TIZIANA ALTERIO DA BRISTOL A LECCE, AD UN ALTRO MONDO POSSIBILE
di Enrico Petrelli ______
Sabato 21 alle ore 18 la Sala polifunzionale Open Space del Comune di Lecce, in piazza S. Oronzo, ha ospitato un convegno diciamo “singolare” dal titolo “Un altro mondo è possibile; pandemia e guerra, la crisi di un sistema per una nuova rinascita” in cui la giornalista Tiziana Alterio, reduce dal Planet Local Summit di Bristol, autrice di alcuni libri-reportage, ha tenuto un lungo ed enfatico discorso sulla condizione geopolitica, economica, culturale del mondo e sulle possibilità di cambiarla con l’impegno della cittadinanza.
La sala conferenze all’angolo della piazza ha le porte aperte, lo spazio non molto grande presto si riempie degli accoliti bene o male tutti sopra i quarant’anni; non presenziano, almeno in veste ufficiale, autorità civili o politiche..
Il presentatore subito introduce il tema e il fine dell’incontro: “restituire capacità di giudizio alle persone” e un esempio di politica mondiale: “[i governi italiani] hanno sempre mantenuto una linea comune nei confronti della Palestina, una linea di non ostilità e collaborazione, il cambiamento di rotta degli ultimi tempi è dato significativo per vedere quanto la direzione delle nostre politiche sia succube di un potere extrapolitico internazionale”, esso è “il governo di un’élite sopra il mondo occidentale, una dittatura contraria al concetto occidentale di democrazia che porta violentemente al transumanesimo, alla trasformazione degli uomini, alla disumanizzazione in macchine e schiavi.” e così ci viene spiegato che rientra in questo “progetto di manipolazione psichica, sociale e biologica dell’umanità” operata da “Loro” la vaccinazione anti-covid, e ancora “la distruzione delle differenze sessuali tra i giovani, la creazione dell’androgino, la medicalizzazione forzata e il distogliere con la lotta al patriarcato la lotta al capitale e con quella alle differenze-diseguaglianze di genere quella di classe”.
Io pregherei caldamente il lettore di porre un attimo attenzione su questo nesso che collega il primo ordine di proposizioni al secondo: si noterà subito, ancor prima di ogni sguardo ideologico sul contenuto, come questo nesso, questo collegamento, sia tremendamente semplicistico, forzato, illogico, fare dipendere due questioni separate secondo un rapporto di causa-effetto unendole sotto l’ombrello dell’Occidente e connettendole sotto un soggetto astratto consciamente responsabile: “Loro”.
Questa catena che sarà il cardine del discorso di Tiziana Alterio che seguirà la medesima impostazione dialettica di tesi e antitesi, nasconde a stento il sofismo continuo della variazione della controversia perché è di per sé superficiale e non conclude il suo schema se non in modo logicamente scorretto. Quest’ottica banalizzata ed estesa a priori a tutte le manifestazioni della moderna cultura e società occidentali oltre ad essere deviante e qualunquista nel suo complottismo paranoico verso ogni componente politica, sfocia in conclusioni aberranti ed offensive non solo verso le personalità professionali di volta in volta prese di punta come operatori di questo asservimento (magistrati, medici, insegnanti, politici etc.), ma anche nei confronti della campagna di sensibilizzazione e integrazione delle diversità sessuali e della legittima espressione della propria identità di genere, vista da costoro come indottrinamento dei “Padroni” e omologazione.
Viene affermato dalla giornalista napoletana che noi tutti “siamo sotto l’occhio trasparente del Potere”, in che senso? Ella afferma continuamente in tutte le sezioni del discorso la presenza di questi “tiranni” che riducono gli altri in uno stato inferiore, e la necessità della minoranza di chi non vuole farsi dominare, identificata con il movimento no-global, di attuare una nuova Resistenza. Questi tiranni, che la giornalista tenta di identificare con le monopolizzazioni di capitale, risultano però per lo più posti come persone fisiche che attuano coscientemente e di comune accordo il male e la schiavitù.
