IL PRANZO DELLA DOMENICA / CASA NICETA

| 26 Maggio 2024 | 1 Comment

di Raffaele Polo  ______  

Aspettavo con ansia questa domenica: dopo la messa una breve pausa (ne avrei approfittato per terminare di leggere il romanzo di Roberto Perrone che mi stava avvincendo, c’era come protagonista Canessa e quindi i colpi di scena erano assicurati fino all’ultimo) e poi sarei andato a casa di Niceta che aveva invitato me e mia moglie per un pranzo a base di pesce.

 

Per chi conosce qualcosa del Salento (soprattutto le piccole tradizioni e le curiosità) chiamarsi Niceta vuol dire essere nativo di Melendugno e avere almeno una quarantina di anni perché, ormai, nessun melendugnese battezza più i suoi figlioli con il nome del Santo goto, unico protettore del paese salentino che gli è affezionato e lo festeggia a settembre.

Però, i bambini li chiamano Kevin (anche Chevin…) oppure Natasha o Katiusha (ma anche Natascia o Catiuscia) e Niceta no, non c’è niente da fare.

Anche a Lecce, in verità, non si trovano più giovanissimi Oronzo, una tradizione che si perde, peccato perchè Oronzo caratterizzava tutto il Salento, e poi era un bel nome, pazienza che facesse rima con facili, volgari appellativi e allora, addio anche a questo nome tradizionale ricco di storia. Come Pantaleo, Trifone, Maddalo…

Ma stavolta Niceta di Melendugno mi aspettava a pranzo, è sempre un piacere essere invitati a desinare soprattutto la domenica e maggiormente se si è sicuri di trovare una tavola tipica salentina, con la immancabile salsa che comincia a profumare già verso le 11 e tutte le robuste golosità gastronomiche che, quelle sì, non mutano facilmente e si mantengono sempre fragranti e appetitose.

Era stata una settimana difficile, per me.  Dacchè sono pensionato, la vita scorre monotona tra routine fatte di spese al supermercato, pizza il sabato sera, code al medico e alla farmacia, qualche imprevisto. Stavolta, però, c’era stato il faticoso intermezzo delle visite al veterinario per rinnovare il vaccino ai miei tre gatti.

Ora, ogni volta c’è da combattere perchè, non appena i felini intravedono il trasportino,vanno a nascondersi e rifiutano qualsiasi collaborazione. Poi, sono tre e, nella migliore delle ipotesi, mi tocca compiere altrettanti viaggi di andata e ritorno dal veterinario, con ulteriori file che spesso sono lunghe e noiose. Sono capitato, ogni volta, ad attendere con padroni di cani, piccoli e grandi. Ed è incredibile come, dal veterinario, gli animali perdano completamente la loro tradizionale rivaltà, sono consci e timorosi di quel luogo di sofferenza, non vedono l’ora di scappare…

Comunque, ce l’ho fatta, il vaccino annuale è stato iniettato, ho chiacchierato un poco con una signora che mi ha elencato tutte le problematiche della sua Sandy (con la y finale, pure i cani non si chiamano più Fido o Fuffi…) e poi sono tornato a casa, i gatti mi hanno guardato con sufficienza e non hanno risposto alle mie carezze.

Poi, in settimana, il Lecce si è salvato e non sembra vero di non dover soffrire fino all’ultimo minuto dell’ultima giornata, per raggiungere la permanenza in serie A (e anche questo sembra incredibile, la mia adolescenza ha visto sempre il Lecce in serie C, combatteva con il Nardò, la Ternana, il Chieti, l’Acquapozzillo e l’Akragas, anche questi sono nomi strani ma così era, a quei tempi…).

Infine, ho letto il bel libro di Lilli Gruber dal sintomatico titolo ‘Non farti fottere’ che, per certi versi, mi ha rammentato il titolo ‘Cazzi e canguri, pochissimi i canguri’ di  Aldo Busi… ma era un genere diverso, con la Gruber, siamo davanti ad una ricerca sul mondo del porno in internet., adesso vanno di moda questi argomenti, prima era tutto tabù, non si parlava assolutamente di tutto quello che riguardava il sesso.

Niceta ci ha ricevuti con lo sguardo abbassato, si è scusato. «Un imprevisto, mi spiace, ti stavo chiamando…» E ci ha spiegato che aveva litigato con la moglie che, infuriata, se n’era andata e non aveva cucinato.

«Va bene, non fa nulla, sarà per un’altra volta….» ha detto mia moglie.

E così, il pranzo della domenica è stato molto frugale: una fettina e insalata di pomodori,  ce ne siamo scappati e siamo tornati a casa, caso mai fosse ritornata, ancora infuriata, la moglie di Niceta. Che si chiama pure lei Niceta. A Melendugno, infatti, il nome Niceta vale per maschi e femmine.

Category: Costume e società, Cultura

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  1. direttore ha detto:

    Invitato speciale di leccecronaca.it Raffaele Polo ha cominciato male

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