RILETTURE NATALIZIE / ”Il pastore d’Islanda“
di Francesco Rodolfo Russo ______
È la prima domenica dell’Avvento in Islanda. Il cinqantaquattrenne Benedikt, insieme con il montone Roccia e il cane Leò, chiamato affettuosamente papa dall’uomo, parte, per la venttisettesima volta, alla ricerca delle pecore sfuggite ai raduni autunnali delle greggi e che, smarrite, si aggirano per i monti dell’Islanda dell’est, rischiando di morire assiderate.
In paese chiamano il terzetto «la santa trinità», perché appaiono strettamente legati fra loro. Non vi sono altri uomini che aiutano Benedikt nella “cerca”, non vi sono altri esseri umani desiderosi di sfidare il buio e il gelo dell’inverno per radunare pecore, non di rado, di altri proprietari. Accanto all’uomo, quindi, c’è Leó, il cane dal pelo bianco e giallo, e Roccia, il montone scorbutico e saldo, ma soprattutto è presente la volontà ferrea di radunare le pecore recalcitranti e di portarle in salvo.
Leggendo ”Il pastore d’Islanda“ (Iperborea, 2016, 135 pagg. 15 euro) di Gunnar Gunnarsson (nella foto) quindi incontriamo un uomo che non si preoccupa di morire, ma di non sapere se, quando non ci sarà più, qualcuno prenderà il suo posto per continuare la missione di salvataggio.
Durante il tragitto Benedikt si pone alcune domande esistenziali, rispondendosi d’essere «padrone di se stesso soltanto per un breve periodo», quello in cui, durante il solito viaggio annuale, può godersi la natura ed essere sereno. Infatti, nel tempo rimanente lavora per altri nella fattoria dove vive o si occupa del gregge in cambio di vitto e alloggio.
In conclusione, Benedikt non è un eroe, ma un uomo comune che non si lamenta e che procede nelle avversità spinto dalla fede in se stesso e in chi lo accompagna, è un uomo che prima del viaggio fisico compie un viaggio spirituale, convinto che l’Avvento, questo è il titolo del romanzo in lingua originale, sia un tempo speciale, in cui nessuno deve rimanere indietro.
La storia del cinquantaquattrenne Benedikt assomiglia a quella dell’ottantaquattrenne Santiago, il pescatore protagonista di Il vecchio e il mare scritto da Ernest Hemingway che pare si sia ispirato proprio a Il pastore d’Islanda. Infatti, in entrambi i racconti troviamo argomenti molto simili: il coraggio e la tenacia dell’uomo, il tema della fusione dell’uomo con la natura, l’incombere della morte.
Tuttavia, a nostro avviso, il libro di cui ci stiamo occupando possiede qualcosa in più; è un inno agli esseri viventi di ogni specie, un canto poetico che, nella semplicità evocativa, narra una parabola universale.
Lessi il libro quando uscì; recensione corretta.
Buon Natale e buona lettura