RICORDANDO BIBI’ E BIBO’
di Raffaele Polo ______
Sono nella nostra memoria, da sempre, anche se adesso non li ricorda più nessuno.
Diciamo, senza paura di essere smentiti, dei gemelli Hans e Fritz Katzenjammer, ovverro di Bibì e Bibò, come sono stati poi battezzati dal genio italico che profondeva nel ‘Coriere dei Piccoli’ il meglio della letteratura per l’infanzia e non solo.
I due monelli, uno biondo e l’altro cogli ispidi capelli neri e i pantaloni a righe, vivono in una improbabile località dell’Africa, il che consente loro di cimentarsi con animali altrimenti difficili da reperire. Fanno parte di una famiglia sui generis, quasi precorrendo i tempi attuali, affiancati ad una ‘mama’ credulona e sempre indaffarata a cucinare, che li difende a oltranza anche se sa che sono loro gli ideatori di tutte le monellerie create ai danni del Capitano (in italiano diventa il Capitan Cocoricò) e soprattutto del bizzoso Ispettore che è un capolavoro dell’ingegno fumettistico perchè non si è mai saputo chi fosse e cosa facesse in quella landa sperduta, vestito pesantemente e con una lunga barba bianca…
Nell’eterno conflitto fra giovani e adulti, sono questi ultimi ad avere sempre la peggio, vittime degli scherzi terribili (a base di colla pressochè indelebile e animali feroci aizzati contro) che riempiono le strisce di Knerr e Dirks…
L’aspetto che, però, caratterizza queste creature disegnate e induce a spontanee risate, è la lingua, il lessico che viene usato da (quasi) tutti i personaggi. Come nel cinema è successo con Stanlio e Ollio, dove il loro intercalare ha finito per caratterizzarli in maniera inequivocabile, storpiando la nostra lingua dopo averlo fatto nel loro paese di nascita, ovvero gli Stati Uniti, anche in questo caso e con molto anticipo (siamo alla fine del XIX secolo, pensate! E questa è la più antica striscia a fumetti ancora in produzione e più longeva di sempre) il buffo colloquiare con accenno tedesco viene a far da irresistibile corollario alle azioni che sono tradizionali della comicità senza tempo: torte in faccia, cadute in acqua, barbe e parrucche incollate, travestimenti ed equivoci grossolani, cornate dal caprone e sonori spruzzi dalla proboscide dell’elefante, sono di prammatica. E allora i dialoghi tra il Capitano e l’Ispettore possono essere di questo tenore: «Ma komprendi kvesto? Prima Mama skaccia noi per svaligiamento di chiacciaia und den lei viene e rigala a noi der pollo und tarta!» «Ha, ben! Donne è fatte kosì! Han zervelli kome nuvole di haprile!»
Negli altri personaggi si segue la stessa linea: humour e aplomb britannico (alla Wodehouse) per Miss Twiddle, Lena e Rollo e tradizionale slang degli ‘indigeni di colore’ condito di tanti ‘buana’.
Insomma, è un microcosmo variopinto e di incredibile comicità che affascina per la fantasia della sua ambientazione e per l’arguzia che i due ‘pirpanti’ (come li definisce spesso la loro mama italianizzata nell’ineffabile Tordella) sono sempre pronti a convogliare verso Ispettore e Capitano, sbeffeggiati e corbellati in tutti i modi.
Fanno parte dell’antiquariato dei fumetti, i gemelli Katzenjammer, è vero. Ma conservano una carica di comicità e di fantasia che, anche nel disegno semplice ma esaustivo, conserva tutta la sua prorompente efficacia.
Category: Cultura
Da Torino: ce li ricordiamo!!!