‘L’ultima città’, IL ROMANZO DI PETRO MARKO A DURAZZO A FINE GUERRA
di Raffaele Polo______
Ci piacciono, e non poco, le vicende ambientate alla fine della Seconda Guerra mondiale, quando, come afferma nel film ‘Mediterraneo’ il sergente Lorusso ‘…c’è da creare un mondo nuovo, ci sono tante occasioni’.
La realtà, poi, è stata molto diversa, ma quelle atmosfere sono veramente impagabili.
In Albania, Petro Marko (1913-1991, nella foto) è considerato lo scrittore che ha aperto la strada al modernismo nella terra delle aquile. Nel 1936 diresse a Tirana il quotidiano ABC, che fu presto chiuso dal governo. Marko era un rivoluzionario con uno spirito anarchico e si unì all’unità Garibaldi nelle Brigate Internazionali durante la Guerra Civile Spagnola. In Spagna conobbe molti noti scrittori internazionali e la sua esperienza fu alla base del suo romanzo più noto, Hasta la vista (1958).
Negli anni Quaranta Marko fece ritorno in patria ma fu subito arrestato ed esiliato dagli occupanti italiani nell’isola di Ustica. Qui nacque il romanzo Nata e Ustikës. Rientrò in Albania nel 1944 e si unì alle forze partigiane. Nel 1947 fu arrestato dal regime comunista e imprigionato. Rilasciato in seguito, gli fu permesso di lavorare come insegnante.
Nel suo romanzo ‘L’ultima città’ (Besa, 416 pagine, euro 18) la vicenda si snoda a Durazzo.
Dopo la capitolazione del fascismo, i soldati dell’esercito italiano invasore in Albania si riuniscono nel porto e aspettano le navi provenienti dall’Italia che li riporteranno in patria. Durante i giorni di attesa in una improvvisata città in riva al mare, si intrecciano le storie di personaggi dalle più varie psicologie e nasce l’amore tra il giovane ufficiale albanese Leka Gurra e la bella prostituta italiana Anna Maria Monte, anche lei vittima della guerra e del fascismo.
Il dramma della guerra, della sconfitta, dello scontro fra ideologie e poi il dolore dell’umanità, la sorte degli ultimi, i tanti lati oscuri di un’occupazione durata troppo sono i temi che vengono affrontati dalla scrittura potente ed evocativa di Petro Marko, padre del romanzo contemporaneo albanese.
Ho letto questo libro. Italiani troppo buoni con poche eccezioni. Partigiani albanesi troppo bravi e gentili. Strano un invocazione a Mussolini, Jacovoni.. ma che c’entra Meloni.? (Pag 351)