UNA PETIZIONE PER CHIEDERE L’ISTITUZIONE DEL LIMITE DI VELOCITA’ DI 30 ALL’ORA A LECCE CITTA’. ECCO CHI LO VUOLE E PERCHE’
Riceviamo e volentieri pubblichiamo._______
Una petizione popolare per chiedere che Lecce diventi una città 30. Con un evento pubblico lunedì 26 febbraio parte ufficialmente la campagna per la raccolta di firme promossa dal movimento di cittadinanza attiva LeccePedala a cui ha aderito un cartello di ben 33 associazioni e realtà sociali della città. L’appuntamento è alle 17 al Convitto Palmieri dove i rappresentanti di tutti gli aderenti prenderanno la parola per motivare l’adesione alla campagna. L’iniziativa, in collaborazione con il Polo Biblio-museale di Lecce, nasce nel solco dell’esperienza di 30logna, all’interno del network Italia30 cui aderiscono movimenti e associazioni di una decina di capoluoghi.
Hanno finora sottoscritto la petizione: Fiab Lecce Cicloamici, Legambiente Puglia, Arci, Adoc Lecce, Fai delegazione di Lecce, Link, Udu, Salento Bici Tour, Veloservice Lecce, CPK Lecce, Ciclofficina Onza Onza, Città Fertile, Salento E-Cycling, Lupi del Salento, Tortuga Mtb, Cicli Minimi, Teatro Koreja, Associazione Opera Prima, Db d’essai, Crocevia, Mollare Mai, Fondazione Divergo, Costruiamo Inclusione, Possiamo, Lifewalking, Fucina Salentina, Tagghiate Urban Factory, Oikos, Todo Modo, Rione Santa Rosa aps, Prossima, Soroptimist.
Nella petizione, indirizzata al sindaco e al presidente del Consiglio comunale a norma del regolamento sulla partecipazione popolare, si chiede di “fissare al 1° gennaio 2026 l’attuazione di Lecce30, estendendo il limite di velocità di 30 km/h a tutte le strade locali urbane possibili secondo le norme e le direttive in essere, esclusi gli assi di scorrimento urbano, e adottando nel contempo e progressivamente una serie di misure collaterali”.
La richiesta è motivata innanzitutto dalla necessità di elevare la sicurezza sulla rete di strade cittadine e di strappare Lecce dalla morsa del traffico, rendendola effettivamente accessibile ed elevando gli standard di sicurezza per gli utenti fragili, a iniziare da pedoni e ciclisti. Nel Comune di Lecce, dal 2014 al 2023 nell’intero territorio comunale si sono registrati 40 morti e 4.158 feriti in 4.198 incidenti stradali. La media di 4 morti e 416 feriti all’anno è sottostimata perché sono inclusi gli anni di lockdown. Tra il 2014 e il 2023 nel territorio comunale sono stati coinvolti negli incidenti 748 pedoni (8 morti e 696 feriti) e 454 ciclisti (3 morti e 411 feriti). Un prezzo che i promotori della petizione ritengono inaccettabile.
Strumento per promuovere la campagna è il sito www.lecce30.it attraverso il quale è possibile scaricare i moduli, da stampare, firmare e riconsegnare ai punti di raccolta firme indicati sullo stesso sito web. Nel sito, che riporta dati e statistiche scientifiche a sostegno della città 30 con espliciti riferimenti anche alla realtà urbana di Lecce, c’è una risposta a tutti i dubbi e le perplessità sollevate dal dibattito che si è aperto sui temi della mobilità sostenibile.
“Vogliamo una città meno inquinata, più verde, più sicura e inclusiva. Una città accogliente da vivere che offra servizi a tutti, compresi anziani, bambini, fragili; una città che riqualifichi gli spazi pubblici e la mobilità sostenibile. Una città dove muoversi senza timore a piedi o in bicicletta”, afferma Adriana De Carlo, portavoce di LeccePedala, “il cammino verso Lecce città 30 è una strada obbligata se vogliamo vivere in una città di respiro europeo. Le strade devono essere luogo di aggregazione, non più separazione e pericolo: vogliamo stimolare un radicale cambiamento culturale in merito alla stessa idea di mobilità”.
