” nel 1884 per intuizione dell’elettricista inglese James Devonshire – considerato oggi l’inventore del gioco.
L’evoluzione non fu però semplice. Basti pensare che per decenni sono esistite due associazioni rivali una affianco all’altra, ognuna con le proprie regole e attrezzature: da una parte chi lo chiamava “ping pong”, dall’altra chi lo conosceva “tennis tavolo”. Solo nel 1922 vennero stabilite regole universali in vista dei primi campionati del mondo svoltisi nel 1926: dalle dimensioni del tavolo alla sua superficie, dall’altezza della rete al diametro delle palline.
Nei primi tempi fu l’Ungheria a dominare il mondo di questo sport; dal Dopoguerra però arrivarono gli asiatici, in particolare i cinesi, con il loro predominio schiacciante. Tanto che molti pensano erroneamente che il ping pong – o tennis tavolo, come lo si vuole chiamare – sia nato proprio in Cina.
Il ping pong in Italia: le parole del direttore tecnico della FiTeT
Se in Cina il ping pong è lo sport nazionale con oltre 80 milioni di praticanti, le percentuali sono decisamente inferiori in Europa. Tirano ancora il carro Gran Bretagna e Germania, ma in Italia i numeri non sono così positivi.
Il Bel Paese conta appena 700 associazioni sportive e circa 50mila praticanti abituali, di cui 34mila tesserati ufficiali. “La situazione è un po’ paradossale – come spiega Matteo Quarantelli, direttore tecnico della Federazione Italiana Tennis Tavolo – Ci sono atleti italiani di livello mondiale che hanno ottenuto risultati importanti, ma purtroppo i parametri per stilare la classifica del ranking non ci premiano. Sono comunque convinto che in futuro cresceremo ancora, abbiamo un gruppo giovane che sta facendo molto bene; soprattutto fra gli atleti paralimpici, che a Tokyo nel 2021 ci hanno regalato 2 medaglie di bronzo”.
Poi conclude: “Il nostro movimento sta crescendo, poi chiaramente servono risultati che possano dare credibilità ed entusiasmo a tutti i livelli. I campioni del futuro nascono dal basso, sostenendo e sviluppando le attività svolte dai rispettivi club tutti i giorni. Abbiamo fame di lavoro, attraverso cui poi ottenere successo. In questo senso, il lockdown ci ha aiutato facendo capire a molte persone come il ping pong sia uno sport accessibile a tutti: mantenendo le distanze con il proprio avversario, è possibile divertirsi anche all’interno delle mura domestiche utilizzando strumenti non professionali. È uno sport inclusivo e aperto a tutti”.
L’Italia è in primis un paese calciofilo, lo dicono sia i numeri che la storia. E questo è appurato. Ma per quanto riguarda gli sport con la racchetta? Oggi vanno forte il tennis – grazie alle gesta degli atleti azzurri – e il padel, letteralmente esploso in Europa negli ultimi anni. E il ping pong invece?
Spesso dimenticato e sottovalutato, molte persone non sanno che il ping pong è il 7^ sport più seguito al mondo. Considerando l’intero pianeta, il ping pong è seguito da oltre 900 milioni di appassionati, davanti addirittura a colossi come il baseball, il rugby e il football americano.
La crescita si è sentita anche in Italia, sia per quanto riguarda i nuovi tornei che nel settore delle scommesse sportive. Parallelamente alla possibilità di effettuare puntate infatti, negli ultimi tempi si è diffusa la pratica dell’affiliazione sulle scommesse di ping pong: il settore permette a chiunque di sponsorizzare direttamente le piattaforme online su cui fare le proprie scommesse ed ottenere una commissione per tutti i nuovi iscritti. Sono molteplici i siti legali che in Italia permettono di stringere questo tipo di collaborazione: su questi, scoprire l’affiliazione Ping Pong è davvero semplice.
