QUEL ROMBO DI TUONO CHE ARRIVAVA FINO A NOI
RAGAZZINI NEI CAMPETTI DI PERIFERIA… “Gigi Riva… E’ del Cagliari!”
di Raffaele Polo ______
Noi giocavamo nei campetti di periferia. In particolare, ricordo che c’era la Merok, un appezzamento dove oggi c’è via Bernardino Bonifacio: avevamo recintato il rettangolo di campagna con tufi squadrati e le porte, naturalmente, erano due pietre più o meno levigate… Però era il ‘nostro’ campo, gli altri erano distanti e con nomi strani: c’era il ‘campo delle spine’, ad esempio. Oppure altre località che sono state poi assorbite dal cemento e dalle costruzioni.
Quando giocavamo, ognuno indossava la maglietta della sua squadra preferita. Le compravamo ai ‘Mille articoli’, ma non c’era un grande assortimento. Mancava proprio quella del Lecce, negli anni Sessanta la squadra cittadina veleggiava in serie C e i suoi colori non erano conosciuti, come adesso. Per le magliette, dovevamo sopperire con quella della Roma, ma era tutta rossa con un girogola giallino e proprio non ci piaceva…
Un pomeriggio, comparve Alberto con una maglietta diversa: era rossoblù e tutti ci affollammo attorno a lui, per chiedergli dove l’avesse trovata. “E’ del Cagliari!” esclamò quello. E ci confessò la sua predilezione per la squadra sarda, che vinse infatti lo scudetto, compiendo una impresa irripetibile, della quale si parla ancor oggi.
Il Cagliari era Gigi Riva. E, anche se imparammo presto, grazie alle Figurine Panini, la formazione che comprendeva grandi campioni, quando il fortunato del momento trovava nella bustina l’effigie di Riva, era invidia per tutti. E si finiva per offrire anche dieci ‘scudetti’ per quel giocatore che era nel cuore di tutti, ma proprio tutti. E non finiva di impressionarci. Con i suoi gol ma soprattutto con quel suo volto serio, corrucciato, che pareva soffrisse sempre…
Adesso, adesso che Gigi Riva non c’è più, sono spariti, d’incanto, anche quei pomeriggi trascorsi a tirare calci al campetto raffazzonato, con le nostre magliette dell’Inter, della Juventus, del Milan, il Lecce no, le magliette giallorosse non le aveva nessuno…
E sono spariti quei momenti di gioia, di autentico e positivo divertimento, quando si mescolava il piacere di rincorrere la palla, di gridare e gesticolare, di scherzare con i compagni del gioco (allora) più bello del mondo. E non ci sognavamo di avere il nome scritto dietro la maglietta, e neppure lo sponsor… Il massimo che potevamo permetterci era la maglietta fuori dai pantaloncini e i calzettoni abbassati, come li aveva Mario Corso, il mio giocatore prediletto. Ma Riva, Gigi Riva era tante altre cose, non solo legate ai calci ad una palla. E, adesso che non c’è più, sentiamo con vero dolore la sua mancanza in un calcio che è cambiato profondamente, come noi, del resto.
Un cambiamento che non ci piace, però.
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