INCIDENTE PISTA PORSCHE DI NARDO’ / MORTE A CREDITO
di Graziano De Tuglie _______
La tragedia nel centro collaudo di Nardò gestito da una consociata Porsche, che ha visto la morte di un giovane collaudatore, ha portato alla luce anche la disinvolta politica di gestione del peronale praticata in quella azienda.
I tecnici e i collaudatori sono dipendenti della grande ditta tedesca proprietaria dell’impianto solo in minima parte; per il resto sono dipendenti di agenzie interinali e/o di cooperative che forniscono la mano d’opera necessaria alle attività che vi si svolgono.
Una pratica elusiva, attenzione non è illegale, che serve a far risparmiare denaro alla Nardò Tecnichal Center e alle aziende automotive che periodicamente occupano l’impianto per effettuare i collaudi dei propri prodotti auto, moto, bus, camion che siano.
I contratti collettivi di lavoro che vengono applicati, però, non tengono conto né della specializzazione necessaria né tantomeno dei rischi, sicuramente maggiori rispetto ad altre attività, che corrono gli operatori nella specifica attività del centro. Collaudi di mezzi spinti anche oltre i limiti propri strutturali con velocità medie di 200 km/h, ma che raggiungono anche punte superiori ai 300 km/h, per ore e ore per testare la resistenza dei materiali e della componentistica.
Ebbene moltissimi collaudatori, e tra questi sicuramente il povero Mattia Ottaviano che ci ha rimesso la vita, lavorano con impieghi regolati in base al contratto collettivo di lavoro del settore terziario quasi fossere commessi alle vendite, segretarie di front office, cassieri di supermercati, impiegati di agenzie assicurazione o di studi notarili. Classificazione che non tutela sufficientemente a livello sia economico che normativo i lavoratori soggetti a rischi ben più elevati rispetto a chi sta dietro una scrivania o ad una cassa.
Quando venuto alla ribalta evidenzia una considerazione colonialista che le consociate di grandi imprese continentali hanno della forza lavoro meridionale a cui riservano tutele ridotte rispetto agli standard minimi europei.
Le indagini conseguenti al luttuoso incidenti non dovrebbero fermarsi alla dinamica dell’impatto ma dovrebbero, a largo spettro, riguardare gli orari di durata delle prove, i turni di riposo, i livelli di stress massimo che sono sopportati dai lavoratori, dovrebbero accertarsi che non si superino, per collaudare i mezzi, i livelli di attenzio propri degli esseri umani che sono differenti rispetto ai dispositivi meccanici. In sintesi non dovrebbe mai sacrificarsi all’ottimizzazione economica la salute e la vita degli esseri umani. _______
LA RICERCA nel nostro articolo del 21 febbraio scorso