IL PRANZO DELLA DOMENICA / A CASA DI GIOVANNI CAPODICASA
di Raffaele Polo ______
Non ci vedevamo da tempo.
Esattamente da quella edizione della ‘Città del libro’ dove proprio lui riuscì a far venire Luciano De Crescenzo a Campi, in un memorabile bagno di folla… E, proprio in quegli anni, Gianni Capodicasa, con il suoi libro ‘Il delitto di Campi’ riscosse un grande consemso, divenendo, in breve, tra i più conosciuti ed acclamati scrittori salentini…
Bei tempi, gli anni passano ma i ricordi restano, vero Gianni?
Non sfuggiamo al suo intenso sguardo, si vede che c’è emozione nel suo animo, ma siamo attorno ad una tavola imbandita, nel suo appartamentino a Monteroni, a due passi dalla piazza centrale, vicino alla Chiesa dei Santi Medici.
Gianni ha predisposto un menù veramente incredibile: «Anche se io dovrei mangiare cinque volte al giorno con porzioni da 150-200 grammi, e perciò per me ho preparato zucchine imbottite di carne trita, ma per oggi, che è domenica, faccio un’eccezione, in tuo onore:
Antipasto di ostriche imperiali e vongole con contorno di maionese,
Riso con zucchine e gamberi lessi e sgusciati con un po’ di nero di seppia.
Secondo: orata all’acqua pazza ben spinata, senza condimento per non perdere il gusto del mare,
Frutta: macedonia con gelato al limone, infine un buon caffè ristretto.
E da bere vino bianco in piccole quantità».
Ma, tra un (ottimo) boccone e l’altro, si comincia subito a parlare di letteratura, di poesia.
«Abbiamo visto la nuova edizione di ‘Canto Salento’ ( Il libro è acquistabile alla Libreria Leonardo, in via Cavallotti a Lecce o su ebay, ndr), come mai hai deciso la pubblicazione?»
«Ho pensato di donare il nuovo testo alle persone di buon cuore, disposte a dare un contributo di dodici euro che personalmente porterò alla mia oncologa e che saranno devoluti al sostegno del Polo Oncologico ‘Giovanni Paolo II’ di Lecce».
«E perchè, fra i tuoi tanti scritti, proprio questo poema viene riproposto? C’è un motivo relativo alla situazione attuale della nostra terra?»
Gianni si concentra. Quando fa così, è pronto ad una sua ironica ‘sparata’, ormai lo conosciamo, dai tempi della furibonda ammonizione che lanciò ai frequentatori della Fiera di Campi: “E sappiate che quando voi eravate ancora sulle palafitte, noi eravamo già ricchioni!” che parafrasava una boutade di De Crescenzo, ma non lo sapeva nessuno…
E Gianni non si smentisce: «Precedo e prevengo gli eventi a divenire e mi pongo, come si suole e usa dire, con le spalle al sicuro, mentore di una mia fisima ideologica che pesca nel mito. Come gli dei dell’Olimpo esistettero ‘fintanto’ che l’ultimo pastore della Tessaglia credette in loro, così un autore vive, ovvero si illude di esistere, fino a quando ci saranno due occhi a leggere i suoi scritti.
Lasciarsi andare in questo convincimento è certamente più vile del lasciarsi annichilire nel nulla eterno. Ma io mi lascio andare».
Siamo rimasti in silenzio, ecco il Gianni che ricordavamo, ecco Gianni colonna d’Ercole della letteratura salentina, ecco il geniale ‘esprit’ che ha caratterizzato, da sempre, il suo non facile procedere esistenziale.
«Gianni, per salutarti voglio ricordarti quel generale che, a commento di un tuo libro, dove ti camuffavi con lo pseudonimo di ‘Artefice’, ebbe a lodarti perchè avevi inserito un cognome ‘molto comune’ nel Salento, a dimostrazione del tuo attaccamento alla nostra terra… Lo sai, Gianni, amico mio, che questi generali ci sono ancora…» gli ho detto, con un sorriso.
E l’ineffabile Gianni, ha bofonchiato: «E magari scrivono libri…»
Con un’ultima occhiata ai bei quadri appesi alla pareti (la nostra preferenza va a ‘La fortezza Bastiani’, un prezioso dipinto risalente al periodo ‘buzzatiano’) salutiamo con affetto il nostro amico.
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( 6 ‐ continua )
Category: Costume e società, Cultura
Due grandi della nostra letteratura, indubbiamente.
Polo e’ sempre Polo.
Lo ringrazio pubblicamente.
Con affetto e ricordi piacevolissimi