Il ping pong nel mondo: una passione oltre ogni logica
Questo gioco nasce nella seconda metà dell’800’, ovviamente come derivazione dal tennis. All’epoca, soprattutto in Inghilterra, le difficoltà climatiche nelle stagioni più fredde e piovose rendevano quasi impossibile divertirsi all’aperto. Da qui si evolve dunque il ping pong, che comincia ad esser praticato regolarmente dopo cena all’interno famosi circoli dell’alta società londinese.
All’inizio era una solo una versione casalinga improvvisata con qualche strumento grezzo sul tavolo da pranzo. Poi però il gioco prende il via, tanto da brevettare ufficialmente lo sport “tennis tavolo” nel 1884 per intuizione dell’elettricista inglese James Devonshire – considerato oggi l’inventore del gioco.
L’evoluzione non fu però semplice. Basti pensare che per decenni sono esistite due associazioni rivali una affianco all’altra, ognuna con le proprie regole e attrezzature: da una parte chi lo chiamava “ping pong”, dall’altra chi lo conosceva “tennis tavolo”. Solo nel 1922 vennero stabilite regole universali in vista dei primi campionati del mondo svoltisi nel 1926: dalle dimensioni del tavolo alla sua superficie, dall’altezza della rete al diametro delle palline.
Nei primi tempi fu l’Ungheria a dominare il mondo di questo sport; dal Dopoguerra però arrivarono gli asiatici, in particolare i cinesi, con il loro predominio schiacciante. Tanto che molti pensano erroneamente che il ping pong – o tennis tavolo, come lo si vuole chiamare – sia nato proprio in Cina.
Il ping pong in Italia: le parole del direttore tecnico della FiTeT
Se in Cina il ping pong è lo sport nazionale con oltre 80 milioni di praticanti, le percentuali sono decisamente inferiori in Europa. Tirano ancora il carro Gran Bretagna e Germania, ma in Italia i numeri non sono così positivi.
Il Bel Paese conta appena 700 associazioni sportive e circa 50mila praticanti abituali, di cui 34mila tesserati ufficiali. “La situazione è un po’ paradossale – come spiega Matteo Quarantelli, direttore tecnico della Federazione Italiana Tennis Tavolo – Ci sono atleti italiani di livello mondiale che hanno ottenuto risultati importanti, ma purtroppo i parametri per stilare la classifica del ranking non ci premiano. Sono comunque convinto che in futuro cresceremo ancora, abbiamo un gruppo giovane che sta facendo molto bene; soprattutto fra gli atleti paralimpici, che a Tokyo nel 2021 ci hanno regalato 2 medaglie di bronzo”.
Poi conclude: “Il nostro movimento sta crescendo, poi chiaramente servono risultati che possano dare credibilità ed entusiasmo a tutti i livelli. I campioni del futuro nascono dal basso, sostenendo e sviluppando le attività svolte dai rispettivi club tutti i giorni. Abbiamo fame di lavoro, attraverso cui poi ottenere successo. In questo senso, il lockdown ci ha aiutato facendo capire a molte persone come il ping pong sia uno sport accessibile a tutti: mantenendo le distanze con il proprio avversario, è possibile divertirsi anche all’interno delle mura domestiche utilizzando strumenti non professionali. È uno sport inclusivo e aperto a tutti”.
L’Italia è in primis un paese calciofilo, lo dicono sia i numeri che la storia. E questo è appurato. Ma per quanto riguarda gli sport con la racchetta? Oggi vanno forte il tennis – grazie alle gesta degli atleti azzurri – e il padel, letteralmente esploso in Europa negli ultimi anni. E il ping pong invece?
Spesso dimenticato e sottovalutato, molte persone non sanno che il ping pong è il 7^ sport più seguito al mondo. Considerando l’intero pianeta, il ping pong è seguito da oltre 900 milioni di appassionati, davanti addirittura a colossi come il baseball, il rugby e il football americano.
