IL PRANZO DELLA DOMENICA / DA COSIMO LUPO, COLTO E FELICE PER NATURA
di Raffaele Polo ______ Siamo a Copertino, in un intrico di viuzze che culminano in un nuovo, elegante locale che esibisce il suo nome con discreta signorilità: Colta.
Oggi, domenica, a pranzo è chiuso (riprenderà probabilmente a settembre) ma sono stato invitato qui dal suo ‘inventore’: il mio amico, ex editore Cosimo Lupo.
«Veramente, siamo un gruppo affiatato, non sono solo: ci sono i soci Alessandro ed Elisa, Roberta la cuciniera. Ma c’è la costante presenza, nel ricordo, di papà Pippo e mamma Rita. Come c’è il banco di falegname del nonno Cosimo Lupo, le ricette di nonna Tina, siciliana di Catania e i più bei libri pubblicati dalla glorios Lupo editore….»
Cosimo è ispirato, un vulcano in eruzione, vuole farci condividere questo suo ‘nuovo’ mondo, che è, come ci spiega mentre ci fa accomodare all’interno del locale, che è tutto per noi:
«C’è la sintesi della mia vita, in questa nuova avventura, dove voglio raccontare la mia terra e le mie tante vite attraverso il cibo e la cucina della tradizione salentina. Guarda qui, per cominciare, questi antipasti…»
E mi indica gli assaggini di baccalà fritto, il purè di fave bianche con paparine e olive celline nere, i crostini di pane raffermo tostato con pomodoro scattarisciato e la trippa al pepe nero.
Cosimo riprende con entusiasmo:
«Questa è ‘Colta’ , una biosteria che offre prodotti locali km zero bio e di stagione, un luogo dove riscoprire il piacere di condividere esperienze, cultura e culture, dove scoprire e riscoprire il bello della vita. La musica, la letteratura, il cibo, il buon vino e l’amicizia in un’unica esperienza…»
«Ma non rimpiangi il mondo dell’editoria, dei libri?…» gli chiediamo. Cosimo ha, per un attimo, uno sguardo nostalgico e un tremolio nella voce. Ma si riprende subito e ci incalza con il primo: Spaghetti con crema di pecorino dei pascoli di Porto Selvaggio e cozze nere dello Ionio, mentre ci dice:
«Sì, un po’ di rimpianto è rimasto, ma adesso mi sono completamente calato in questa che forse è l’ultima avventura che affronto pensando ai miei figli, alle mie due nipotine Anita e Amelia e a chi , nonostante tutto, mi ha voluto e mi vuole bene e oggi condivide e scommette con me…»
Come secondo, Cosimo mi offre pezzetti di cavallo alla pignata e una grigliata di ‘nummarieddi’, con il vino di Copertino che assaggia anche lui mentre, pensoso, mi confessa:
«Si, forse questo è l’ultimo capitolo di un bellissimo romanzo, pieno di colpi di scena alti e bassi, pieno di vita e vite di pagine chiare e pagine scure, miracoli e santi, infarti e guarigioni, senza escludere cinque anni come assessore alla cultura e cinque anni da presidente del Consiglio…»
Si ferma l’avvincente confessione di Cosimo, che ha giusto il tempo di offrire i dolci (ricotta fritta condita con miele e mustaccioli alla cannella) e che mi guarda e indica la cassettiera dove erano i caratteri tipografici della antica stamperia, oggi ci sono le posate, ma il mobile fa un figurone, in quell’ambiente.
«Ecco, io mi sento così, come quel vecchio mobile, che ha cambiato uso ma è ancora presente, a raccontare la sua storia…»
Ci allontaniamo in silenzio, lasciamo così l’amico Cosimo, perso dietro i pensieri, attorniato dai ricordi ma pronto a riscoprire, ancora una volta, il significato della Vita.
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( 10 ‐ continua )
Category: Costume e società, Cultura