IRONICO, BRILLANTE, COINVOLGENTE… FRANK BRAMATO NEI CONCERTI A TAURISANO E A RUFFANO
di Roberto Molle _______
La prima volta che ho sentito il nome di Frank Bramato ho pensato a un italo-americano del New Jersey, poi ho scoperto trattarsi di un musicista salentino che si muoveva sulla scena indie con all’epoca un disco all’attivo.
Tre anni fa mi arrivò un invito da parte di alcuni amici che avevano organizzato un festival musicale in un piccolo bosco incastonato nella campagna di Ugento, delle otto date presenti in cartellone almeno la metà mi intrigavano, a iniziare da quella in cui avrebbe suonato Oh Petroleum (alias Maurizio Vierucci, songwriter e musicista di Brindisi) per seguire con Transalentom (un progetto world-beat-fusion), Fabio Orsi (musicista che spazia a largo spettro tra elettronica sperimentale, psichedelia e elettroacustica) e Frank Bramato, presentato come musicista indie-prog-rock. Andò a finire che fui presente solo alla prima data, quella in cui si esibiva la giovanissima cantautrice Dalila Spagnolo.
Motivi che ora non ricordo mi impedirono di presenziare a tutte le altre date del festival, rimandando di fatto di qualche anno l’incontro con Frank.
All’epoca, nel 2021, avevo saputo dell’uscita del suo album “Non essere”; perso in mille altre storie di musica finì che l’incontro con le canzoni di Frank Bramato fu rimandato. Ma quando i destini si devono incrociare non c’è molto da fare per sventare i loro piani, a distanza di tre anni arriva l’occasione per conoscere Frank e la sua musica, questo proprio quando sta per uscire “Suoni crudi”, il suo secondo disco.
Scelgo di ascoltare le canzoni di “Non essere” mentre faccio un viaggio (la mia dimensione d’ascolto preferita), alcuni brani mi hanno preso subito (Ansia, Frank Zappa è morto per niente, La coscienza del mago) per altri, un po’ meno nelle mie corde, non ho trovato subito i codici di accesso, ma nel complesso “non essere” è un disco piacevole, fresco e ambizioso.
Sentivo che comunque mi mancava la prova del fuoco, la possibilità di ascoltare Frank dal vivo. Percepivo nelle sue canzoni una sorta di energia inesplosa, compressa dentro “ingessamenti” che, purtroppo, gli studi di registrazione per loro natura possono causare.
Di lì a poco ho avuto l’occasione di ascoltare Frank Bramato dal vivo.
Per la verità è successo due volte tra l’inizio di giugno e l’altra sera: Taurisano e Ruffano sono i luoghi che hanno ospitato i concerti. Nelle due occasioni Frank è stato supportato da alcuni tra i migliori musicisti presenti sulla scena salentina, per cui degni di menzione: Emanuele Raganato (sax), Antonio Tunno e Matteo Sandalo (chitarre), Ovidio Venturoso (batteria) e Marco Verardo (basso).
Due serate in contrapposizione: funestata da un vento ficcante la prima, tormentata da un alto tasso di umidità la seconda, ma alla fine la musica ha avuto la meglio sulle temperie.
Le due “prestazioni” dei musicisti sono sovrapponibili per intensità e perfezione di esecuzione (prova di professionalità, affiatamento e grande intesa); la vera sorpresa è stato proprio Frank, trasfigurato in una di quelle icone glam-rock che hanno marchiato gli anni Settanta (al volo penso a Marc Bolan e Johnny Thunders, mi viene in mente anche Mal McNulty degli Slade) che come un alchimista furioso ha impastato la sua voce graffiante a miscele esplosive fatte di rock, swing, progressive, blues e mille altri intrugli sonori.
