L’EDITORE SALENTINO BESA, CHE DI SOLITO VALORIZZA AUTORI STRANIERI DELL’ALTRA SPONDA DELL’ADRIATICO, QUESTA VOLTA PUBBLICA UN RACCONTO AMBIENTATO A SANTA MARIA AL BAGNO NELL’IMMEDIATO DOPOGUERRA
di Raffaele Polo ______ Andrea Salvatici (nella foto) dedica tutta la sua scrittura a far emergere momenti e personaggi dimenticati, in una sorta di continua affabulazione che, spesso dedicata ai ragazzi, finisce per colpire per la sua semplice e commuovente partecipazione ai mali del mondo…
In questo accorato “Un chiodo di garofano a Santa Maria al Bagno”, (Besa, 12 pagine, 5 euro) l’evento storico, poco conosciuto, ci porta proprio nel nostro Salento: su decisione del Comando inglese, nel 1943 Santa Maria al Bagno venne trasformata in un grande campo profughi destinato all’accoglienza di migliaia di ebrei, provenienti da ogni parte d’Europa, miracolosamente sopravvissuti ai campi nazisti.
A Santa Maria al Bagno arriva anche Yehoshua, un bambino che ha perso la propria famiglia per mano delle SS e che proprio nella piccola comunità salentina ritroverà la semplicità del contatto umano e con essa la possibilità di uscire da quella bolla di silenzio in cui l’ha gettato l’orrore vissuto.
Un racconto delicato ed emozionante, di popoli che s’incontrano al di là delle etichette, in una sorta di grande torre di Babele.
Scritto molto bene, il racconto mescola atmosfere e sentimenti che non ci lasciano indifferenti. E che ci riportano al ricordo di momenti drammatici che la storia, a volte, è riuscita a rasserenare e rendere ricchi di umanità.