“Abbassare il limite a 30 (lasciando inalterato quello a 50 km/h sugli assi di scorrimento e sulla circonvallazione)”, spiega Andrea Alba, portavoce di LeccePedala, “eviterebbe semplicemente quei picchi di velocità che rendono le strade insicure e più inquinate, e renderebbe il traffico più fluido a una velocità costante. Con maggiore sicurezza sulle strade, si incoraggerebbe una parte dei cittadini a usare bici e piedi per gli spostamenti urbani decongestionando il traffico cittadino”.
“Bologna, Carpi, Pesaro, Firenze, Modena, Torino, Ferrara… E adesso finalmente anche il Sud! Siamo contentissimi che con l’adesione di Lecce si aggiunga un altro nodo alla rete di Italia30. Sempre più sono le cittadine e i cittadini che chiedono strade più sicure, luoghi di scambio culturale, spazi verdi e ambienti meno inquinati”, dice Alessandro Marchi, tra i fondatori di 30logna e responsabile della rete dei movimenti per le città 30, “la Città 30 incarna la città delle persone, rappresentando molto di più di una semplice limitazione della velocità. E come tale dev’essere implementata dalle Amministrazioni che scelgono questa via”.
Insieme a LeccePedala, sono parte attiva di Lecce30 le seguenti associazioni e realtà sociali:
Fiab Lecce Cicloamici, Legambiente Puglia, Arci, Adoc Lecce, Fai delegazione di Lecce, Link, Udu, Salento Bici Tour, Veloservice Lecce, CPK Lecce, Ciclofficina Onza Onza, Città Fertile, Salento E-Cycling, Lupi del Salento, Tortuga Mtb, Cicli Minimi, Teatro Koreja, Associazione Opera Prima, Db d’essai, Crocevia, Mollare Mai, Fondazione Divergo, Costruiamo Inclusione, Possiamo, Lifewalking, Fucina Salentina, Tagghiate Urban Factory, Oikos, Todo Modo, Rione Santa Rosa aps, Prossima, Soroptimist
Adriana De Carlo e Andrea Alba(Portavoce Lecce30/LeccePedala)
Category: Costume e società, Cronaca, Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Ci piacerebbe sapere delle associazioni che hanno aderito quante di queste sono di sinistra, quante prendono contributi dall’amministrazione PD di Salvemini. Quella dei 30 km. orari é la trovata di un partito che essendo privo di idee, cerca di supplire a ciò con iniziative dannose. Dannose per quelle fasce di cittadini più deboli che hanno difficoltà motorie. Dannose per l’ambiente in quanto il tasso di inquinamento in città aumenterebbe.
L’Adoc di Lecce aderisce, insieme a molte altre associaziooni del territorio, alla campagna promossa dal movimento di cittadinanza attiva LeccePedala con Lecce30 per chiedere che Lecce diventi una città 30. L’appuntamento per l’avvio ufficiale della raccolta firme è Lunedì 26 febbraio ore 17:00 al Convitto Palmieri, dove prenderanno la parola i rappresentanti delle associazioni aderenti.
Nella petizione, indirizzata al sindaco e al presidente del Consiglio comunale a norma del regolamento sulla partecipazione popolare, si chiede di “fissare al 1° gennaio 2026 l’attuazione di Lecce30, estendendo il limite di velocità di 30 km/h a tutte le strade locali urbane possibili secondo le norme e le direttive in essere, esclusi gli assi di scorrimento urbano, e adottando nel contempo e progressivamente una serie di misure collaterali”.
La richiesta è motivata dalla necessità di rendere Lecce una città più sicura e più accessibile per tutti i cittadini, con lo scopo di ridurre il traffico cittadino e azzerare il numero di vittime di incidenti stradali. Si chiede un’intervento migliorativo della città, che implementi e garantisca una migliore qualità di vita a tutta la popolazione cittadina.
“Vogliamo una città meno inquinata, più verde, più sicura e inclusiva. Una città accogliente da vivere che offra servizi a tutti, compresi anziani, bambini, fragili; una città che riqualifichi gli spazi pubblici e la mobilità sostenibile. Una città dove muoversi senza timore a piedi o in bicicletta”, afferma Adriana De Carlo, portavoce di LeccePedala, “il cammino verso Lecce città 30 è una strada obbligata se vogliamo vivere in una città di respiro europeo. Le strade devono essere luogo di aggregazione, non più separazione e pericolo: vogliamo stimolare un radicale cambiamento culturale in merito alla stessa idea di mobilità”.