Ironico, brillante, coinvolgente: sono alcuni degli aggettivi che definiscono Frank durante l’interpretazione dei brani. Il suo è un calarsi nelle canzoni, nei suoni, negli stati d’animo che lo hanno ispirato; la tenuta scenica sta tutta nella sua figura elfica che rimanda un’aura segnata da mondi antagonisti ma piacevolmente convergenti.
Il tappeto sonoro batte i tempi, le chitarre si rincorrono, si superano e si riallineano dentro un groove che cresce per non smettere mai. Le canzoni si susseguono, la scaletta si assottiglia, ed eccole allora quelle dal nuovo album: Gli occhiali coscienti che apre il concerto di Ruffano partendo swing, mutuando in blues, sfiorando il prog e morendo ineluttabilmente dentro un rock acido che lascia senza fiato. Seguono Hallelujah e l’ironia dissacrante di Non è una hit estiva con relativo sermone bonario all’indirizzo di alcuni giovani spettatori e la bellezza di Monsieur Artoud, post-moderno j’accuse con parole di fuoco e suoni complici di sensazioni forti.
Amore tiepido è un fare il punto su una posizione personale nei confronti di una storia sentimentale, quella di Frank o di ognuno di noi, poco importa… certe storie si assomigliano tutte. L’omaggio a Capossela si traduce in una extending-version di La notte se n’è andata. La canzone si stacca dall’originale e va a sfiorare altre dimensioni, arricchendosi di mille sfumature e mettendo sempre più in evidenza la straordinaria voce di Frank Bramato. L’ultimo cowboy è un divertissement, dichiarazione esplicita o dichiarazione d’amore a una improbabile Jane da qualche parte nel vecchio west con annessa citazione morriconiana.
Poi Martedì film (omaggio a Dalla e al cinema tutto?) a chiosa di un album che si rivela in tutta la sua bellezza e conferma un passo in avanti molto netto rispetto al precedente “Non essere”, da cui Frank ha attinto disseminando lungo la serata alcuni brani (La coscienza del mago, Un viaggio è lungo un viaggio, Ansia).
Alla fine de concerto, Frank e i musicisti ringraziano calorosamente il pubblico e vanno a concedersi qualche birra. Torno a casa convinto che la dimensione più congeniale al Frank Bramato songwriter e cantante sia quella di suonare e cantare dal vivo… magari il prossimo disco sarà un live!
FRANK BRAMATO IN SINTESI
Francesco Frank Bramato, musicista e artista fuori dagli schemi, in attivo dal 2001 con il gruppo “BlekAut” insieme al quale, dopo le prime esperienze in provincia di Lecce, riesce nel giro di un anno a coinvolgere un pubblico più ampio attraverso alcuni brani inediti che fanno parte del loro primo disco Inventando con le mani. Il genere varia dal folk al rocksteady. La band vince diversi premi aggiudicandosi la possibilità di aprire concerti importanti, tra i quali quelli di Caparezza, Meganoidi, Roy Paci, 99 posse, Afterhours, Ska-P, Banda Bassotti e tanti altri. Frank rimane con la band fino al 2010, quando la lascia per dedicarsi allo studio della voce e del canto sperimentale seguendo le orme di Demetrio Stratos. Ha Collaborazioni con molti musicisti della scena progressive e sperimentale italiana che culminano con la registrazione del brano Piccola operetta barocca in tre atti . Punto fermo dell’artista è quello di unire la voce alla scrittura e quindi all’interpretazione. Studia sceneggiatura e drammaturgia a Roma. Dopo l’esperienza romana scrive uno spettacolo di teatro-musica “l’uomo di Bogotà” ispirato ad un racconto breve di Amy Hempel, e un monologo per arpa e voce “Ennesime metamorfosi“. Del 2021 è la pubblicazione di “Non essere” il primo lavoro da solista: otto tracce che rimarcano la tendenza dell’artista a uscire fuori dai canoni classici della moda e delle convenzionali. Da pochissimo è uscito il suo secondo album: “Suoni crudi”.
È un cantante meraviglioso.