Tiziana Alterio parla di Loro, di Potere ma banalizza più di quanto possa essere richiesto da un’esposizione orale questo potere, identificandolo specificamente in soggetti, monarchi dell’economia assoluta, piuttosto che in un ordine, un sistema, uno status quo economico che si compone dai volti della molteplice azione separata e individuale delle operazioni di mercato, inscritte in un panorama generale, una legge sbagliata, migliorabile o giusta a seconda delle ideologie.
Quest’individuazione dei tiranni inevitabilmente porta il discorso alla fossilizzazione manichea tra “resistenti” e “oppressori con i loro servi” dando una visione che in questa scissione di fatto si propone sterile, fatua e sbagliata nel travolgere nel binarismo buoni-cattivi aspetti esterni seppure legati al mondo occidentale, o come nel caso dei vaccini, aspetti che rientrano nelle leggi di mercato ma non per questo possono essere demonizzati. Demonizzare, sì, è il termine giusto per definire questo atteggiamento nei confronti di tutto l’Occidente moderno, dai lati indubbiamente negativi come le guerre, lo sfruttamento, a quelli che invece aprono il discorso su temi per cui si soffre da secoli, come l’accettazione da parte della società, la diffusione dei farmaci, la cura delle malattie.
Tiziana Alterio dedica molto tempo a delineare come, attraverso un processo storico, si sia giunti a questa condizione, e ad esemplificare un quadro delle colonizzazioni economiche in tutti i campi del mercato, e sostanzialmente questo è un punto di partenza corretto, per quanto molto sintetizzato da indubbie necessità di chiarezza e di tempo; ma appena si pone su questi dati storici ed economici, svincola settariamente e in modo semplicistico i termini del discorso modificando i limiti dell’analisi fino allo scadere nell’assurdo. Noi, sprona la giornalista, abbiamo possibilità di operare un cambiamento, abbattere “il vecchio, un animale ferito e aggressivo” e in quanto italiani siamo avvantaggiati perché abbiamo vissuto la “psico-pandemia, le atrocità di trattamento e le crudeltà della dittatura sanitaria” e questo ci dà “più consapevolezza della lotta”. Lotta che si esprime come una compulsione alla diffidenza, al rifiuto, al dogmatismo, che trascina nel suo complottismo tutto, in particolare le scuole che sono per Tiziana Alterio “allevamenti di polli” in cui si “confondono le idee agli adolescenti sull’identità di genere e sessuale” in cui si “indottrina e si omologa per levar forza e schiavizzare”, stessa cosa dice delle università.
Si viene dunque a proporre nuove strade: trovare il proprio io, la propria individualità è un monito costantemente ripetuto. Ma ancor più “rivendicare il proprio potere di consumatore” scegliendo di favorire la propria terra nelle sue attività produttive, “fare comunità”, gruppi in cui si insegnino cose pratiche sotto la guida degli anziani… “Sviluppare identità locali come sovranità locali con responsabilità”… “riappropriarsi della forza della terra, del saper fare ed essere che deriva dalla terra”…
Una dialettica di paralogismi che si nutre dell’incoerenza e della scissione, che muove e solletica la sfiducia dell’auditorio verso la realtà un po’ con l’enfasi un po’ con l’occultamento grossolano attraverso facili strumenti e fallacie logiche, ma che non riesce a risolversi in una concezione e collassa in primis nel qualunquismo politico, poi nella caccia alle streghe, poi in un ideale spiritualismo di comunità come sette di Amish e infine sprona a “essere visionari per immaginare l’inimmaginabile”.
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Ma l’uditorio ha condiviso?
Sarebbe stato bello che il signor Petrelli partecipasse attivamente alla serata magari interloquendo con la relatrice ma anche col pubblico. Tutta questa saggezza depositata in un articolo a posteriori ha più il sapore dell’egocentrismo piuttosto che di un articolo di informazione per lettori.
Da quanto scrive si capisce che era presente durante la presentazione. Ed essersi sottratto al confronto dimostra la sua disonestà intellettuale. L’uditorio ha condiviso quanto detto dalla Altiero all’unanimità mi è sembrato.
