”Questa faccenda della statua di Sant’Oronzo è uno scandalo al buon nome di Lecce”
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. L’architetto Luca Fiocca (nella foto) ci scrive. _______
In qualità di cittadino leccese mi sento oltraggiato e preso in giro da quanto realizzato dall’amministrazione Salvemini, in merito alla nuova statua di Sant’Oronzo.
Credo possano sussistere tutti i presupposti per una richiesta di risarcimento danni morali e d’immagine.
Si può leggere anche online, https://artbonus.gov.it/2313-statua-di-s.-oronzo.html: ‘la copia della statua di S. Oronzo, sarà progettata sulla base di un rilievo condotto con la tecnica del “laser scanner” per garantire la fedeltà all’originale, rispettando le dimensioni, la volumetria e la resa estetica pari all’originale’. Qualcuno dovrebbe però dirci il perché poi sia venuta fuori una statua completamente diversa da quanto promesso.
In questi casi, prima di saldare il dovuto, si contesta l’opera, obbligando la ditta esecutrice a realizzarne un’altra a regola d’arte!
Ci sarebbero, mi ripeto, tutti i presupposti per richiedere i danni morali e d’immagine…
Meglio restaurare che sostituire.
Mi ritornano alla mente le parole dell’ archeologo e critico d’arte francese dell’Ottocento, Adolphe Didron, per il quale, in fatto di monumenti antichi, è sempre meglio consolidare che riparare, meglio riparare che restaurare, meglio restaurare che sostituire, meglio sostituire che abbellire. Ma in nessun caso bisogna aggiungere o togliere nulla…
Meglio restaurare che sostituire, per l’appunto!
Un’opera d’arte è tale se possiede due requisiti, l’istanza storica e quella estetica.
Nel caso della statua di Sant’Oronzo, ci troviamo davanti ad una scultura, priva di valenza artistica, per cui non si può definire un’opera d’arte! Antica si, ma priva di artisticità…
Ed è proprio questo particolare che dovrebbe far riflettere, ovvero che non vi è alcuna necessità di serbare al chiuso una statua che non possiede valore artistico.
Sant’Oronzo è un simbolo per noi salentini, e dall’alto della colonna ci indica la retta via.
Semmai riponiamo la sua copia in un museo e l’originale lasciamolo dove è sempre stato, in alto nel cielo, allo stesso identico modo della Madonnina di Milano.
La copia della Madonnina è ora collocata all’interno del Duomo, sua casa naturale.
Alla stessa identica maniera, la copia di Sant’Oronzo potrebbe essere collocata all’interno del Sedile, così da permettere a tutti i fedeli e visitatori di poterla contemplare.
Qui, la luce che filtra dalle grandi vetrate sprigiona forza ed energia, e si armonizzerebbe con questa immagine così potente diventando un tutt’uno, creando un’atmosfera di profonda emozione e raccoglimento interiore.
Al suo splendore, fedeli e visitatori resterebbero abbagliati.
Mentre l’originale, ritornerebbe sulla colonna!
Questa faccenda di Sant’Oronzo è uno scandalo. Scandalo non per la statua, questa volta, ma per il decoro, il buon gusto, la cultura, il nome di Lecce.
Il risultato di una riproduzione, la storia lo insegna, è piuttosto grossolano. E’ già una bella prodezza che venga fuori qualche cosa, ma certo la finezza della scultura autentica va in buona parte perduta. Le copie dei cavalli di San Marco, solo per fare un esempio, sembrano piuttosto delle vacche volanti…
La copia, in alcuni casi, viene resa difforme dall’originale ad arbitrio dei realizzatori: due colpi di martello, un colpo di lima, eccetera eccetera.
Tuttalpiù si mettono le copie, quando sono stati rubati gli originali.
Il vetroresina, poi, con il passar del tempo si deforma.
Sarebbe più saggio, alla luce di tali considerazioni, ricollocare il santo li dov’era ed intervenire periodicamente, come avviene in Francia.
La statua, non a caso, ha tutt’altro significato se la si vede nel posto per il quale era stata pensata. Il santo, infatti, raffigurato con la mano benedicente, sembra proteggere dall’alto tutta la città di Lecce, e sulla propria veste pare essersi posata lieve la manina santa di un ignoto artigiano veneziano.
La replica, al contrario, sarebbe una soluzione completamente avulsa dal contesto storico tutelato, anacronistica e riduttiva dello scenario architettonico presente nell’invaso della piazza di eccezionale rilevanza.
Non sarebbe da escludere, inoltre, l’idea di un plebiscito, al fine di far decidere ai cittadini il suo destino.
Che spavento difendere da una parte il passato e altresì non mummificare il presente.
Category: Costume e società, Cronaca, Cultura, Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo