L’INTERVENTO / AVEVO UN SOGNO IN COMUNE, CONDIVISO CON LA MIA GENERAZIONE. POI CI VENNE UN LEGGERISSIMO SOSPETTO…

| 6 Maggio 2024 | 2 Comments

di Enrico Giuranno ______ 

Ero bambino negli anni Novanta.

Ricordo che alle scuole medie facemmo una recita sulla comunità europea che si preparava all’euro.

Io, forse per la mia aria vichinga, con addosso una tunica rossa con croce bianca facevo la Danimarca! Insieme agli altri miei compagni di classe  vestiti da bandiere facevamo un girotondo e ci sentivamo ormai proiettati negli stati uniti d’Europa che erano la meta segnata da un cammino che partiva dal risorgimento, passava per due guerre mondiali e una guerra fredda e naturalmente sfociava in questo sogno mitico dell’Europa Stato di Stati.

Le mie brave insegnanti erano convinte, in buona fede, e anche noi lo eravamo, che il futuro sarebbe stato radioso, felice e pacifico.

Poi diventammo grandi e mentre alle mie insegnanti slittava di anno in anno la pensione, a noi slittava di anno in anno il contratto del lavoro precario e sottopagato e a qualcuno veniva il leggerissimo sospetto che quel sogno dell’Europa unita e dell’euro potesse essere una truffa.

Esiste ormai una vasta letteratura scientifica che dimostra come il mito, la narrazione quasi teologica dell’UE sia servita a imporre (soprattutto coi trattati di Maastricht e Lisbona) un sistema economico iperliberista.

Sistema in palese disaccordo con la nostra Costituzione repubblicana che non a caso è sempre sotto attacco per inseguire le cosiddette riforme che ci farebbero più concorrenziali e meno equi.

Era appena caduto il Muro e l’Unione Sovietica si era dissolta, il Partito comunista e i tanti comunisti d’Italia erano allo sbando, tangentopoli aveva fatto strage della DC e del Partito socialista, Craxi in esilio volontario in Tunisia e Andreotti processato per mafia.

Io ero bambino, ma ricordo bene quel periodo, quei telegiornali (Paolo Brosio fuori dal tribunale di Milano prima di apparire alla Madonna) e ricordo bene i commenti che su quegli eventi si facevano in famiglia.

Il sogno di un avvenire più luminoso portato dal comunismo o dal socialismo era svanito. Il sogno contrapposto e complementare di un bene comune fondato sui valori cristiani era svanito.

A qualche cosa ci si doveva aggrappare.

Qualche utopia che muovesse i sentimenti e le azioni, un grande ideale di riferimento per le masse era necessario. Serviva un orizzonte a cui tendere idealmente, una nuova terra promessa per cui lavorare. In quegli anni ci venne servita l’utopia della grande famiglia europea. Gli italiani erano i più convinti del continente. Per l’Europa e per l’euro avrebbero fatto di tutto, subìto di tutto ed in effetti furono accontentati.

Anche a causa della nostra Costituzione improntata ai principi del socialismo e del cattolicesimo sociale l’Italia fu tra gli Stati più penalizzati dall’UE e dall’euro. I Princìpi che pure avevano garantito 30 anni di sviluppo e benessere erano diventati d’un tratto obsoleti, perché a Maastricht si era deciso per un modello diverso, quello iperliberista, senza alternative e senza vie di fuga.

E così da questo nuovo modello si era partiti per una nuova Costituzione formale, come era successo con lo Statuto Albertino che era rimasto invariato anche se applicato in modo del tutto originale durante il noto ventennio.

Oggi siamo a trent’anni di questo nuovo regime. La catastrofe economica e sociale è sotto gli occhi di tutti. I partiti nati in quella stagione sulle ceneri dei grandi partiti di massa si sono dimostrati un’unica massa informe, 7 o 8 sfumature dello stesso grigiore iperliberista.

L’evidenza è che può vincere la Lega o il PD, ma il pilota automatico dei trattati europei resta inserito e il Quirinale è ormai garante dei trattati europei più che della Costituzione del ’48. Gli italiani hanno capito talmente bene che votare non serve più a nulla, che infatti per un buon 50% sono confluiti nel grande partito dell’astenzione, come se l’astenzione invece servisse a qualcosa.

Ringrazio le mie insegnanti di una volta che (forse imbeccate dal ministero) mi trovarono un sogno da inseguire da ragazzino (in fondo avevano fatto il loro dovere per come potevano e sapevano).

Alla soglia dei 40 anni ringrazio chi mi ha dato gli strumenti per svegliarmi dal sogno e rendermi conto che, nonostante la paccottiglia ideologica e retorica degli ultimi tre decenni, la realtà costruita da quei trattati è più simile ad un incubo da cui è necessario destarsi.

Ecco dunque il sogno, l’ideale a cui tendere, l’obiettivo di una vita a cui la mia generazione può votarsi: riconquistare la sovranità e ripristinare la Costituzione.

Con l’impegno culturale e con l’impegno politico, con la parola e con il voto occorre liberarsi e riproporre il modello che ci ha tratti dalla povertà e portati al benessere e ad una maggiore giustizia sociale.

Perché la terra promessa è l’Italia. L’Italia libera e sovrana.

Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Politica

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Comments (2)

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  1. Veronica ha detto:

    GRAZIE,
    AMARAMENTE GODIBILE, E TUTTO DA CONDIVIDERE

  2. Marcello ha detto:

    Un bell’articolo, peccato per la solita retorica sulla Costituzione più bella del mondo.

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