“Adesso basta”, A LECCE VENERDI’ 17
Dagli organizzatori, riceviamo e volentieri pubblichiamo (nella foto i segretari proviciali Valentina Fragassi e Mauro Fioretti ) _____
Mobilitazione promossa da Cgil e Uil a sostegno di un’altra politica economica Trasporti, pubblico impiego e conoscenza Sciopero nazionale di 8 ore il 17 novembre A Lecce raduno alle 9 del mattino e presidio davanti alla Prefettura Astensione anche in Poste, lavanderie industriali, terzo settore, igiene urbana
Lecce, 14 novembre 2023 – Per alzare i salari, per estendere i diritti e per contrastare una legge di Bilancio che non ferma il drammatico impoverimento di lavoratrici, lavoratori, pensionate e pensionati e non offre futuro ai giovani. A sostegno di un’altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile ma necessaria e urgente.
Queste le ragioni al centro della mobilitazione promossa da Cgil e Uil a partire dal 17 novembre in tutta Italia.
Prima tappa in programma venerdì 17 novembre con 8 ore (o intero turno) di sciopero nazionale per tutte le lavoratrici e i lavoratori di diversi settori: • appalti e servizi strumentali relativi alle attività di lavanderia industriale, vigilanza privata, pulizie e servizi integrati multiservizi, ristorazione collettiva (regolamentati e non regolamentati) che operano nei settori pubblici; • istruzione, università e ricerca, alta formazione artistica e musicale (AFAM); • poste e servizi postali; • trasporto pubblico locale, trasporto ferroviario, trasporto merci e logistica, autostrade, porti trasporto marittimo, autonoleggio, servizio taxi, noleggio con conducente; • consorzi di bonifica compresi nella proclamazione nazionale; • tutti i comparti afferenti la funzione pubblica (igiene ambientale pubblica e privata, terzo settore, sanità pubblica e privata, funzioni centrali, funzioni locali).
A Lecce i lavoratori si raduneranno davanti alla Prefettura di Lecce a partire dalle ore 9. La mobilitazione nazionale. Nello stesso giorno prenderà avvio la mobilitazione generale, che prevede cinque giornate con scioperi di otto ore e manifestazioni in 58 piazze, con oltre 100 presidi su base territoriale e regionale. Sempre il 17 novembre incroceranno le braccia lavoratrici e lavoratori delle regioni del Centro (con una manifestazione a Roma in piazza del Popolo). In seguito toccherà alla Sicilia (20 novembre), alla Sardegna (27 novembre), alle Regioni del Nord (24 novembre) ed alle regioni del Sud (con manifestazioni a Napoli, dove concluderà i lavori il segretario generale della Cgil Maurizio Landini, e Bari, con comizio finale affidato al segretario generale della Uil Pierpaolo Bombardieri).
Obiettivi Per cambiare la proposta di legge di Bilancio e le politiche economiche e sociali fino ad ora messe in campo dal Governo ed a sostegno delle piattaforme sindacali unitarie presentate, Cgil e Uil hanno deciso di dare vita a un percorso comune di mobilitazione.
“L’obiettivo è duplice”, spiegano i segretari territoriali di Cgil e Uil, Valentina Fragassi e Mauro Fioretti. “Innanzitutto sensibilizzare l’opinione pubblica, nel modo più capillare e diffuso possibile, sulle gravi criticità della manovra economica. Inoltre chiedere al Governo e alle istituzioni territoriali di assumere i provvedimenti necessari a ridurre le diseguaglianze e a rilanciare la crescita. Azione del governo insoddisfacente
Secondo Cgil e Uil, il Governo non in un anno non ha fornito alcuna risposta all’emergenza salariale. Aveva annunciato 100 euro in più nelle buste paga, in realtà ha confermato salari già falcidiati – in media del 17% – dall’inflazione da profitti. Prometteva di “rilanciare la contrattazione collettiva”, ma non stanzia le risorse necessarie a rinnovare i contratti del pubblico impiego e a sostenere i rinnovi nei settori privati. Voleva incrementare la spesa sanitaria, ma continua a indebolire il servizio sanitario pubblico. Ha tagliato le risorse alla scuola pubblica, alle politiche sociali, alla disabilità e non mette nulla per la non autosufficienza ed il trasporto pubblico locale. Voleva cancellare la legge Fornero” e invece la peggiora, stabilendo uscite insostenibili a partire dal 2024: 67 anni di vecchiaia, 42 anni e 10 mesi di anticipata (uno in meno per le lavoratrici) e i 71 anni per giovani e donne nel sistema contributivo. In dodici mesi, non si è visto un intervento sul lavoro stabile e di qualità o contro la precarietà, anzi si sono reintrodotti i voucher ed è stato liberalizzato il lavoro a termine. Non c’è stato alcun investimento concreto per migliorare la vita e il lavoro delle donne. La riforma fiscale portata avanti a parità di reddito tassa di più i salari e le pensioni rispetto ai profitti, alle rendite finanziarie e immobiliari, al lavoro autonomo benestante. Non si è investito in salute e sicurezza, nonostante la strage che si consuma ogni giorno nei luoghi di lavoro. Sono del tutto assenti politiche industriali e di investimento in grado di creare lavoro buono e ben retribuito soprattutto per i giovani o di governare la transizione ambientale, digitale ed energetica. È stato totalmente dimenticato il Mezzogiorno, come pure investimenti pubblici e sulle infrastrutture.
La piattaforma
LAVORO Aumentare stipendi e pensioni; rinnovare i contratti nazionali rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti; abbattere i divari che colpiscono le donne. FISCO Combattere l’evasione fiscale: basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%; indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione; promuovere un fisco progressivo: no alla Flat tax; riportare all’interno della base imponibile Irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze. GIOVANI Favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato; cancellare la precarietà; introdurre una pensione contributiva di garanzia; garantire il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio. PENSIONI Approvare una vera riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero; garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere. STATO SOCIALE Difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli salariali; approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanitàe in tutti i settori pubblici e della conoscenza; finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità; aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale; rifinanziare il fondo sostegno agli affitti. SALUTE E SICUREZZA Investire su salute e sicurezza: basta morti sul lavoro!! ACCOGLIENZA Abbandonare la politica securitaria a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione e definire nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti. POLITICHE INDUSTRIALI Serve una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal Mezzogiorno.
Category: Cronaca, Politica, Riceviamo e volentieri pubblichiamo
Questi signori complici dei governi che ci hanno portato allo sfacelo oggi vorrebbero spiegarci le criticità di questa manovra. Dove erano mentre le risorse degli italiani venivano dilapidate in bonus da regalare ai grandi costruttori. Se quei 140 miliardi fossero nelle casse dello Stato, forse certe criticità non ci sarebbero, oppure i sindacalisti che in questi anni hanno goduto di tutta una serie privilegi hanno paura di perderne qualcuno?