La dott.ssa Alterio ha elencato nomi, cognomi e società responsabili di dette nefandezze ed il dott. Petrelli “non si è accorto” di aver pubblicato proprio la foto di uno degli schemi che raffigurano gli “autori”. La conferma dell’esattezza della visione della dott.ssa Alterio la sta dando proprio quest’articolo, che, non avendo argomenti per contestare il merito della denuncia delle infamità che si sono e si stanno commettendo, si rifugia nella contestazione della forma, che dichiara “sterile, fatua e sbagliata” (in base ovviamente all’insindacabile giudizio dello scrivente). Il giornalismo nel mainstream ormai è stato sostituito da opinionismo e marketing della narrativa globalista neoliberista.
Capisco che esistano giornalisti lecchini nei grandi giornaloni o nei canali televisivi nazionali poiché se non vogliono perdere il loro lauto stipendio sono costretti ad adeguarsi alla narrazione ufficiale indicata dalla classe politica dominante.
Quello che non riesco proprio a comprendere è invece il motivo che spinge ad essere faziosi e intellettualmente disonesti i sottopagati giornalisti di piccoli siti d’informazione locale…
L’articolista Enrico Petrelli si sforza di banalizzare la gravità del tempo presente come se non fossimo nel bel mezzo di una crisi epocale politica, finanziaria, tecnologica, militare, civile, culturale e sanitaria. Evita, come affetto da lobotomia, di considerare il pericolosissimo confronto di guerra tra il polo occidentale monocratico e il resto del mondo multipolare. Nega la concentrazione del potere finanziario e politico nelle mani di una élite globalista multinazionale. Nega l’evidenza nota e dimostrata. Vive nei suoi beati stereotipi di qualunquista conservatore, filoatlantico per scelta di parte opportunista.
Di fronte all’esposizione logica e causale degli eventi geopolitici che sovrastano la realta attuale, in particolare nei Balcani e in Medio Oriente, il nostro censore casca dalle nuvole e tira fuori il solito armamentario becero di delegittimazione, di critica sul personale, di accuse di complottismo. Che pena! Siamo abituati a simili caratteristi nella scena della informazione mediatica. Oggi non ingannano più nessuno, neppure quel target di mediocri e di qualunquisti che sono stati la base del consenso a questi governi dichiaratamente eterodiretti e liberticidi.
Lasciamoo finalmente al pubblico ragionare e decidere con la propria testa il giudizio e l’analisi sul tempo presente.
Fa specie che di fronte alla assoluta rarità degli eventi di informazione libera (censura) anche questa eccezione di opinioni divergenti dalla narrazione del pensiero unico debba trovare ancora una volta il censore di turno che cerca di denigrare e reprimere.
Chi nega l’evidenza delle cose o è vittima di un autoinganno o fa parte integrante del sistema di quella falsificazione mediatica che – anche questo è noto – ha relegato la stampa italiana tra i paesi del terzo mondo per censura e sistematica disinformazione.
Il Signor Petrelli ha scritto un articolo di censura perfetto per l’epoca orwelliana ormai inaugurata trionfalmente con la narrazione della pandemia: falso, vuoto, moraleggiante e privo di qualsiasi consistenza.
D’altra parte il fatto che non sia intervenuto alla discussione mette in luce la sua assoluta mancanza di coraggio. E come lui, lo so, ce ne sono tanti.
Assieme ai miei amici c’ero anche io alla conferenza tenuta dalla giornalista Tiziana Alterio, che ringrazio ancora per il suo incredibile lavoro di ricerca e divulgazione. Anche se questo non è il posto più bello dove farlo, e provvederò altrove. Qui c’è un po’ di puzza. Nina, 29 anni
L’incapacità di comprendere ,quanto la dott.ssa. Alterio ha espresso nel suo discorso ,è proprio da individuare nella stessa analisi del discorso stesso. Pertanto congiungo con le parole del giornalista : “ solletica la sfiducia dell’auditorio verso la realtà un po’ con l’enfasi un po’ con l’occultamento grossolano attraverso facili strumenti e fallacie logiche” , ritengo che questo scritto sia da riportare come commento preciso all’articolo del sig. Petrelli , con le su stesse parole.
Leccecronaca.it non è un sito, è un quotidiano che da tredici anni fa cronaca, documentazione e approfondimento, fra l’altro su tante tematiche care ai commentatori qui sotto direttamente sul giornale, ma, mi dicono, in maniera ancora maggiore ed esuberante su altri social. Li ringrazio dell’attenzione critica, anche delle accuse immotivate, se non offensive. Ah ecco, se mi è concesso non è locale e non è piccolo…Ha comunque la sua dignità, se non altro nelle sue battaglie giornalistiche, che sono poi il nostro comun denominatore.
