SESSANTASETTE ALBERI CONDANNATI A MORTE A SAN LAZZARO DAL COMUNE DI LECCE.
SULLA BASE DI UN ”Piano di messa in sicurezza“ CHE LE ASSOCIAZIONI CONTESTANO SIA NELLE MOTIVAZIONI, SIA NELLE PERIZIE EFFETTUATE
Riceviamo e volentieri pubblichiamo. Il Coordinamento per gli Alberi e il Verde Urbano di Lecce ci manda il seguente comunicato (nella nostra foto, la conferenza stampa con cui una settimana fa il sindaco Carlo Salvemini e l’assessore Angela Valli annunciarono quanto avevano deciso) _______
Sono 67 individui, foresta urbana, parasole e filtro dell’aria, enorme polmone. A San Lazzaro, tra circonvallazione e viali intasati di traffico, polveri e fumi. Sono almeno 67. Tutti vicini. Tutti condannati a morte. Accusati di crollo imminente. 67. Tutti insieme.
Come lo sappiamo? Beh, ci sono le perizie a vista. Come “a vista”? Sì, a vista. A vista e basta? Sì, a vista e basta. Nessuna indagine specifica. Nessun altro studio. Le schede albero per albero? Non pervenute. Cadranno tutti insieme, giurano, perché, solo a vederli, dicono, stanno tutti per cadere. E poi? Beh poi, con gli anni, potrebbero, potrebbero dicono, crescere il doppio di piante e arbusti. Ligustri, Photinie, Eugenie, Alberi di Giuda…
I più cresceranno per due tre metri al massimo, alberini sempreverdi alcuni, senza foglie in inverno altri. Saranno piante piccole, innocue, ad altezza di Sapiens. Ma sì, sì, certo, con tante foglie, per carità, almeno quelle, almeno in primavera, con fiori rosa alcune e tante foglie, ribadiscono, almeno quelle, per due stagioni alcune e per quattro le altre, per tutti i gusti insomma.
I Dottori agronomi e forestali incaricati della consulenza dalla Pubblica Amministrazione Comunale erano tenuti a rispondere a una richiesta precisa: conoscere lo stato di stabilità degli alberi del quartiere San Lazzaro. E i Dottori dunque cosa hanno visto, valutato e prescritto? Hanno visto una folla di alberi. Li hanno valutati tutti insieme. Tutti pericolosi: in classe D. Tutti e 67. Beh, ci saranno dei dati oggettivi… No, spiacenti, nessun dato oggettivo. Beh, lo dicono le indagini albero per albero… Dolenti, no, non ci sono indagini individuali. Eppure ai giorni nostri, anche in Italia, esistono procedure di valutazione della stabilità degli alberi che ne determinano il rischio di caduta secondo la norma ISO 31000. Procedure per metodo più rigorose e corrette di una VTA (Visual Tree Assessment), la cosiddetta valutazione a vista utilizzata per il quartiere esaminato. Perché ormai è consolidato che gli alberi diventano incompatibili con l’ambiente urbano per motivi di sicurezza solo e soltanto quando, in base ad una chiara e condivisa procedura di valutazione del rischio arboreo (protocolli operativi come Areté, QTRA, TRAQ), questi ricadano in una classe di rischio non tollerabile.
Rischio da non tollerare dunque e da determinare attraverso lo studio delle condizioni statiche degli alberi, la cui conoscenza reale può e deve permettere all’ente gestore di autorizzarne l’eliminazione celere e certa.
Per logica, se fosse stata applicata una procedura adeguata, molte delle piante destinate all’abbattimento nel quartiere San Lazzaro avrebbero avuto bisogno di una valutazione avanzata, basata su correttezza e completezza istruttoria, comprensiva cioè di eventuali indagini strumentali, o almeno di una ispezione accurata dell’apparato radicale, consentendo in questo modo il mantenimento di quelle con livello di rischio tollerabile.
Una “foresta” di quartiere, pur nella sua fase di dismissione, merita un approccio valutativo e gestionale commisurato alle effettive condizioni di tale patrimonio sia di insieme che nelle differenze tra albero e albero, anche prevedendo un programma pianificato di rinnovo pluriennale.
Eliminare 67 individui nello stesso quartiere perché considerati a vista tutti pericolanti non segue evidentemente alcun criterio di ragionevolezza né di attendibilità statistica ma propone, invece, una soluzione brutale e veloce, sicuramente liberatoria per chi sia guidato da paura e non da ragione. Ma, si sappia, questa è una soluzione pericolosa per tutti. Per gli alberi come per gli umani.
Perché dal giorno alla notte, dall’inverno all’estate, la salute dell’intera popolazione dei residenti nel quartiere e nella città, e soprattutto dei più fragili tra questi, verrà messa a rischio per rarefazione dell’ossigeno, aumento del fenomeno delle isole di calore, inalazione e assorbimento di una maggiore quantità di fumi e polveri finalmente liberi di disperdersi nell’atmosfera.
Per non parlare dell’oltraggio alla vista e alla memoria collettiva per quell’effetto di deserto improvviso, poiché saranno cancellate tante chiome e fusti e sarà certamente deturpato il bene paesaggistico di un quartiere storico, riconosciuto parte della cosiddetta città consolidata, ovvero connotato e riconoscibile da molti, se non da tutti. In cartolina, però.
Coordinamento per gli Alberi e il Verde Urbano di Lecce
alberieverdelecce@gmail.com
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“dove passo io non cresce più l’erba ma solo piste ciclabili deserte” (da “i nuovi barbari del XXI secolo”)
Forse è perché nella valutazione dell’operato di un amministratore pubblico, sia da un punto di vista elettorale che di responsabilità giudiziaria, si valuta solo la morte di qualcuno per la caduta di un albero mentre nessuno quantifica, in termini di vite umane, gli effetti della distruzione dell’ambiente a lui imputabile. Forse dovrebbero essere la stampa e tutti noi cittadini a chiedere conto di questo. Forse non facciamo ricorso ai giusti strumenti? magari si potrebbe istituire una class action?