“Ho fatto un patto con il Padreterno…”. A leccecronaca.it WILLIAM FIORENTINO PARLA DEL SUO TEATRO DIALETTALE E PRESENTA IN ANTEPRIMA LA PROSSIMA COMMEDIA
di RaffaelePolo ______
“Quando sono nato, ho fatto un patto con il Padreterno. Che mi deve fare campare fino a 102 anni, poi se ne parlerà. Perché ho ancora tante idee, tante realizzazioni da compiere e voglio fare tutto e bene…”
A parlare è William Fiorentino che, dall’alto dei suoi giovanilissimi 92 anni, si accinge a mandare sulle sce(e.l.)a il 24 maggio, all’Apollo, con la Compagnia Corte dei Musco (nella foto) la sua ultimissima produzione, dal titolo ‘Amico mio carissimo’.
Un titolo emblematico che l’Autore così ci spiega: “Non so se vi è capitato mai di non vedere una persona per tantissimo tempo, a stenti di ricordare la sua fisionomia. All’improvviso vi contatta e il suo ‘biglietto da visita’ è proprio quel ‘Amico mio carissimo…’ che nasconde, infallibilmente, una fregatura. Ed è proprio così, nella commedia, e se ne vedranno delle belle…”
Fiorentino autore comico, insomma?
“Diciamo che il mio intento è quello di divertire, di far passare un paio d’ore piacevoli ad un pubblico perennemente in lotta con i problemi del nostro tempo. E, naturalmente, tutta la commedia è in dialetto, quella meravigliosa realtà salentina che, purtroppo, va sempre più imbastardendosi e viene trascurata dai giovani. Un esempio? Ero al supermercato e, davanti a me, una signora, parlando con la cassiera, ha detto, in dialetto, che non era ‘mica’ sicura di quel prodotto … Non ho potuto fare a meno di chiederle se fosse di Lecce, e quella ha confermato, orgogliosa, di essere leccese. Ma perchè, allora, inserire nel dialetto quel ‘mica’ che non fa parte delle nostre tradizioni? Mi ha guardato, un po’ risentita, e mi ha chiesto come avrebbe dovuto dire. Da noi si dice ‘filu’, cara signora. ‘Mica’ è lombardo, non leccese… le ho risposto”.
Fiorentino si entusiasma sempre, a parlare di dialetto, anche se poi finisce col rammaricarsi perchè non ci sono giovani autori che si cimentino con il linguaggio salentino e con il teatro dialettale…
“Abbiamo anche difficoltà a reperire ragazzi che interpretino le parti della commedia nelle quali è necessario una figura giovanile che conosca il dialetto… Già si notano grandi difficoltà nella semplice lettura di un testo dialettale, figuriamoci in scena cosa può accadere. Ma, nonostante queste difficoltà, io continuo, imperterrito e fiducioso, il mio cammino. E debbo dire che proprio i giovani, quando iniziano a comprendere la bellezza della nostra parlata, si affezionano e rimangono meravigliati…”
I tempi sono cambiati, insomma…
“Si,, non ne parliamo. Ma, ripeto, ho ancora tante idee e tante soluzioni da portare sulle scene, per far divertire gli spettatori e riconciliarli col dialetto. Intanto vi aspetto il 24 maggio…”
Non mancheremo, ‘Amico mio carissimo…’
È un grande maestro, perché la sua commedia fa ridere, molto, ma riesce sempre a far anche pensare.