Come ha opportunamente ricordato altrove nell’ occhio del ciclone mediatico che si è scatenato oggi il nostro direttore editoriale Valerio Melcore
l’ articolo si può condividere, o meno, ma non comprendo cosa ci sia di disdicevole nel sostenere tesi che sono diverse da quelle della relatrice…la linea del nostro giornale è quella di dare spazio alle diverse opinioni, favorendo il dibattito e qualche volta pure la polemica
Non ci sarebbe da aggiungere altro. Mi corre però l’obbligo di altre precisazioni, e vedo di sbrigarmi in estrema sintesi.
Sono io il responsabile anche di tutto questo. Enrico Petrelli, che ha 17 anni, comincia adesso, fra l’altro con lusinghieri riscontri e gli auguro risultati ancora migliori di quelli per adesso ottimi conseguiti da alcuni ragazzi che sono passati e cresciuti nella nostra redazione. Vedremo. Intanto sono io che gli ho insegnato a non fare la fotocopiatrice, quando scrive di qualcosa, o il registratore, quando va da qualche parte.
Sabato sera ce l’ho mandato apposta. Volevo vedere l’impatto di certe tesi su menti politicamente vergini, voglio dire estranee a tesi precostituite da opportunismi sociali e politici. E non ho cambiato una virgola del pezzo che ha fatto.
Tiziana Alterio non deve convincere me, io sono già convinto.
Deve convincere gli altri, anche e direi soprattutto politicamente. Da un anno, dopo le ultime elezioni, di quattrocento deputati e duecento senatori non siede in Parlamento uno dico uno che sia esponente delle tesi del pensiero non omologato e non conforme. Su tutto questo dovrebbero meglio esercitarsi tanti commentatori.
L’esiguo numero di lettori di questo giornale on line e’ la misura di come questo giornalista omologato a quello che dice il mainstreaming, screditi l operato di tante persone come la dott.ssa Altieri, attenta analista dei fatti storici e delle vere cause che hanno portato a questa crisi mondiale.
La dott.ssa Alterio non ha padroni, avendo scelto di rinunciare alla carriera in RAI e Mediaset. Il sig. Petrelli, invece, se continua così ha una carriera assicurata ma resterà comunque un SERVO. È questa la differenza
Rispondo alle considerazioni del direttore che è intervenuto a chiarire la natura dell’intervento del giovane articolista. È senza dubbio da riconoscere l’apertura del giornale nel dare spazio all’evento e nell’accettare la normale dialettica delle opinioni, cosa quest’ultima che dovrebbe essere scontata nel giornalismo ma che oggi è una prerogativa di pochi.
Il problema è l’ingenuità dell’articolista nel trattare una tematica drammaticamente attuale con i toni del conformismo allineato al pensiero unico a cui ci ha obbligato il governo del globalismo anche in Italia. La sua non risuona dunque come una critica originale in uno scambio di vedute opposte ma come un richiamo al politicamente corretto che oggi equivale praticamente alla ennesima censura, dati anche i riferimenti al “complottismo” così in auge nella repressione del dissenso in questi ultimi anni. Trovo tuttavia questa esperienza molto positiva anche perché ha messo in luce il consenso diffuso che l’iniziativa di divulgazione della Tiziana Alterio ha generato nel pubblico. È evidente che c’era bisogno di un orientamento logico, chiarificatore e condivisibile nel fumus generalizzato delle menzogne di regime. E tuttavia un grazie oggettivo va anche alla testata giornalistica che ha ospitato questo dibattito anziché relegarlo nell’indifferenza.
Mi stupisce che in questo articolo Tiziana Alterio non abbia ricevuto critiche anche per il suo cognome. Avreste potuto aggiungere, per esempio:
《La Alterio deve decidere se il suo cognome è in latino, in tal caso dovrebbe chiamarsi “Alter ego”, o in italiano, in tal caso dovrebbe chiamarsi “Altro io”; questo cognome (Alter-io) per metà latino (Alter-) e per metà italiano (-io), tradisce la sua indecisione nel prendere una posizione netta fra latino e italiano tipica di chi assume posizioni cerchiobottiste fra latino e italiano finendo per crearsi per l’appunto un alter ego o un altro io!》
Sarebbe stata una critica molto costruttiva da parte vostra.
