TRUFFE SUI BONUS EDILIZI, SMANTELLATA ORGANIZZAZIONE SALENTINA. ARRESTI, PERQUISIZIONI, SEQUESTRI
(e.l.) _______ Dall’alba di questa mattina, militari della Guardia di Finanza di Lecce e di Napoli (nella foto la Procura della Repubblica parteopea) hanno eseguitone tredici misure di custodia cautelare (quattro in carcere e nove ai domiciliari) per un’associazione a delinquere dedita alla cessione di “crediti di imposta” fittizi, derivanti da false pratiche di “bonus edilizi” ed al riciclaggio all’estero dei proventi illecii.
Si tratta di: Andrea D’Ospina, 44 anni, di Racale; Massimo Giannelli, 50, di Racale; Alessio Greco, 29, Castrignano del Capo; Donato Lezzi, 40, di Copertino; Giacinto Maffei, 51, di Solofra (Avellino); Andrea Marotta, 47, di Gallipoli; Orazio Preite, 39, di Taurisano; Michele Romano, 53, di Castrignano del Capo; Luigi Rossetti, 49, di Melissano; Marcello Monsellato, 47, di Presicce-Acquarica; Monica Sansò, 49, di Racale; Celestino Andrea Scarlino, 37, di Melissano; Michele Scognamiglio, 40, di Napoli; Antonio Talema, 24, di Racale.
Ci sono state anche venticinque perquisizioni, e un sequestro preventivo di circa 3,9 milioni di euro, quale ulteriore provento dell’attività illecita rispetto ai 20 milioni di valori già sequestrati nel corso delle indagini.
Le indagini hanno consentito di individuare settantuno percettori di fraudolenti “bonus edilizi”, prevalentemente “Bonus facciate”, che dopo la cessione del credito d’imposta a Poste Italiane sono riusciti a trasferire gran parte delle somme all’estero.
La totalità di questi percettori delle agevolazioni fiscali, in realtà, non avevano inviato alcuna comunicazione obbligatoria agli Uffici Tecnici dei comuni interessati, non avevano effettuato nessun intervento edilizio e, addirittura, in molti casi, non erano nemmeno proprietari di alcun immobile.
L’organizzazione, dopo aver individuato possibili beneficiari di bonus edilizi (indigenti, senza redditi, fiscalmente incapienti, alcuni con gravami penali e/o con l’erario, tutti residenti nella provincia salentina) provvedeva alla registrazione delle firme digitali, all’inserimento delle richieste sul portale dell’Agenzia delle Entrate oltre che all’accensione dei conti correnti presso Poste Italiane.
I capitali così ottenuti venivano trasferiti su conti correnti esteri e attraverso laboriosi meccanismi di riciclaggio ed auto-riciclaggio, finalizzati ad occultarne la provenienza, venivano fatti rientrare in Italia, anche attraverso lo sfruttamento di società costituite allo specifico scopo di gestire gli affari illeciti dei singoli promotori dell’organizzazione.
Category: Cronaca