La crescita si è sentita anche in Italia, sia per quanto riguarda i nuovi tornei che nel settore delle scommesse sportive. Parallelamente alla possibilità di effettuare puntate infatti, negli ultimi tempi si è diffusa la pratica dell’affiliazione sulle scommesse di ping pong: il settore permette a chiunque di sponsorizzare direttamente le piattaforme online su cui fare le proprie scommesse ed ottenere una commissione per tutti i nuovi iscritti. Sono molteplici i siti legali che in Italia permettono di stringere questo tipo di collaborazione: su questi, scoprire l’affiliazione Ping Pong è davvero semplice.
Il ping pong nel mondo: una passione oltre ogni logica
Questo gioco nasce nella seconda metà dell’800’, ovviamente come derivazione dal tennis. All’epoca, soprattutto in Inghilterra, le difficoltà climatiche nelle stagioni più fredde e piovose rendevano quasi impossibile divertirsi all’aperto. Da qui si evolve dunque il ping pong, che comincia ad esser praticato regolarmente dopo cena all’interno famosi circoli dell’alta società londinese.
All’inizio era una solo una versione casalinga improvvisata con qualche strumento grezzo sul tavolo da pranzo. Poi però il gioco prende il via, tanto da brevettare ufficialmente lo sport “tennis tavolo” nel 1884 per intuizione dell’elettricista inglese James Devonshire – considerato oggi l’inventore del gioco.
L’evoluzione non fu però semplice. Basti pensare che per decenni sono esistite due associazioni rivali una affianco all’altra, ognuna con le proprie regole e attrezzature: da una parte chi lo chiamava “ping pong”, dall’altra chi lo conosceva “tennis tavolo”. Solo nel 1922 vennero stabilite regole universali in vista dei primi campionati del mondo svoltisi nel 1926: dalle dimensioni del tavolo alla sua superficie, dall’altezza della rete al diametro delle palline.
Nei primi tempi fu l’Ungheria a dominare il mondo di questo sport; dal Dopoguerra però arrivarono gli asiatici, in particolare i cinesi, con il loro predominio schiacciante. Tanto che molti pensano erroneamente che il ping pong – o tennis tavolo, come lo si vuole chiamare – sia nato proprio in Cina.
Il ping pong in Italia: le parole del direttore tecnico della FiTeT
Se in Cina il ping pong è lo sport nazionale con oltre 80 milioni di praticanti, le percentuali sono decisamente inferiori in Europa. Tirano ancora il carro Gran Bretagna e Germania, ma in Italia i numeri non sono così positivi.
Il Bel Paese conta appena 700 associazioni sportive e circa 50mila praticanti abituali, di cui 34mila tesserati ufficiali. “La situazione è un po’ paradossale – come spiega Matteo Quarantelli, direttore tecnico della Federazione Italiana Tennis Tavolo – Ci sono atleti italiani di livello mondiale che hanno ottenuto risultati importanti, ma purtroppo i parametri per stilare la classifica del ranking non ci premiano. Sono comunque convinto che in futuro cresceremo ancora, abbiamo un gruppo giovane che sta facendo molto bene; soprattutto fra gli atleti paralimpici, che a Tokyo nel 2021 ci hanno regalato 2 medaglie di bronzo”.
Poi conclude: “Il nostro movimento sta crescendo, poi chiaramente servono risultati che possano dare credibilità ed entusiasmo a tutti i livelli. I campioni del futuro nascono dal basso, sostenendo e sviluppando le attività svolte dai rispettivi club tutti i giorni. Abbiamo fame di lavoro, attraverso cui poi ottenere successo. In questo senso, il lockdown ci ha aiutato facendo capire a molte persone come il ping pong sia uno sport accessibile a tutti: mantenendo le distanze con il proprio avversario, è possibile divertirsi anche all’interno delle mura domestiche utilizzando strumenti non professionali. È uno sport inclusivo e aperto a tutti”.
Category: Costume e società, Sport