“Abbassare il limite a 30 (lasciando inalterato quello a 50 km/h sugli assi di scorrimento e sulla circonvallazione)”, spiega Andrea Alba, portavoce di LeccePedala, “eviterebbe semplicemente quei picchi di velocità che rendono le strade insicure e più inquinate, e renderebbe il traffico più fluido a una velocità costante. Con maggiore sicurezza sulle strade, si incoraggerebbe una parte dei cittadini a usare bici e piedi per gli spostamenti urbani decongestionando il traffico cittadino”.
Per ulteriori approfondimenti, è possibile consultare il sito web http://www.lecce30.it dove sono indicati i diversi punti di raccolta firme e i moduli da scaricare e firmare.
L’Adoc di Lecce aderisce all’iniziativa e mette a disposizione la propria sede, in via Pietro Palumbo 2, Lecce, come punto di raccolta firme. Lo Sportello dei Consumatori è aperto dal Lunedì al Giovedì dalle 14:00 alle 19:00 e il Venerdì dalle 9:00 alle 14:00.
Il Presidente Avv. Alessandro Presicce
Adoc “…chiede di “fissare al 1° gennaio 2026 l’attuazione di Lecce30, estendendo il limite di velocità di 30 km/h a tutte le strade locali urbane … adottando nel contempo e progressivamente una serie di misure collaterali”. Cosa vuol dire ” adottare le misure collaterali”. Far funzionare per esempio iu mezzi pubblici? Allora prima si adottano le “misure collaterali” (sic!) e poi si parla del resto, ammesso e non concesso che il limite dei 30 Km orari, porti qualche beneficio. Infatti leggiamo nel comunicato dell’Adoc che si .“eviterebbero…. le strade insicure e più inquinate, e renderebbe il traffico più fluido…” MA QUANDO MAI. La fine del comunicato spiega il motivo di questa petizione “:::si incoraggerebbe una parte dei cittadini a usare bici e piedi per gli spostamenti urbani decongestionando il traffico cittadino”. Per fare ciò basterebbe che Salvemini facesse delle piste ciclabili degli di tale nome.
A colpi di piste ciclabili, ZTL e limitazioni varie, ormai, per attraversare la nostra città in auto serve il quadruplo del tempo.
Ma questo non bastava evidenetemente!
Adesso Salvemini e De Matteis, dopo averlo imposto a Borgo Pace (dove nessuno lo rispetta perché nessuno se n’è neanche accorto), vogliono estendere il limite di 30 km orari a tutta la città.
Ma non è possibile chiedere ai leccesi se vogliono o meno il limite dei 30 chilometri orari su tutte le loro strade prima di imporlo?
Salvemini non perde mai occasione di autocelebrarsi quale paladino della partecipazione, della condivisione e dell’ascolto, ma è solo propaganda, è chiaro. Se fosse come dice lui da tempo avrebbe coinvolto i cittadini sulle scelte importanti in tema di mobilità. Consultare un paio di associazioni isolate costituite da poche decine di membri non vuol dire ascoltare cosa ne pensa la città.
Istituire le cosiddette zone 30 va bene, come è stato un bene farlo in viale Lo Re, ma imporre il limite a tutta la città (a prescindere) è solo arroganza politica.
Dal punto di vista dell’inquinamento il limite di 30 sarebbe un disastro perché nessuna automobile è costruita per poter marciare a quella velocità se non usando la seconda marcia e quindi raggiungendo un numero di giri motore al minuto molto elevato, più inquinante. Per la qualità dell’aria che respiriamo, quindi, sarebbe un altro auto gol, a meno che il parco auto non sia tutto elettrificato. Ed é contestabile far credere che una riduzione della velocità comporti il calo degli incidenti perché l’esperienza inglese ha dimostrato che a cambiare è solamente il tipo di sinistro.
Come vedete lo ha fatto di nuovo! Come per le piste. Vuol mettere il carro davanti ai buoi, senza uno studio o un piano organico da applicare, solo per poter dire di averlo fatto.
Perché?
Per ideologia? Per asservimento nei confronti dei trend nazionali di partito? Per compiacere i radical chic?
Non mi interessa neanche saperlo.