Peccato, sarà per la prossima volta.
Sono contemporaneamente ammirata e sgomenta nel leggere il vostro articolo. Ammirata per la bravura del giornalista vista la giovane età e sgomenta per il fatto che già in così giovane età e’ alquanto omologato al pensiero dominante. Nell’articolo c’è un abuso della parola “complottista” che tenta di mettere una pietra tombale su ogni critica al pensiero comune ( non dimentichiamo che la parola fu coniata ed è esplosa durante l’11 settembre, perché nessuno doveva mettere in discussione la dinamica dell’attentato alle torri gemelle). Nell’articolo, nello stile classico di chi non vuole parlare di quello che realmente si è detto, si sono estrapolate frasi che prese a sé possono confondere o essere equivocate. Tiziana Alterio tra tante altre cose, ha fatto un escursus storico sull’Europa dalle guerre in poi, sul ruolo dell’Italia, su come è nata la nuova Russia guidata da Putin e la nascita del mondo multipolare e poi sulla questione pandemica e su come è stata gestita, sui movimenti di protesta nati in quegli anni e ,non ultimo, quale sistema economico gestisce il pianeta. La cartina che appare alle spalle della relatrice nella foto che avete pubblicato, spiega, tra l’altro, che “Loro” non sono entità astratte ma potentati che gestiscono con il loro strapotere finanziario la politica degli stati, la sanità, la cultura, l’economia e ,non ultima, l’informazione. Auguro al giovane giornalista di riuscire ad informarsi anche da reti,canali e testate giornalistiche svicolate dai sistemi dominanti. Sono a volte autoprodotte e sostenute dagli stessi fruitori e spesso, come Tiziana Alterio, liberi da padroni.
Che un giornalista di soli 17 anni (???) si permetta di sminuire in modo totalmente fazioso e senza alcun confronto il punto di vista di una vera giornalista d’inchiesta, tra l’altro con decenni di esperienza alle spalle, la dice lunga sul suo livello di presunzione e arroganza.
Caro direttore, ai giovani che vogliono intraprendere il difficile mestiere di giornalista va innanzitutto insegnata l’umiltà ed il rispetto verso i colleghi più anziani.
È stupefacente osservare come quest’articolo abbia suscitato tante polemiche e attacchi personali rivolti al giornalista.
Mi sembra che gli stessi fautori e entusiasti sostenitori del cosiddetto pensiero libero e non allineato non riescano ad accettare che qualcuno,pur presente alla conferenza, non sia stato colpito o convinto delle tesi esposte ed abbia scritto quello che credeva giusto dire al riguardo.
Perché supporre da una critica esposta nell’articolo che il giornalista sia automaticamente succube o servo del sistema?
È necessario rivolgersi con toni così aspri e aggressivi?
Questo non dimostra la falsità e faziosità dei commentatori?
Cara Marina, l’unanimità dei commenti e l’indignazione verso un articolo privo di ogni riscontro oggettivo, però assertivo e forcaiolo, dimostra solo quali sono gli effetti di un pessimo giornalismo e di una immaturità professionale.
Ne prenda atto intanto. Le opinioni dei lettori conteranno pure qualcosa.
A meno ovviamente di non voler credere che il talento del giovane censore non sia invece un acuto e precoce allineamento al conformismo del pensiero unico dominante che imperversa sui media di regime. In questo caso bisogna prendere atto che il cuius ha compreso perfettamente bene qual è il metodo efficace per fare carriera.
Qui non è in discussione tanto la persona di chi scrive – di cui non sappiamo nulla – ma la gravità delle accuse in un contesto estremamente serio. Bisogna anche assumersi le responsabilità di ciò che si afferma, questo vale per tutti! Molta della gente che ha assistito all’incontro sa bene che cosa ha significato prendersi le proprie responsabilità in un clima di minacce, persecuzione, censura e danni personali per non essersi piegati alla repressione durante la pandemia!